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107 pai

Sicilia, abbiamo un documento eloquente in quelli di
Caldare. In Sicilia questa tecnica imitante il rame
rosso fu anche applicata a vasi, che mai furono in
metallo, come a dire agli askoi ; e come la tinta bruna
si otteneva colla polvere di carbone e la rossa col-
1' ocra, così conoscendo il largo impiego che tutti i
popoli primitivi han fatto del rosso smagliante, ne
concluderei che non sempre, di necessità, per tutti i
vasi a stralucido rosso si debba ammettere la deriva-
zione o traduzione dal rame, ma solo per vasi prove-
nienti da quelli strati in cui la presenza di corrispon-
denti esemplari laminati stia fuori di ogni dubbio. Del
resto vi hanno altre considerazioni che mi inducono
a credere che non sempre ed in modo assoluto lo stra-
lucido rosso denoti imitazione del rame. La tecnica
dello stralucido, sia in bruno che in rosso, si trova
già applicata ai più antichi prodotti ceramici di Cipro
(circa 2000 a. C), e lo stesso processo, da ben distin-
guersi dalla « Firnissmalerei », fu anche usato in un
gruppo determinato della ceramica micenea del se-
condo stile ('); e appunto la diffusione alquanto larga
di vasi micenei di questa maniera fa supporre, ragio-
nevolmente, che i micenei fìttili, oltre che i metallici,
importati nell' isola, abbiano determinato il sorgere di
questo processo, sconosciuto nel 1° per. siculo.

Riprendiamo ora il nostro esame dei vasi, volgendo
l'attenzione ai tre esemplari decorati con motivi li-
neari. Dell' anfora fìg. 8 (testo), ho già detto qual-
che cosa in precedenza ; sul fondo roseo scialbato sono
condotti a pennello i cordoni ed i triglifi in rosso
matto ; 1' indole e la partizione di essi è assolutamente
estranea al gusto del 1° periodo, unica nel 2°, e rap-
presenta il primo e lontano tentativo di quello geome-
trico, che prenderà voga sotto 1' azione del geometrico
greco, in sul finire del 3°, ma sopratutto nel 4° pe-
riodo siculo. Questo vaso deve con tutta probabilità
provenire da una delle tombe più giovani di Tanta-
lica, e siccome mancano documenti sulla sua precisa
origine, non va escluso provenga da Cavetta o da
Filiporto. Un altro pezzo, che resta del paro isolato,
ò il boccale tav. X, fìg. 5 del sep. N. 133 ; la
pasta ed il colore, più della forma escludono che
sia miceneo, ma il motivo dei cirri pendenti, che si

- (•) Pottier, Vases antiques du Louvre. I. Les origines,
p. 85 e 188.

ha in vasi di Cipro ed in un'anfora geometrica del-
l' Etruria (') può essere una risoluzione od emana-
zione della spirale micenea peduncolata (2). Il terzo
vasetto (tav. XI, fìg. 12) è plasmato con una creta
a superfìce nitida e vellutata, color crema, tale da
farla credere creta figulina di Micene ; il cavo ne è
adorno di festoni e di una croce in color grigio san-
guigno. Anche qui, malgrado la prima impressione,
devesi escludere si tratti di articolo egeo, che tale
non è la forma, mentre la necropoli di Pantalica ha
dato due altre repliche dello stesso vaso, però in pes-
simo impasto (N. 115, 133), la cui forma sembra in-
vece caratteristica alla ceramica iberica antichissima(3);
la decorazione cromica di esso è dunque un tentativo
solitario ed isolato, che, come il precedente boccale,
non può dirsi nè miceneo, nè geometrico, ma che ri-
sente reminiscenze micenee.

Tutto il resto della ceramica di Pantalica è di im-
pasto grossolano e malcotto, nè si presta ad essere rag-
gruppata intorno a determinate forme salienti, le quali
qui sarebbero poche, mentre le più direbbonsi indivi-
duali e capricciose. Tra le prime enumero le seguenti :
la scodella tav. XI, fìg. 4. munita allo ingiro di
anse anulari, ben risponde ad un esemplare di Canna-
tello (Unii., XXIII, tav.VIII, 11); analoga distribuzione
di anse anelliformi in vasi consimili della penisola ibe-
rica (4). E di tipo iberico si direbbe altresì il bacile
tav. IX, fìg. 8, così per la forma del vaso, come delle
anse (5). Il boccale a cribro tav. XI, fìg. 1, che
serviva per la preparazione di infusi, non costituisce
certo per sè solo una particolarità di una data civiltà,
di un dato popolo; uno simile si ebbe dalla piccola
necropoli di Geràme presso Buscemi, della fine del
2° per., e poi dal Pinocchito ((1). Simile ad una kylix
greca ò la tazza Vili, fìg. 9, del sep. N. 77; così

(') Pottier, o. e, I, tav. VII, 7; XXIX, 5.

C2) Veglisi un motivo assai aitine in pitturo parietali di
Tirinto (Perrot, La Grece primitive, pag. 541) in avori ed ori
(Ibidem, p. 546).

(3) Grotte di S. Elia in Sardegna (Colini, Bull. Paletti.
Rai., XXIV, tav. XVII, 10); numerosi in Spagna (Siret, o. e,
XVIII, 5, XX ; Carthasiac, Ages préhist. de VEspagne et du
Portugal, fig. 278) ; si ha nel Finisterre (Chatellier, La poteric
aux époques préhist. et gauloises en Armorique, tav. I, G).

(4) Siret. o. e, tav. LXII, fig. 86; Leite de Vasconcellos,
Excursào archeologica ao Sul de Portugal, 1898, tav. fig. 6).

(fl) Siret, o. e, testo XVHI, 3, atlante XVIII.
(6) Bull. Paletti. Rai, XXIII, tav. VI, 27.
 
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