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195

DI UNA PITTURA VASCOLARE

196

Il Robert infatti, nella rassegna critica delle varie
versioni del mito di Laocoonte ('), arriva alla conchiu-
sione, che la fonte indiretta allo scolio succitato a
Licofrone sia Sofocle. Il chiarissimo archeologo, fon-
dandosi sul passo di Dionigi d'Alicarnasso (2), che
c' informa del contenuto della tragedia perduta di
Sofocle, distingue in essa due elementi principali,
l'episodio di Laocoonte e l'uscita di Enea da Troia.
Sofocle, secondo il Robert, avrebbe connessi insieme
questi due elementi e, seguendo del rimanente la
versione dell' Iliupersis, se ne sarebbe discostato
quanto alle persone delle vittime, che nella tragedia
erano i due figli di Laocoonte. Ed in ciò ebbe per pre-
cursore Bacchilide, la versione del quale, attestataci
da Servio (3), l'autore medesimo ravvisa nella favola
135 d'Igino, spoglia di non poche interpolazioni fatte
per uso scolastico.

Anche Quinto Smirneo confermerebbe questa opi-
nione, il cui racconto, sempre secondo il Robert (4),
dipende in sostanza da quello di Virgilio ; ma quando
fa uccidere dai serpenti i figli soltanto di Laocoonte,
egli ritorna all' antica versione del mito, che ha
potuto ricavare da una vnóO-eaig della tragedia di
Sofocle, o da un manuale di mitologia, come p. e. le
favole d'Igino.

Il Forster, quantunque non neghi 1' esistenza della
versione in parola del mito, non è d'accordo col Robert
nel ritenere che essa fosse seguita da Sofocle (5). Ma
la sua critica non mi pare convincente al punto da
farci rigettare le citate conchiusioni cui è venuto il
Robert. Poiché, quand' anche si voglia ammettere che
nella favola d'Igino sieno semplicemente de' colori
presi da Virgilio ciò che il Robert crede interpola-
zioni, difficilmente si può convenire con lui che il

(') Cari Eobert, Bili und Lied, p. 193 segg.

(2) Dionigi d'Alicarnasso, Aqxaiokoyia 1, 48: ^ofpoxXijg fièv
6 XQuymSonoiòg èv Aaoxómvn ÓQafÀati (teXXovaìjs tc'/.taxsaMca
rrjg nóXetog nsnoitjxs xòv Alvsiav ni>uaxev«£ó[j.Ei'ov sig irjv ^Wrjv,
xelsvafìéfta vnò rov nargóg Ay%ioov xaxà rrjv [ivijfj.qy, iàv
'A(pQodtT7] ènéoxTjipe, xcà «nò rtòv vecuotì yevo^iévmv neQi tovg
AaoxouivxiSag atjusiaiv roV ^é'/.Xoi'Tcì oXetìgof xrjg nó'Aewg avvre-

XfArjQUfXEVOV.

(3) Servio ad Aenead. 2, 201: Sane Bacckylides de Lao-
coonte et umore eius vel de serpentibus a Calydnis insulis
venientibus atquc in homines conversis dicit.

(<) Robert, op. cit, p. 209.

(5) Forster, Verhandlungen der Philologenversammlung
in Górlitz, p. 432 segg.

AaoTtomvxiòac, del passo citato di Dionigi d' Alicar-
nasso si riferisca al padre ed ai figli insieme, e non a
questi soltanto (').

Nè, a mio credere, si regge l'altra obiezione
mossa dal Forster medesimo, secondo la quale le pa-
role del passo di Apollodoro: 'AtvóXXcov Sè airoìg
(frjfiehv snmsiinsi, siano incompatibili con la ver-
sione sofoclea (2). Esse infatti sono in perfetta con-
cordanza con il passo citato di Dionigi d'Alicarnasso,
dal quale apprendiamo che nella tragedia di Sofocle
l'episodio di Laocoonte era un avvertimento ad Enea
della imminente distruzione di Troia (3).

Se è vero dunque che Sofocle fa uccidere dai ser-
penti solamente i figli di Laocoonte, e lo scolio a
Licofrone (4) ed il passo di Apollodoro ci tramandano
la tradizione seguita da Sofocle, potremo anche nella
pittura vascolare, che passo a descrivere, e che sembra
quasi un' illustrazione dello scolio di Licofrone, rico-
noscere un' ispirazione attinta dalla tragedia di Sofocle.

Sopra un gradino forse di un altare (5) — chè ad
un santuario accenna il tripode che si vede più a de-
stra (fi) — è rappresentato l'uno dei figli di Laocoonte,
perfettamente nudo, avvinto da due grossi serpenti, uno
dei quali solleva la testa (perduta) al disopra di quella
del giovinetto, mentre l'altro si avvinghia nella parte

(') Cfr. Hofer, loc. cit., col. 1841; Lowy, Vergil und
die Laokoongruppe (Serta Harteliana), p. 45, nota 2. An-
che il Wagner {Epit. Vat., p. 234) crede che Apollodoro nel
riferirci questa versione abbia seguito come fonte Bacchilide
e Sofocle. Il Bethe {Hermes XXVI, 1891) che nota anch'egli
riguardo all' episodio di Laocoonte ipag. 606) una discrepanza
fra il racconto di Proklos e quello di Apollodoro, ritiene in
generale (p. 614) che lo scheletro del ciclo troiano riferito da
Proklos sia formato dall' Iliade e dall' Odissea legato e riem-
pito dai rimanenti epici ed in molte varianti anche dai tragici.

(2) Forster, Jakrb. des kais. deulsch. archàolog. Inst., 1891,
p. 190, nota 14,

(3) Cfr. Eobert, op. cit., p. 197; Hofer, loc. cit.

(*) Vedi in Eobert (op. cit., p. 197) la corrispondenza fra
i nomi che Sofocle avrebbe dato ai serpenti e quelli traman-
datici dallo scolio di Licofrone.

(5) L'altare stesso possiamo forse supporre che si trovasse
nella parte perduta del vaso a d. della donna: non conosco
invero altri esempì di un tale distacco fra gradino ed altare.
0 deve supporsi che l'azione del giovinetto si connetta col
tripode, e che l'oggetto che tiene nella mano s., sia un mestolo

(TQVTjXii) ?

(6) Le gambe del tripode sono riunite da spranghe, due
delle quali, in forma di volute, si vedono sotto la conca, men-
tre quelle di sotto sono semplicemente curvate. Questi dettagli,
che nell'originale sono espressi con linee nere sovrapposte in
rilievo al fondo nero del vaso, non si sono potuti riprodurr"
nella nostra tavola.
 
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