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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Orsi, Paolo: Camarina: (Campagna archeologica del 1896)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0126

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235

CAMARINA

236

io vedo un magazzino o repositorio degli anathemata
volgari, che ingombrando il tempio dovevano a quando
a quando esser tolti da esso, e rotti tutto al più, ma non
distrutti si conservavano celati siccome cosa sacra. Tutto
induce a credere, che questo deposito sia stato in epoca
non lontana manomesso, e se così non fosse ben altra
sarebbe stata la sua ricchezza ; non per tanto al culto
di Atena, Gamarina ed Eracle in Camarina noi potremo
ora aggiungere, per attestazioni archeologiche, quello
di Demeter e Cora.

Il Porto.

Che una città della importanza di Camarina, e
posta per di più in riva al mare, dovesse avere un
porto, è più che naturale, anche ove non si tenga conto
degli accenni degli antichi. Ma la spiaggia meridio-
nale della Sicilia era, come è oggi, affatto importuosa,
perchè aperta, senza seni profondi, formata di sabbie
e di scogli ; solo l'opera dell'uomo riesce a prezzo di
enormi sacrifìci, e sempre malamente, a formare qualche
bacino artificiale. Sotto tale rispetto quindi Camarina
si trovava in condizioni assai sfavorevoli ed il suo
porto, artificiale, non può essere stato che piccolo e
malsicuro. Tutto induce a credere che esso si trovasse
allo sbocco dell'Hipparis, al di sotto della torre dove
era la stazione o passo segnato nelle carte arabe come
K.r.nì ('). Quivi si stende una bassura sabbiosa, larga
un chilom., chiusa a levante da altissime dune, e fla-
gellata perpetuamente dal mare, che col suo secolare
lavorìo, dovette coprire ogni cosa di sabbie. Del porto
non si vede oggi la più piccola traccia, e si dura fatica
a credere si trovasse in questa rada completamente
aperta, se non vi fosse la esplicita dichiarazione del
Fazello (o. e 1. c.) : « Littora ei subiecta aetate mea
« insanarum molium opere in profundum etiam mare
« jactarum, omnium quae alibi viderim masimarum
« in modum portus manufacti decorabantur ; quae
« anno salutis 1554 cum iterimi Camerinam investi-
« garem omnibus vetustatis monumentis inde ad Ter-
« ranovam oppidum asportatis, nuda, ac suis orna-
« mentis viduata repperi ».

(') Edrisi, L'Italia descritta nel libro del Re Ruggero,
ed. Amari & Schiaparelli, pag. 65.

Io aveva anche pensato ad un canale navigabile
che legasse il mare col lacus Camarinensis, bacino
interno e però più sicuro, se non fosse per troppe ra-
gioni a dubitare della insufficiente profondità di esso.

UT. LE NECROPOLI

11 mese trascorso a Camarina mi permise di stu-
diare accuratamente la topografia delle vaste necro-
poli che circondano la città, le quali sono di tanta
estensione da sembrare eccessive per lo sviluppo del-
l'abitato. Il loro quasi completo spogliamento toglie
all' archeologo di fare una quantità di osservazioni,
tra le altre precipua quella relativa alla loro crono-
logia, per stabilire con questo mezzo, se i singoli
sepolcreti rispondano ai diversi quartieri della città,
ovvero ai vari periodi storici di essa. Oltre delle os-
servazioni fatte da me sul terreno, e del risultato
degli scavi miei, io ho cercato in qualche caso di
tener conto anche del materiale precedentemente e
da altri scavato, purché ne sia accertato il punto di
provenienza.

Necropoli Settentrionale.

Un 2 chilometri a NNO di Camarina s'adagia
in riva al mare il piccolo borgo di Scoglitti, di ori-
gine recente, porto e caricatore del vivo commercio
vinario della regione di Vittoria. Se è vera, come
credo, l'attestazione del Fazello, che gli avanzi del
porto di Camarina fossero ai suoi tempi visibili allo
sbocco dell' Hipparis, per ciò solo è molto verosimile
che in vicinanza di esso, fuori delle mura e sulla
destra del fiume esistesse un quartiere della gente
di mare e dei commercianti. Di cotesto ttqoccGxsiov
sono documento la vasta necropoli e qualche rudere
visto dal Fazello (o. e, pag. 230) : « extra urbem ad
« septentrionem locus est coemeterio, tumulorum copia
« insignis, arcis instar, quadratis lapidibus in sublime
« excitatus ». Nei terreni che si stendono a S e
SE di Scoglitti, e propriamente nelle colline sab-
biose fra il borgo, il mare e la salina (Stagno Salito)
veggonsi le tracce dei sepolcri, parte rinvenuti da ri-
cercatori, parte nella trasformazione del terreno in
vigne, altri infine all'occasione, che si fabbricava il

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