Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

DOI Artikel:
Orsi, Paolo: Pantalica [e Cassibile]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0065

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
112

113

PANTALICA

114

mediterranea, quindi di razza libica od iberica, razza
venuta dal continente africano e di qui irradiata sulle
isole di Sardegna e Corsica, nonché sul continente
italiano, od almeno sul versante tirreno di esso. L'an-
tropologia ha avuto parte non piccola nel dimostrare
questo fatto di una grande migrazione antichissima
dalle coste africane, attraverso il mare, su tutto il
mezzodì dell'Europa occidentale. Ma le varie tradi-
zioni storiche greche, raccolte da Tucidide (VI, 2)
e da Dionigi (I, 22), pur divergendo circa 1' epoca,
sono concordi nel!' affermare che i Siculi propriamente
detti sieno venuti nel XIII o nel XI sec. dal Sud
dell'Italia nell'isola. Su questo terreno è ancora diffi-
cile la conciliazione fra i dati tradizionali e quelli
archeologici. Che nel mezzogiorno dell'Italia esistesse
un popolo affine a quello dell'isola oltre che da fonti
scritte (Odissea, XX, 383; XXIV, 210,388 ecc.) è
attestato anche da scoperte, per ora scarse e saltuarie
le principali delle quali, dovute al Patroni, hanno
fatto conoscere tipi di tombe e suppellettili analoghe
a quelle dell'isola. Ma il mio brillante collega è in
errore, quando, forzando i giusti criteri archeologici,
ha voluto dare a questo materiale una impronta più
antica che in realtà non abbia, per dimostrare che i
Siculi vennero dal continente nell' isola. Se dei soli
dati archeologici si dovesse tener conto, il materiale di
Pantalica e della Sicilia, di tanto più abbondante,
più scientificamente vagliato e più arcaico di quello
scarso ed incerto del Materano dovrebbe da solo ba-
stare a provare il contrario, cioè la diffusione dall'i-
sola nella opposta Brezia fin nella Calabria di gente
siculoide antichissima. Ma se la tradizione storica ha
conservato il nome di Siculi soltanto a popoli dell'I-
talia meridionale e del Lazio, la ricerca archeologica
moderna viene rivendicando alla stessa stirpe iberica un
più ampio dominio sull'Italia antica; è sopratutto merito
del Colini (o. c.) di aver rivendicato agli Ibero-Liguri
un vasto dominio territoriale, ed una civiltà, la eneo-
litica, diversi ed anteriori alla migrazione ariana ; non
sarebbe pertanto a meravigliare che gli scrittori di
storia greca, riconosciuta nell'Italia, e sopratutto nella
meridionale una razza affine a quella della Sicilia,
anzi conservatrice dello stesso nome, solo perciò aves-
sero creato la leggenda di un passaggio dal continente
nell'isola, passaggio che implicherebbe un movimento
di ritorno, che nessun serio argomento vale fin qui
Monumenti antichi. — Voi.. IX.

a comprovare. Difatto, quanta scarsa fede meritino le
notizie degli antichi sull'etnografia della penisola prima
del VI o VII secolo fu già mostrato dai moderni cri-
tici della storia; esse hanno un fondamento quando
corroborate dai risultati delle esplorazioni archeolo-
giche, i quali, almeno sin qui, segnalarono sul conti-
nente saggi sporadici di coltura sicula, ma niente
più. Sappiamo bensì che gli Iberi, e tra essi i Siculi,
potentissimi navigatori adagiatisi per tempo sulle
maggiori isole del Mediterraneo occidentale, si spin-
sero da esse ad occupare tutto il displuvio occi-
dentale dell' Appennino, dalla Brezia alla Liguria,
dando la mano ai fratelli Liguri venuti per terra lun-
ghesso le coste dell'Iberia e della Gallia, e impostisi
in buona parte della valle padana. La presenza dei
Siculi nel mezzodì non sarebbe dunque che un epi-
sodio di questa grande migrazione da Sud verso il
Nord. Migrazione che, intraveduta già da qualche sto-
rico (Pais), è oggi confermata e meglio delineata dalle
ricerche antropologiche del Sergi, basate sull' esame
dei crani Giova notare che dei numerosi crani
estratti da tombe del 1° e 2° periodo siculo, e da me
inviatigli, non emerge veruna differenza di razza, anzi
essi costituiscono un tipo craniale unico e ben definito;
laddove sono ben distinti alcuni pochi di tipo com-
pletamente diverso, cioè sfenoide, rinvenuti in piccol
numero nel 1° per. (2 a Castelluccio), e più nel 2°
(5, tra cui due di Pantalica) (2). Ciò significa che in
mezzo alla popolazione indigena dell'isola erano infil-
trati vari elementi di altra razza, scarsi dapprima,
più numerosi in seguito, elementi che il Sergi non
esita a definire caucasei venuti dall'Asia Minore. La-
sciando al chiaro antropologo tutta la responsabilità
di questa grave affermazione, essa darebbe e riceve-
rebbe al tempo stesso conferma dalla presenza di ele-
menti di coltura asiatica (Hissarlik) già osservati nel
1° periodo, e della egea del 2°, elementi pervenuti
nell'isola non solo per via del commercio miceneo,
ma anche di altre genti marine che qua e là si ada-
giarono in mezzo agl'indigeni dell'isola. Così l'antro-
pologia, malgrado le diffidenze e le incertezze, porge

(') Africa, Antropologia della stirpe camitica (Torino,
1897). Arii e Italici (Torino, 1898). Origine e di/fusione della
stirpe mediterranea (Roma, 1895).

(2) Sergi, Crani preistorici della Sicilia (Atti della Soc.
Romana di Antropologia, voi. VI, fase. I, 1899).
 
Annotationen