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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 8.1898

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Sogliano, A.: L' accademia di Platone: rappresentata in un musaico pompeiano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9302#0204

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391

L* ACCADEMIA DI PLATONE

392

archeologo nel significato rigoroso della parola, ovvero
di chi sia versato in altra disciplina, che col mondo
classico intimamente si connette. Di fatto, mentre i
professori Petersen e Bormann mi scrivevano per poter
presentare una riproduzione fotografica del musaico
alle rispettive adunanze dell' Imperiale Istituto Ger-
manico in Eoma e dell' Eranos in Vienna, già 1' amico
prof. Alessandro Chiappelli, al quale fui sollecito di
annunziare la scoperta per quel vivo interesse, che egli
prende a tutto quanto concerne quella importantissima
manifestazione della vita classica, che sono i monu-
menti, mi faceva sentire che insieme col collega pro-
fessor Ludovico Stein di Berna avrebbe emessa una opi-
nione circa la interpretazione del nostro musaico. E col
Chiappelli e lo Stein anche il venerando Zeller s'inte-
ressò non poco alla scoperta. Senonchè, mentre da parte
del Bormann, al quale, come egli appunto si esprime
nella lettera a me diretta, la mia interpretazione pare
in sostanza evidentemente giusta, nulla ancora mi è
pervenuto a stampa, già i professori Chiappelli e Stein
da un lato ('), e il prof. Petersen dall' altro (2) hanno
reso di pubblica ragione le loro idee sulla rappresen-
tanza del musaico.

Poiché il Petersen aderisce alla interpretazione già
da me posta in campo, mi riserbo di rilevare più in-
nanzi qualche divergenza, che nella sua illustrazione
io trovo, e passo subito ad accuparmi dello scritto del
Chiappelli e dello Stein, i quali propongono una spie-
gazione affatto diversa.

Innanzi tutto non posso lasciar passare senza qual-
che osservazione un giudizio del Chiappelli, il quale
dice che il nostro musaico è ein tuahrhaft schóner
und merkwurdiger Fund — wie auch Zeller mir
schreibt —, fur dessen Erklàrung der Krilik freier
Spielraum bleibt (p. 171). Ben lontano dal credere
che questo pensiero abbia indotto il Chiappelli a ten-
tare la prova della interpretazione, poiché offenderei
quella serietà di studi, che io pel primo gli riconosco,
vorrei piuttosto che c' intendessimo sui limiti di questa
libertà di movimento, che alla critica offre la spiega-
zione di un antico monumento figurato. E limite prin-

(') Ein jtingst bei Pornpeji freigelegtes Mosaikbild der
u Schule von Athen » in Archiv fùr Geschichte der Philoso-
phie, voi. XI, fase. 2 (1898), p. 171 e segg.

(2) Mittheilungen des K. D. Arch. Instituts, Rómische
Abtheilung, voi. XII, p. 328 e segg.

cipalissimo è la esatta interpretazione dei motivi
artistici di una data rappresentanza, conforme allo
spirito e al costume degli antichi; primo passo in-
dispensabile per la ricerca ulteriore. Un altro limite
non meno importante lo troviamo nella pratica mo-
numentale, che integra e chiarisce quei motivi artistici,
determinando sempre più il campo dell' indagine. Den-
tro di questi limiti la critica è libera di espandersi;
fuori di questi limiti non v' ha che l'ipotesi arbitraria.

Il Chiappelli naturalmente comincia dall' addurre
gli argomenti, pei quali a lui non pare che si possa
accettare né la ipotesi che la scena rappresenti i selle
savi, né la interpretazione da me proposta. Essendo
pienamente d'accordo col mio contraddittore quanto
alla ipotesi dei sette savi, vengo a riassumere gli ar-
gomenti che lo inducono a ritenere del tutto insoste-
nibile la opinione che nel nostro musaico sia rappre-
sentata l'Accademia di Platone.

È da premettere che nella villa Torlonia già Albani
conservasi un altro musaico con rappresentanza assai
simile, rinvenuto a Sarsina nell' Umbria, pubblicato
dal Winckelmann ('), edito di nuovo recentemente dal
Petersen (2) e qui pure riprodotto da una fotografia

(%• !)•

Anche in questo musaico vediamo sette pensatori,
similmente disposti in semicerchio ; anche qui uno di
essi con un bastone fa la dimostrazione sopra un globo
posto dinanzi agli adunati; anche qui finalmente ci
ritroviamo nel medesimo ambiente caratterizzato dalla
cinta di mura, che scorgesi in lontananza, dall' epistilio
sorretto da pilastri e coi soliti vasi al di sopra, dal-
l' orologio collocato sulla colonna e dalla schola, sulla
quale seggono, come nel nostro musaico, quattro degli
adunati. Manca però 1' albero. La grande somiglianza,
che è fra i due musaici, è pienamente ammessa anche
dal Chiappelli, il quale per essa appunto li ritiene
copie di un comune originale (p. 171). Dato che vi sia
rappresentata l'Accademia, la presenza della sfera ce-
leste induce a credere che gli adunati trattino di que-
stioni astronomiche; e il Chiappelli non troverebbe
difficoltà alcuna in questo fatto. Senonchè egli osserva
che, come un giorno Aristofane aveva in tal guisa

(') Monumenti antichi inediti, II, p. 240, tav. 185; cfr.
Helbig, Guide, trad. da Toutain, II, p. 94, n. 857.
(2) Róm. Mittheil. cit., p. 329.
 
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