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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Orsi, Paolo: Pantalica [e Cassibile]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0059

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PANTALICA

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inedita e sincrona a Cassibile ; più una del ripostiglio
di Tre Canali nel Vizzinese (Bull. P. I., 1888,
pag. 270): lascio da parte altri pezzi sporadici e di
incerta origine. Gli esemplari di Pantalica sono i
più antichi di tutti, sia per la loro associazione coi
coltelli lanceolati, come per la mancanza assoluta
nelle stesse tombe delle serpeggianti. Siccome tale
fibula, come la fìbula in genere, manca in Spagna,
non resta aperta che la via della Grecia ; di qui essa
ebbe due linee di diffusione, una verso l'Italia set-
tentrionale, forse per terra, 1' altra marittima, verso
la meridionale e la Sicilia; ciò che fu già avvertito
dall' Undset ('). Molto più recenti sono le piccole
serpeggianti ad occhio, come assicurano gli strati da
cui vengono, e la suppellettile con cui si associano,
in buona parte eguale a quella del Finocchito; una
di Cavetta è anzi di ferro.

Ove si tolgano le fibule, le donne di Pantalica
erano di una grande semplicità e sobrietà nell' orna-
mento della persona; unica l'armilla in bronzo, fig. 11,
e nella parte arcaica della necropoli soli quattro anelli
per le dita; numerosi invece a Cavetta, che però è
più recente di qualche secolo. I pochi oggetti d'oro e
di argento, fuggiti a tutte le spogliazioni antiche e
recenti, sono certo importati, mancando tali metalli
nell' isola ; singolarmente ricca doveva essere la per-
sona sepolta in N. 37 ; la accompagnavano tre per-
lette d' oro, un' armilla ed un anello di argento (fig. 9.
13, 16) ed alcune sottilissime bractee d'oro impresse;
aggiungasi il grosso anello argenteo, fig. 12, ed uno
d' oro convesso-cavo, fig. 15, identico ad uno di Cas-
sibile. Oggetti tutti venuti d' oltremare, dalla Grecia
micenea, dove l'industria auraria raggiunse un grado
elevatissimo, incomparabilmente superiore a quella
degli Iberici del mezzodì della Spagna, limitata a
chiodetti, anelli e saltaleoni d' oro e d' argento. La
perletta in pastiglia, fig. 18, è la miglior prova di
tale commercio miceneo, che faticosamente spingeva
i suoi prodotti dentro i monti, sino a Pantalica (2).

Nè disdegnarono quei fieri montanari altre finezze
della toletta, loro insinuate dagli astuti commercianti
d' oltremare ; è in fatto con una certa sorpresa che
vediamo uscire dalle aspre gole dell' Anapo e della
Bottiglieria tre grandi specchi metallici, dei quali sin
qui non uno ci fu restituito dalle necropoli costiere,
dove la coltura era più fina e ricercata. Sono dischi
di cm. 15 a 15 {/2 di diam., in robusta ed un dì
tersa lamina, muniti al margine di tre chiodetti per
il manico, il quale solo in uno venne segnalato, ed
era di avorio, nuovo argomento di esotica origine. Ora
è noto che specchi eguali si ebbero dalle tombe mi-
cenee, e solo per ciò sono dei nostri più sontuosi, che
i manichi avevano talvolta decorati di figure ('). Al
mondo muliebre vanno per ultimo noverati tre aghi
da cucire (ccxéatQia).

Dalla toletta passiamo alle armi ; se noi volessimo
ricostruire la figura del Siculo di Pantalica esclusiva-
mente dal corredo dei sepolcri, essa ci riuscirebbe
molto difettosa, ben sapendosi che il contenuto delle
necropoli va integrato con quello dei ripostigli e delle
abitazioni. In fatto, a giudicare dai sepolcri, noi do-
vremo credere inermi le genti di Pantalica, cosa a
priori inammissibile. Armi non sono certo i piccoli
coltelli, dei quali appena il maggiore (fig. 9) può
dirsi daga; il bronzetto fig. 13, proveniente dal sep.
N. 48, pare minuscola riproduzione di un' ascia piatta,
opinione corroborata dalle accettine ad occhio che ve-
dremo a Cassibile. Ma anche a Pantalica i rottami
di grandi esemplari di sì fatte armi e stromenti ad
un tempo rinvenuti nell' Anactoron svelano uno dei
più potenti mezzi di offesa dei Siculi ; uè mancar do-
vevano spade e daghe, ovvie nelle necropoli costiere (2),
e lancie poderose apparse in strati sincroni a Panta-
lica, come le capanne di Cannatello presso Girgenti (3),
e gli inediti ripostigli di Lentini e Giarratana (')•
Molinello, Thapsos, C. Pantano, Plemmirio e Milocca,
necropoli della marina, hanno dato tutte spade e daghe,
di cui difettano quelle della montagna; se ciò dipenda

(') Zu den aeltesten Fibeltypen, pag. 216, fig. 19; ad
Olimpia abbiamo pure la fibula ad arco semplice con spina-
pesce, fin qui almeno, non segnalata negli strati micenei (Furt-
wangler, Die Bronzen voti Olympia, fig. 342).

(*) Eguali a Thapsos (Orsi, Thapsos, p. 53 e 54, nota 1,
dove cito gli eguali di Ialysos, Kamiros e Menidi); cfr. anche
Perrot., La Grece primitive, p. 946.

(') 'EcpqfiEQÌs '.Iqx- tav. IX, 19, p. 172; Tsountas Mi'xrjvai,
tav. VI, 1, pag. 77 ; Perrot. La Grece primitive, pag. 815.

(2) Dell'interno conosco solo un magnifico esemplare della
Montagna di Caltagirone, ora al Museo di Siracusa.

(3) Bull. Paletti. Hai., XXIII, tav. V, fig. 13.

(4) Nel Museo di Siracusa. Conosco altresì 3 grandi lancie
di un ripostiglio (?) di Mineo, lunghe cm. 46 e 60.
 
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