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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Orsi, Paolo: Pantalica [e Cassibile]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0057

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PANTALICA

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indigeni in Spagna, mentre essi, come il rame, man-
cano in Sicilia. Io non oserò dare per cosa certa che
le lame di Pantalica, od i primi modelli di esse ven-
gono dall' Iberia ; forse però quelle più antiche, dello
strato eneolitico, fin qui affermatesi a Monteracello
soltanto; in ogni modo convien rilevare come la Si-
cilia trovisi intermedia fra i focolari di due grandi
civiltà primordiali, quella svoltasi ad Hissarlik, in
Cipro e nell' Egeo e l'altra nella Spagna, civiltà che
ebbero molteplici contatti, messi in evidenza dallo
stesso Siret ('). Ad Hissarlik accanto a rare lame a
foglia, di cui una di argento, si ebbero in maggior
numero quelle di foggia primitiva ad un sol taglio,
diverse dagli esemplari a fiamma dell' Italia ed invece
assai prossime ai nostri di Pantalica (2). A Micene
mancano quasi ambedue i generi di lame nelle tombe
principesche dell'acropoli; ma se ciò agevolmente si
spiega per ragioni di tempo e più di condizione,
riesce più strana la mancanza nei sepolcri plebei,
dove si ebbe un sol coltello a fiamma in qualche modo
paragonabile ai nostri (3) ; invece tali lame lanceolate
si hanno negli strati insulari premicenei dell' Egeo e
di Cipro (4), però con qualche lieve divario nella forma
e più nella materia; onde consegue anche qualche dif-
ferenza di tempo, essendo la civiltà insulare parallella
almeno in parte al nostro 1° per. siculo. Escluso per-
tanto ogni rapporto coli' Italia settentrionale, per la
Sicilia noi dobbiamo cercare nel bacino del Mediter-
raneo i centri di origine e di esportazione delle prime
lame di coltelli, le quali in seguito furono prodotte
anche nell' isola stessa. Ora, se la questione non fosse
complessa, ma limitata ai soli coltelli e piccoli pugnali
in rame, non escluderei, nè escludo, l'influenza iberica
della Spagna. Ma anche all' Egeo ed alle coste asia-
tiche la Sicilia è legata per non dubbie prove di fatto,
da antichissimi vincoli commerciali; in Spagna p. e.
manca il coltello curvo e la fibula, che la Sicilia
ebbe certo dalla Grecia primitiva. Siamo dunque in-

(!) L'Espagne préhistorique pag. 63-65 ; La fin de Vépoque
néolithique en Espagne. (L'Anthropologie, 1892, pag. 387). De
Cara, Civiltà Cattolica 19 febbr. 1898, pag. 12 dell'estratto.

(2) Ilios, fig. 999, 1003, 1011; Pantalica, 12, 14.

(3) 'Fxp^fxsQÌs'AQxiaoloyixr! 1888, tav.IX,fig.20 = Pantalica,
fig. 17. Un solo coltello a fiamma in tombe dell'acropoli
(Schuchhardt, Schliemanns Ausgrabungen fig. 204).

(<) Cfr. bibliografia in Bull. Paletn. It., pag. 200, n. 1 ;
aggiungasi 'Ey^u. 'Aqxmoì.., 1898, tav. 12, fig. 3, 6, 8, e sopra-
tutto quest'ultima con 4 chiodi di argento.

Monumenti antichi. — Vol. IX.

dotti ad ammettere una duplice corrente; le popola-
zioni della Spagna meridionale siccome affini alle
sicule devono ben aver intrattenuto con queste rela-
zioni oltre che etniche, commerciali; dalle coste del-
l'Asia, dall' Egeo e dalla Grecia eranvi poi molteplici
rapporti di commercio e di scambio colla Sicilia
Orientale, assai prima dell'alba dei tempi storici. A
questa concomitanza di due fattori diversi, premicenei
dall'Oriente, iberici dall'Occidente è dovuta l'evolu-
zione della civiltà del 1° in quella del 2° per., e poi
il sorgere dell' industria del bronzo colle sue forme
svariate di coltelli primitivi. In Sicilia, dove l'indu-
stria litica non raggiunse la perfezione dei fini ritocchi,
con cui si ottennero mirabili lame di lancie e pugnali,
dove mancava per intero il metallo, l'industria del
rame e del bronzo non poteva sorger spontanea dalla
semplice traduzione in metallo delle lame di selce,
ma aveva bisogno dell' importazione dei primi modelli,
come della materia prima grezza con cui preparare
il metallo di fusione.

Il terzo gruppo di lame di Pantalica fu da me
battezzato col nome di coltelli-rasoi (tav. VIII, fig. 1-7);
tale denominazione, che non tutti gli archeologi ac-
cetteranno ('), ha anche per me un valore convenzio-
nale e relativo, perchè si sa che anche per i rasoi
delle terremare e degli strati di Villanova non è di-
mostrato in modo assoluto che fossero quello che il
loro nome indica. Le ragioni che mi indurrebbero ad
adottare tale interpretazione sarebbero : la testa ret-
tangolare ed incavata, che li separa nettamente dalle
altre lame ; la viva rassomiglianza coi tipi delle ter-
remare, ove si sopprima il reticolato centrale e si
attenui l'incavo della testa, per ultimo la sottigliezza
del taglio. Il Pigorini in una fondamentale Memoria (2)
ha cercato dimostrare che il rasoio arcaico a doppio
taglio fu introdotto nell' Italia superiore dal popolo
delle terremare e delle palafitte orientali, fu conser-
vilo e diffuso, modificandone alquanto la forma, dai

(') Il Pigorini, al quale ho mostrato i disegni di queste
lame, pur non sapendo precisarne l'uso, si dimostrò contrario
a crederle rasoi. Invece il Petersen, che ripetutamente lo studiò
in Museo, non esitò ad accettare la mia interpretazione (Roem.
Mitthe.il., 1898, pag. 169, nota).

(?) I rasoi italiani di bronzo, nel Bull. Paletn. Ital. 1894,
pag. 6-19.L'Hoernes, Urgeschichte der bildenden Eunst,]>a,g. 605,
professa opinioni molto diverse, in quanto, almeno per i rasoi
lunati, suppone una origine meridionale, che però ò ancora da
comprovarsi.

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