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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 8.1898

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Sogliano, A.: L' accademia di Platone: rappresentata in un musaico pompeiano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9302#0207

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307

IN UN MUSAICO POMPEIANO

398

Non più validi mi sembrano gli argomenti, coi
quali il Chiappelli sostiene la nuova interpretazione
da lui proposta. Nei due pilastri congiunti dall' epi-
stilio egli vede una porta monumentale (ein Thor),
il simbolo della Stoa. L'albero può essere la imma-
gine del xrjTiog della scuola epicurea; e finalmente
l'orologio solare collocato sulla colonna gli sembra
adoperato ad indicare un MovfìsTov, e quindi può
essere anche immagine dell'Accademia. Ritenendo per
fermo e indiscutibile che nel nostro musaico non si
tratti di una scuola reale, egli crede dunque che esso
rappresenti una riunione dei capi delle più importanti
scuole filosofiche greche, segnatamente delle celebra-
tissime scuole di Atene (p. 174-75).

Il punto di partenza della interpretazione del
Chiappelli è assolutamente erroneo. Primieramente
vi è a base un simbolismo, estraneo affatto alle con-
cezioni degli artisti greci, i quali a determinare i
personaggi non conoscevano altri mezzi che il tipo e
gli attributi. In secondo luogo avremmo, stando alla
ipotesi del Chiappelli, una rappresentanza, in cui
manca del tutto ogni unità di luogo e di tempo ; e
ciò, per quanto io sappia, è inaudito per l'arte an-
tica. Bene a ragione il Petersen (') obbietta che solo
nelle rappresentanze del mondo infernale troviamo
associati personaggi di epoche diverse. In terzo luogo
la mancanza dell' albero nel musaico Albani chiaro
dimostra che nella coscienza degli antichi quell' al-
bero non aveva il profondo significato simbolico at-
tribuitogli dal Chiappelli, e però venne trascurato
come un qualunque accessorio. Sbagliato il punto di
partenza, la indagine iconografica del Chiappelli è
naturalmente fuori strada. E a tal proposito egli dice
che non è sempre possibile un confronto iconografico,
se pure non si voglia ammettere, che le figure siano
del tutto inventate (p. 175). Quest'ultima ipotesi è
inammissibile, poiché non ci troviamo dinanzi a per-
sonaggi, quali Omero, Esiodo, ecc., ma dinanzi a per-
sonaggi, che vissero in epoca storica. Il Petersen (2)
giustamente opina che le fisonomie siano abbastanza
espresse per poterle identificare con ritratti di marmo ;
e il seguito della mia indagine confermerà questa
opinione.

(') Róm. Mittheil. cit., p. 333 in nota.
(2) Rum. Mittheil. cit., p. 331.

Nondimeno il Chiappelli non lascia intentata la
ricerca iconografica, la quale muove dal preconcetto
che i personaggi appiè' della pretesa Stoa siano filosofi
stoici, dunque Zenone ed Aristotele; la figura sotto
1' albero Epicuro, quella seduta appiè' della colonna
Platone, insieme col vecchio Pitagora, caratterizzato
dal globo, simbolo dell' astronomia, con Socrate e
Teofrasto.

Il significato ideale di questa composizione così
concepita è ora chiaro, secondo il Chiappelli. Nel-
1' exedra, come in un posto d' onore, seggono le quattro
figure dei padri delle scuole filosofiche greche: Ari-
stotele, Pitagora, Platone e Socrate. Pitagora trovasi
nel mezzo come il più antico, come filosofo italico,
e però come il decoro della regione, nella quale l'ar-
tista eseguiva l'opera (p. 177). S'intende che la ri-
cerca iconografica, subordinata a questo piano presta-
bilito, lasci molto a desiderare.

Dimostrato tutt' altro che solido il fondamento
della ipotesi del Chiappelli, cade anche l'edifizio
dello Stein, il quale ammette come punto di par-
tenza del suo studio che portico, albero e colonna
debbano simboleggiare la Stoa, il giardino di Epicuro
e l'Accademia. Non posso però astenermi dal rilevare
qualche sua opinione, che si fonda su dati di fatto
da lui non bene intesi.

Il prof. Stein, a rafforzare la identificazione della
prima figura a sinistra con Zenone lo stoico, dice che
è l'unica figura del musaico, deren Haupt ein of-
fenbar metallener Kraus umgiebt (p. 178); e cita
in proposito una testimonianza di Diogene Laerzio,
secondo la quale gli Ateniesi onorarono Zenone di
una corona d'oro (VII, 6: xaì XQV(S(Ì} aTtydvy ti-
(irjGai). Ciò che è veramente evidente (offenbar) non
è punto quello che vuol vedervi lo Stein, una corona
metallica. L'ornamento che cinge la testa del voluto
Zenone è perfettamente bianco ; e il bianco non venne
mai adoperato dagli antichi pittori ad indicare il
metallo, e tanto meno l'oro. Non una corona metal-
lica dunque, ma una semplice benda di stoffa adorna
la testa del nostro personaggio.

In un milieu romano, osserva lo Stein, non v'ha
nulla di sorprendente nel veder collocato in cima alle
scuole filosofiche (an die Spitie) Zenone, il summus
philosophus, sapendosi che largo seguito avesse in
Roma la filosofia stoica. Agli occhi del colto romano,
 
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