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DI UN NUOVO SARCOFAGO DELLA NECROPOLI DI CAERE

Il sarcofago fittile, che per la prima volta si pub-
blica nelle nostre tavole XIII e XIV, è degno di un
posto cospicuo nella storia dell' arte antica e, sen-
z' altro, del primo posto tra i monumenti compagni che
finora si conoscono, cioè il sarcofago Campana del Mu-
seo del Louvre ('), e il sarcofago Castellani del Museo
Britannico (2). Di fronte a questi, che provengono, al
pari di esso, dalla necropoli ceretana, il nostro ha il
vantaggio di una maggiore finezza di lavoro e della
mancanza assoluta di ogni moderno restauro. Perocché
di restauri non è totalmente immune 1' esemplare del
Louvre, superiore tuttavia per la conservazione della
policromia, che è quasi interamente svanita nel nostro;
mentre il britannico, secondo che mi si riferisce da
chi l'ha veduto, è tutto restaurato e ridipinto da mano
moderna, in guisa da non potersi più discernere con
sicurezza le parti antiche dalle nuove (3). 11 nostro
sarcofago, che è lungo m. 2,00, alto m. 1,40, largo
m. 0,70, e fu trovato in frantumi dentro una tomba
ceretana, giacque per parecchi anni negletto prima nei
magazzini del palazzo Ruspoli in Cerveteri, poscia nelle

soffitte del palazzo Ruspoli in Roma, finché, apprez-
zato giustamente, fu dall' Amministrazione Governa-
tiva acquistato pel nuovo Museo Nazionale Romano a
Villa Giulia, dove adesso figura tra i più preziosi gio-
ielli della già ricca ed importante collezione.

Tranne la testa muliebre, che erasi conservata in-
tatta, tutto il resto, al momento della compera, non
era altro che una congerie confusa di circa quattrocento
frantumi, taluni anche piccolissimi, che poi con lavoro
abile e paziente sono stati felicemente ricombinati dal
valente artista signor Cristoforo Ravelli, coadiuvato dal
solerte soprastante signor Natale Malavolta, e ricom-
messi tra loro col solo sussidio di mastice e di un'ar-
matura interna di ferro e rame, e senza riempimento
delle lacune, per altro poche e insignificanti ('). Per
tal modo le due figure del coperchio, che l'ingiuria
del tempo aveva separate e pressoché distrutte, si veg-
gono ora ricongiunte ed abbracciate sul letto convivale,
immagine viva della unione eterna di due coniugi affet-
tuosi, che, come insieme vissero, insieme ebbero com-
poste le loro spoglie mortali dentro un' arca medesima.

(') Monum. d. Inst, VI, tav. LIX; cfr. Brunn, Annali 1861,
p. ^91 sgg. ; Braun, Bullettino 1850, p. 105 sgg. ; Longpérier,
Musée Napoléon, tav. LXXX; Martha, L'art étrusque, p. 299,
fig. 202 e p. 350 ; Baumeister, Denkmàler, p. 508, fig. 549 ;
Dennis, Cities and cemeteries of Etruria, II ed., voi. I, p. 279;
cfr. Cataloghi del Museo Campana, Classe IV, serie nona, p. V,
e p. 29 sg.

(2) Dennis, ibid., p. 227 e 280; A. S. M[urray] in Ency-
clopaedia Britannica, voi. Vili, p. 644, e tav. VIII. Trovato
anch' esso dal marchese Campana nel 1856 ; cfr. Bull. d. Inst.
1856, p. 27 sg.

(3) Martha, op. cit., p. 350, notai, dubita molto della sua
autenticità specialmente per causa della iscrizione e del carat-
tere dei bassorilievi decoranti la cassa. Sebbene questi possano
mettersi in rapporto sia colla decorazione di una delle urne

cinerarie di tipo simile, rinvenute col sarcofago Campana e
di quella di alcuni sarcofagi etruschi più recenti, sia anche
colle scene dipinto nei sarcofagi di Clazomene, tuttavia ho
udito parecchi esprimere dubbi sull' autenticità della cassa od
almeno sulla sua pertinenza al coperchio. Per riguardo a questo
mi pare impossibile che sia antica per lo meno la sgarbata
giacitura delle due figure, specialmente della donna, molto dis-
simile da quella degli altri due esemplari, ed affatto contraria a
quanto io dico allap. 531. Anche la completa nudità dell'uomo
dà luogo a sospetti.

(') Solo qualche piccolo frammento è rimasto distaccato.
E degno di nota che nella congerie di frantumi si rinvennero
alcuni pezzi, i quali per impasto e cottura si distinguono da
quelli del nostro sarcofago. Il più grande di essi è la parte
sinistra del petto di un uomo.
 
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