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camarina

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sentasse allora, come oggi, nessun vestigio antico. Il
Cluver (') copia quasi alla lettera il Fazello, e nulla
aggiunge di suo ; eguale impressione ebbero quelli cbe
in tempi successivi visitarono per ragioni di studio il
sito (2), ed il principe Biscari è costretto a fare le
stesse melanconiche osservazioni: « Altro non resta per
« indizio che colà fu Camerina, che il conservare il
« luogo l'antico nome, e le rovine di un tempio di
« mediocre grandezza » (3). Più oltre egli loda « i
« vasi di creta di bellissima fattura » e soggiunge :
« debbo a questa, per così dire ubertosa miniera,
« gran parte delle opere più pregevoli in terracotta,
« nel mio Museo conservate ». E fu pur troppo il
principe di Biscari, che diede il primo e più largo
impulso alla devastazione delle ricche necropoli cama-
rinesi, senza che il minimo ricordo sia stato conser-
vato di quelli scavi tumultuari. Dai tempi del Bi-
scari in poi, i saccheggi continuano non interrotti ; un
villano di S. Croce, col nomignolo di * Lapponieddo »,
morto un decennio addietro, spese gran parte della
sua lunga vita traendo lucro dalla spogliazione dei
sepolcri ; e più di una volta, società di operai di Ter-
ranova, di S. Croce, di Comiso ecc. si costituirono
collo scopo di « exploiter » Camarina. Il Governo nulla
mai seppe di tutto ciò, nè fu in grado d'impedirlo,
malgrado che da 30 anni a questa parte avessero co-
minciato a funzionare, in qualche modo, i servizi ar-
cheologici nell' isola. Ed a dar 1' ultimo colpo al poco
che era in questo secolo ancora superstite di reliquie
archeologiche, contribuì non poco la trasformazione
agricola di quella regione, avanti dieci lustri quasi
incolta ; ricorda con rammarico come un vecchio pos-
sidente menasse vanto di aver tratti numerosi carri
di pietra dal tempio, per fabbricare la sua fattoria ;
che, data la penuria assoluta di materiale in quel sito
sabbioso, ogni rudere vien preso d' assalto, se vi sia
bisogno di costruire case o macerie.

Così, fino al 1896, una delle più nobili città greche
della Sicilia, esposta a tutte le offese di volgari pre-
datori, attendeva ancora le delicate cure di una esplo-

(') Sicilia antiqua (Leida 1619), pag. 192.

(2) Houel, Voyage pittoresque des iles de Sicile, de Malte
et de Lipari (Paris 1785); alla tav. CCXIII egli dà una ve-
dutina del tempio, ed alla pag. 14 del voi. IV dedica a Cama-
rina un paio di righe.

(3) Paterno princ. di Biscari, Viaggio per tutte le anti-
chità della Sicilia, 3" ed. Palermo 1817, pag. 108.

razione sistematica ; nel febbraio e marzo di quell'anno
io vi eseguii, durante 40 giorni, le prime ricerche
scientifiche, ma che 1' opera mia sia giunta troppo
tardiva lo dirà 1' esiguo contenuto della presente
memoria (').

Specchietto storico.

Le condizioni archeologiche generali della città
sono così intimamente legate alle sue vicende sto-
riche, che io ho creduto bene compendiarle in poche
righe, perchè il lettore le abbia senza fatica presenti.

I. 599. La città è fondata dai Siracusani (Tuci-
dide, VI, 5).

553. Dai medesimi distrutta ed esiliati i citta-
dini (ibidem).

II. 492. Ippocrate di Gela rifabbrica la città (ibi-
dem; cInrroxQaiTjg oìxtffTrjg yevófisvog xaroixiffs K.).

484. Essa è distrutta da Gelone (ibidem; Erod.,
VII, 150; Eilisto in Scoi. Pind. 01. V. 17).

III. Circa 461. Risorge per la terza volta; se-
condo Tucidide (1. c.) per opera dello stesso Gelone,
ciò che però è inverosimile, se si pensi al trattamento
fatto ad altre città, come Megara, Catana. Più pro-
babile ciò sia accaduto sotto il governo democratico,
che pure a Catana ricondusse gli antichi abitanti
(Diod., XI, 76), e per opera dei Geloi (2).

405. Camarina sgombrata dagli abitanti viene ab-
bandonata ai Cartaginesi, che, per lo meno, ne de-
vono aver demolite le fortificazioni, se nella pace del
401 appare siccome «tsì/joyo? (Diod., XIII, 114).

IV. 396. Distrutti i Cartaginesi davanti Siracusa,
i Camarinesi rientrano nella loro città, la quale però
rimane povera e misera sino a che le infuse nuova
vita nel

339. Timoleonte, il quale olxrjroqag nqoa&ùg
inrjv^sGe t-qv nòhv (Diod., XVI, 82).

275. Viene messa a sacco e spopolata (dvuGTUTog)
dai Mamertini, (Diod., XXIII, 1).

(!) Ricordo con grato animo il sig. Luigi Fiorilla di S. Croce
che fornì ogni agevolazione all' Amministrazione degli scavi
per la non facile impresa ; ed il nob. marchese Orazio Arezzo
di Palermo, che nelle sue vaste tenute di Passo Marinaro, diede
la più ampia libertà di ricerca.

(2) Sul controverso trattato di pace fra Gela e Camarilla
nel 424 vedi le fonti antiche e la letteratura moderna raccolte
dallo Scala, Die Staatsvertraege des Altertums, I Teil p. 57-58.
 
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