Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
887

pompei - la casa dei vettii

388

che il solaio sul compreso u non si trovi a livello oriz-
zontale, come fanno oggi supporre gì' incastri per le
travi sui muri sud e nord, i quali sul primo sono a
m. 3,60 e sull' altro a m. 3,32. Esisteva veramente
una pendenza di circa 7 % in questa stanza che era
forse la migliore del piano superiore ? Ed a quale scopo ?
Non potendosi ammettere che tale pendenza si fosse
data a quel solaio colla inclinazione delle travi da nord
a sud piuttosto che con la diversa grossezza del pa-
vimento, è da rigettare a priori la ipotesi di una
trabeazione inclinata. Si aggiunga inoltre che le im-
pronte affatto orizzontali lasciate dalle travi così nei
buchi a nord come in quelli a sud ci assicurano in
modo positivo della perfetta orizzontalità del letto di
posa delle travi medesime. Da un accurato esame della
muratura antica si ha la spiegazione della non lieve
differenza di altezza esistente fra gli appoggi estremi
delle travi; differenza che è di m. 0,28. Sul muro,
ove sono i vani di entrata ad u e v, e propriamente
all' altezza dove erano appoggiate le travi di sostegno
al solaio superiore, correva un' altra grossa trave, sulla
quale le prime distribuivano uniformemente il peso,
di cui eran gravate. Di questa grossa trave e di altra
sul muro est di u si possono riconoscere ancora le im-
pronte sulla malta antica. Con la lenta distruzione di
questo legname tutta la muratura antica, che ad esso
sovrastava, si adagiò gradatamente sulla fabbrica sot-
toposta, con cui pare che faccia sistema, mentre di
fatto vi posa solo col suo peso morto. Confermano questo
uniforme abbassamento della parte superiore del muro
nord dell' atriolo q due altri fatti : in primo luogo il
distacco avvenuto nell' angolo d'incontro fra il detto
muro nord e quello ad ovest, ove è il larario, e se-
condariamente un identico abbassamento verificatosi
della traccia del pavimento di un piccolo camerino ri-
cavato nell' angolo nord-ovest dell' atriolo, sulla estre-
mità di un balcone pensile proveniente dal compreso
sovrapposto ad u. Dei vani di comunicazione e di luce
fra queste località non si può dir nulla di certo, tranne
che, quasi a piombo del vano di accesso ad u, nel piano

superiore, corrispondeva un vano di uscita nel balcone
pensile: del resto si possono giustamente immaginare
vani sull' atriolo, per la necessaria luce.

Il quarto ed ultimo quartierino aveva, come sopra
ho notato, la scaletta di comune col precedente sino
all' altezza di m. 3,60, e da questa altezza in su ser-
viva ad esso esclusivamente L'ultimo rampante di le-
gname, pel quale si giungeva al livello di m. 5,13,
già accennato. Constava di tre ambienti a piombo di
b, d, e, ed era preceduto da un pianerottolo, come in-
dicano i buchi in alto del muro est di r.

Circa i tetti di copertura, potendosi essi in vario
modo immaginare, senza relazione sicura con gli avanzi
dei muri, stimo prudente non tenerne parola, lasciando
libera ogni ricostruzione ideale.

Chi fu mai il felice abitante di questa ricca e
splendida casa? Dai suggelli rinvenuti uell' atrio (v.
col. 252) si può argomentare che al tempo della cata-
strofe fosse abitata dai Vettii, famiglia nota da nu-
merosi programmi elettorali; e A. Vettio Conviva è
fra i testimoni di una delle quietanze di Cecilio Gio-
condo. Ben è vero, che fra gli strati superiori delle
terre, a nord del peristilio, si rinvenne il 13 marzo 1895
(Notizie, p. 109) un altro suggello con la leggenda
P. Crusi Fausti; ma è assai probabile che esso abbia
appartenuto a qualche inquilino abitante in uno dei
quartierini del piano superiore.

Che i Vettii esercitassero la mercatura, si può de-
sumere, con qualche probabilità, e dagli attributi di
Mercurio ripetuti tre volte nella decorazione della casa,
e dal sacrifizio alla Fortuna rappresentato sulla parete
nord dell'atrio.

Chiudo finalmente questa lunga relazione coli'ad-
ditare alla riconoscenza dei dotti e degli artisti il mio
collega e collaboratore cav. Salvatore Cozzi, inge-
gnere degli scavi, al quale in gran parte si deve tanta
risurrezione di vita antica ; come pure devo una pub-
blica lode al capo delle opere sig. Carlo Davino, fedele e
talora felice interprete degli ordini a lui commessi.

A. Sogliano.
 
Annotationen