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PANTAMCA

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letali 1

come qui si ha, senza anse, è nuova, ma munita di
alto manico si conosceva a Thapsos ('). Del paro il
bicchiere cilindrico tav. X, fìg. 11, ci è restituito
dalla stessa necropoli (o. e, fìg. 4 e 25); e così il co-
perchio coi festoni a stecco tav. XI, fìg. 3, ci ri-
porta in mezzo alla ceramica delle spiagge siracu-
sane (2). La olletta a collo convergente del sep.
NO. 16. si ripete in N. 26, ed è precisamente eguale
a quella tav. XI. fìg. 11, di Filiporto; alquanto più
grande si ebbe a Cannatello (1. e, tav. Vili, 15) ; il rozzo
bicchiere tav. X, figg. 6, 7, si ripete più volte in
Tantalica (N. 13, 64, 124) ed anche nel 1° per.; la
cappelletta fìttile X, 4, qui e a Cassibile. Capric-
ciose e casuali sono tutte le altre forme, come il vaso
a saliera, tav. X, fìg. 8, quello a barchetta, tav. XI,
fìg. 2, l'olletta quadriansata tav. X, 5 del sep.
NO. 14.

Nei due gruppi di tombe spettanti al 3° periodo
la ceramica nella sua gran massa è di impasto ordi-
nario e mal cotto, con forme caratteristiche al Finoc-
chito, cioè numerosi scodelloni, boccali di varia forma,
e qualche olletta ad anse acuminate ; sono invece re-
miniscenze del 2° periodo gli avanzi di qualche bacino
globare con gambo a stralucido rosso (Cav. 7) ; ed in
Cav. 8 abbiamo l'askos tav. XI, fìg. 6, per poco
identico ad uno del Finocchito (3), dipinto in uno
stile geometrico-ciprioto, e certo articolo importato.
E poi a Cavetta abbiamo un bellissimo campionario di
frammenti, spettanti per lo più a scodelloni (tav. XI,
figg. 10, 12), dipinti nella tecnica a stralucido resi-
noso, con girandole e flabelli bruni sul fondo roseo o
giallo pallido, tecnica sorta monocroma nel 2° per.,
sviluppatasi alla fine di esso sino alla bicromia, di
cui abbiamo bellissimi e numerosi saggi a Cassibile
e poi in minor numero al Finocchito.

Riassumendo le note salienti della ceramica di
Pantalica, abbiamo: contatti rarissimi con quella del
1° per., numerosi così per le forme come anche per
la decorazione colla costiera del 2° per. e successiva-
mente anche del 3° ; lo stralucido rosso si spiega per

influenze egee, così di fittili, come di vasi laminati,
non escludendo tuttavia una certa propensione tutta
indigena e selvaggia al gusto del rosso vivo. La cera-
mica di Filiporto rappresenta la fase più antica del 3°
per. ; non vi è in fatto traccia di vasi geometrici greci ;
Cavetta, la fase normale di esso. In complesso i vasi
di Pantalica, anche presentando delle peculiarità, si le-
gano ai loro confratelli dell' isola, ed in via più lata
a quelli di altre regioni iberiche, pur non sottraen-
dosi agli influssi di oltremare.

d) Civiltà, Popolo, Età di Pantalica.

A chiusa necessaria di questa indagine, restano
due delicati e diffìcili problemi da affrontare, uno etno-
grafico, cronologico l'altro, i quali potrebbero trasci-
narci sopra un terreno controverso ed in. un argomento
troppo vasto, quello delle popolazioni preelleniche del-
l'isola, che qui non può esser svolto colla dovuta am-
piezza; perchè converrebbe riassumere in accurata
sintesi i dati delle fonti storico-letterarie, i risultati
archeologici, non meno che gli studi di craniologia.
Altri, e con varia fortuna, ha tentato questa sintesi ('),
chi dando la preferenza alle fonti letterarie, chi al-
l' archeologia. Ma ciò che ormai pare ammesso dai
più è questo, che le genti conosciute dalla tradizione
sotto il nome di Sicani e Siculi sono di una stessa
grande famiglia, e che adagiatesi nell' isola, forse in
due tempi diversi, ciò che ancora non è ben provato,
vi abbiano via via modificata e perfezionata la loro
coltura sotto l'influenza di agenti esterni, sopratutto

(1) 0. e, tav. IV, C, V, 19.

(2) Thapsos, o. e. fìg. 25 ; Cozzo Pantano, o. e, tav. II, 9, 10.

(3) Bull. Paletn. Ital.,XX, tav. V, 3 A = Roemische Mit-
theilungen, 1898, p. 355. Giova notare che uno colla stessa de-
corazione dei « chevrons » si ehhe pure a Torre Mordillo (No-
tizie scavi, 1888, tav. XV, 20).

t1) Non mi è qui consentito di misurare il valore di tutte
queste memorie, non scevre talora d'inesattezze nel campo po-
sitivo archeologico dei fatti, e divergenti sovente negli apprez-
zamenti etnici : Perrot, Un peuple oublié. Les Sikeles (Revue
des deux mondes, 1° giugno '97, pag. 594-632) ; Patroni, La
Civilisation primitive dans la Sicile Orientale (L' Anthropo-
logie, 1897, p. 129-317), sintesi ingegnosissima ed accurata, ma
in più di un punto contraddetta dalle scoperte dell' ultimo
biennio ; Modestov, De Siculorum origine (in russo, Pietro-
burgo, 1898): De Cara, Gli Italici nella Paletnologia Ita-
liana (Civiltà Cattolica, 19 febbr. '98); Idem: Siculi-Enotri-
Itali (Civ. Catt., 18 giugno '98); acute ed acri dissertazioni,
i cui risultati in sostanza io accetto pienamente, salvo il pre-
concetto heteo ; Petersen, Funde und Forschungen (Roemische
Mittheilungen, 1898, p. 150-191): analisi puramente archeolo-
gica del materiale, per dimostrare l'evoluzione di una sola ci-
viltà dal periodo litico (Stentinello) fino ai tempi storici, com-
battendo sovente il Patroni.
 
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