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529

DELLA NECROPOLI DI CAERE

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terno della mano sinistra, ossia della sola parte che si
è conservata meglio.

Con grandissima cura sono eseguite pure le teste,
che sembrano vive, nonostante il carattere convenzio-
nale degli occhi e dei capelli. L'iride degli occhi, di
altra materia, era incastonato a parte, ciò che avrà
contribuito all' effetto di vita. E a questo deve avere
contribuito ancora 1' uso del colore, che avrà coperto
tutta la superficie, come nell' esemplare Campana, e del
quale ho segnalato già i residui. Qui aggiungo soltanto
che tracce di rosso si osservano anche nell' interno della
cassa.

Per un giusto e completo apprezzamento dell' opera
sarebbe utile conoscere le circostanze dello scavo ed
aver notizia degli oggetti, se mai, come pare probabile,
se ne rinvennero nella tomba, donde i frammenti del
sarcofago vennero estratti. Ma disgraziatamente nulla
si è potuto sapere a questo riguardo, come pure nulla
di preciso ci è stato tramandato intorno ai rinveni-
menti dei due sarcofagi compagni sopra ricordati. Sol-
tanto pel sarcofago Campana ci venne riferito (') che
esso fu rinvenuto nell' interno di uno dei tumuli artifi-
ciali della necropoli ceretana insieme con cinque urne
cinerarie di tipo simile e con una sesta avente il co-
perchio a tettoia ; e che prossimamente alla medesima
tomba si trovarono le note lastre fittili dipinte, ora nel
Louvre (2), ed alcuni vasi greci antichissimi, con pit-
ture di animali e di ornati, i quali dalla descrizione si
riconoscono essere della classe dei più arcaici vasi o
ionici o corinzi. Queste notizie, per quanto scarse, ci
fanno almeno conoscere, che il tumulo, dove fu scoperto
1' esemplare Campana, faceva parte di un gruppo di
tombe riferibili per lo meno alla prima metà del se-
colo VI a. Cr. ; il che ci aiuta a determinare approssi-
mativamente la data di tutti e tre questi sarcofagi,
le cui somiglianze sono tali e tante da farli credere
tutti e tre usciti da una medesima officina.

Ma anche senza di ciò il nostro sarcofago, come
parimenti gli altri due, ci presenta un deciso carattere
di grande arcaismo, che ci obbliga ad assegnarlo all'età

(') Cataloghi del Museo Campana, classe IV, serie nona,
p. 29 sgg. Nè il Brunn, nò il Braun, nei luoghi citati, ci danno
alcuna notizia in proposito.

(*) Monum. d. Itut. VI, tav. XXX.

Monumenti antichi. — Voi,. Vili.

sopra citata. Quell'impressione di strana novità, che fece
sull'animo degli archeologi la scoperta del sarcofago
Campana, e che aprì il varco a fantastici ravvicina-
menti e deduzioni, che si rinovellarono poi quando
venne esposto nel Museo britannico il sarcofago Castel-
lani ('), quell'impressione, dico, non potrebbe oggi
essere causata da una scoperta simile. Di fatti nessuno
è ritornato su quei temi, dopoché in questi ultimi
tempi il nuovo sarcofago ceretano venne presentato
agli studiosi nel Museo Nazionale Eomano a Villa
Giulia.

Se oggi, come allora, non abbiamo opere etrusche
contemporanee da comparare con tali monumenti, non
ci fanno tuttavia difetto le opere greche, mercè le for-
tunate scoperte avvenute nel mezzo secolo, che è tra-
scorso da che il sarcofago Campana fu trovato. Le
opere greche, che di preferenza si prestano al para-
gone, sono quelle che devono considerarsi come ma-
nifestazione diretta dell'arte ionica, ovvero deriva-
zione dell'arte stessa. Queir espressione singolare delle
teste dall' ovale oblungo ed assai rastremato, dal profilo
sfuggente nella fronte, prominente nel mento aguzzo
(fig. 2), dagli occhi obliqui sotto gli archi sopracciliari
molto rialzati, dalla bocca piccola colle labbra incur-
vate ed appuntate quasi in sorriso ironico, tutte queste
caratteristiche non sono già dovute alla riproduzione
di fisonomie individuali e di razza, come alcuni credet-
tero, ma non sono altro che il prodotto di un conven-
zionalismo proprio all'arte del ciclo testé accennato.

Mi basti ricordare qui le figure delle columnae cae-
latae dell' Artemision arcaico di Efeso una testa
giovanile trovata a Cipro (3), le Korai scoperte sul-
l'Acropoli d'Atene e tra esse principalmente quella
edita in Musèes d'Athènes, tav. Ili e IV, ed in Colli-
gnon, Histoire de la sculpture, I, tav. I. In tutte
queste opere noi ritroviamo anche lo stesso sistema
artificioso e civettuolo dell' acconciatura dei capelli, e
la stessa disposizione ricercata delle vesti, che sono,

(!) Il Dennis, op. cit., p. 280 sgg. persiste ancora nel rico-
noscere nelle teste affinità fisionomiche colle razze tartariche,
già refutate giustamente dal Brunn insieme colle strane deno-
minazioni di monumento lidio o pelasgico.

(2) Brunn-Bruckmann, Denkmàlev, fase. 30, num. 148:
Collignon, Histoire de la sculpture, I, p. 178 sgg., fig. 82-84;
Murray, Journal of hell. studies, X, 1889, p. 1 sgg. e tav. III.

(3) Ohnefalsch-Richter, Kypros, tav. XIII, 3; Sittl, Atlas
sur Archaeol. der Kunst, tav. VI b, n. 6.

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