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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Orsi, Paolo: Pantalica [e Cassibile]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0061

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105

PANTALICA

106

XVIH

segg)

grande manico ad arco, dipinti a stralucido rosso
(tav. X, fìg. 1, 2, 10); le identiche forme erano
note dalle necropoli della costa ('), con questa sola
differenza, che la decorazione a colore è supplita da
quella a punta. E sempre a questa forma fondamen-
tale si riconducono anche talune rare ollette quasi ci-
polliformi (tav. X, fig. 3), munite sulle spalle di
tre anelletti verticali. Alla ceramica a stralucido
rosso vanno ancora noverati i due singolarissimi vasi
tav. X, fìg. 9, l'uno di un rosso così vivo e lucido
da sembrar vernice applicata ieri; nessuno dubiterà
che essi non siano copia della Bùgelkanne micenea (2),
alla quale sono così prossimi, da doverli dire, anche
per lo strato da cui escono, i più antichi askoi non
solo della Sicilia, ma dell' Italia. La serie dei vasi a
stralucido, rosso o bigio, si compie con varie patelle
o paterette a calotta, delle quali offro saggi alle
tav. IX, 2; X, 13.

Interrompendo ora per un momento la rassegna
dei tipi vasari di Pantalica, ci soffermeremo a consi-
derare la tecnica dello stralucido rosso (che talvolta
dà nel castagno, per intensità di cottura), impiegata
nei crateri, nelle anfore, nei fiaschi, negli askoi e nelle
patelle ; tecnica che sin qui venne solo osservata nei
prodotti ceramici di queste necropoli, mancando nelle
costiere od in altri punti dell' isola (3). Anzitutto con-
viene eh' io ripeta, come la pittura lineare a colori
minerali matti, cotanto diffusa nel 1° per., non
scompare totalmente ed improvvisamente nel 2°; si
hanno tracce di pittura monocroma rossa in due vasi
del Plommirio e di C. Pantano ed in parecchi di
Milocca (inediti); ma a Pantalica abbiamo d'un
tratto una rifioritura della tecnica cromica, la quale,
se rispetto alla decorazione è diversa da quella del
periodo precedente, non lo è meno per la tecnica. In
fatto il vaso da dipingere non era manipolato nella
consueta argilla ordinaria, ma in una migliore e più
depurata ; poi la sua epidermide è vestita di uno stra-

(') Thapsos, tav. IV, 14, 18; Cozzo Pantano, tav. II, 8;
Plemmirio, Bull, XVIII, tav. VI, 2.

(2) Orsi, Bull. Paletti. Rai, XX, p. 60, nota; Pinza, Le
civiltà primitive del Lazio, p. 175.

(3) Il Museo di Siracusa possiede due vasetti a stralucido
rosso di provenienza incerta, la cui derivazione da Pantalica è
però più che probabile. Di una specie di cucchiaione o ca-
peduncola, produco qui un disegno, attesa la sua singolarità
(fìg. 35).

tarello sottilissimo di creta quasi figulina ; come terza
operazione veniva quella della scialbatura in un color
rosso liquido a base d' ocra e poi la lucidatura della
superficie mediante una velatura con resina o cera,
che imprimeva un nitore vitreo di gran durata; in
altri vasi del 2° periodo fu già constatato il sistema
di lucidarne la superficie, ma senza aggiunta di co-
lore, e forse col solo impiego di una spatola o di un

Fio. 35.

corpo molto levigato, mentre qui il processo ò più
complicato. Di tale tecnica altri e con molta compe-
tenza ha altrove discusso e scritto ('), a proposito dei
vasi a copertura rossa dell'Etruria e della regione fa-
lisca, insistendo sulla loro derivazione da esemplari
in rame; ma nell' Etruria siffatti vasi si hanno in
tombe a ziro, in quelle a pozzo più recenti, ed in
fosse, cioè in uno strato senza dubbio meno antico di
Pantalica e nel quale si sarebbero imitati vasi lami-
nati introdotti dai commerci fenici. Invece da noi
tali fittili potrebbero soltanto imitare vasi micenei me-
tallici (2), i quali in Grecia ci sono stati soprattutto
affermati dai sepolcri principeschi dell' acropoli di Mi-
cene, e della cui importazione, per quanto rara, in

(') Barnabei, Antichità del territorio falisco, voi. I,
pag. 175 e segg., pag. 246 ; Ghirardini, La necrop. primitiva
di Volterra, pag. 29, nota 1 ; Pinza, Le civiltà primitive del
Lazio, pag. 189-190. A proposito della cronologia che il Pinza
cerca stabilire per gli strati etruschi e laziali, in rapporto ai
Siculi e ai Sicelioti, si devono fare parecchie riserve. — Il
Patroni, (Notizie degli scavi, 1897, p. 205) ha segnalato nel
Materano tracce, per ora un po' confuse, di uno strato analogo,
ma, parmi, alquanto più giovane, del 2° per siculo, nel quale
si ebbero anche cocci a stralucido rosso.

(2) Ed anche fittili, 1' anfora del 6° sep. di Micene (Schuch.
hardt, Schllemanns Ausgrabungenll ed.pag.315)essendo eguale
a quelle di Pantalica e più di Thapsos.
 
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