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381

RICERCHE ARCHEOLOGICHE CRETESI

382

La presenza di tutte queste figurine di animali,
riproducenti lo stesso tipo, in un posto situato al
centro di quell' importante giacimento miceneo, non
deve essere casuale, ma, a mio credere, ha attinenza
ad un sacrario, dove fossero raccolti i voti alle varie
divinità, o, per meglio dire, alle varie concezioni della
divinità, proteggenti il borgo primitivo ; anzi questa
grande massa di figurine di animali che alcuno spie-
gherebbe come una semplice prova di pseudo-offerte al
nume, porta una nuova serie di fatti, i quali non mi
sembrano sprovvisti di qualche valore a riprova del-
l' esistenza di uno stadio di culto theriomorfistico,
comune alle varie schiatte comprese nell'ambito della
civiltà micenea.

Il quale culto degli animali venne già rintracciato
da vari studiosi di quel meraviglioso periodo della
coltura delle regioni dell'Egeo, e specialmente dal
Cook, in un esteso lavoro che, se potè essere da ta-
luni criticato per il metodo e per una tendenza ad
estendere ad età premicenea i risultati della ricerca,
non manca tuttavia, e non solo a mio giudizio, di
raccogliere interessantissimi dati, in modo da formare
uno studio fondamentale per la trattazione dei culti
theriomorfistici micenei (')•

L'ampia veduta del mare che rallegra lo sguardo
di chi siede sul colle di Calochoriò può indurci fa-
cilmente a pensare al culto della divinità del mare,
quale si aveva in altre località, pure dominanti dal-
l' alto il giocondo spettacolo dell' Egeo, come l'Acropoli
d'Atene, Kalauria, il Parnasso, il Sunio etc, ed a
farci presumere che tale divinità fosse concepita, o
almeno collegata colla concezione del toro. Le memorie
classiche si accordavano a stabilire che i Cretesi eb-
bero assai vivo il culto a Poseidon, al quale attribui-
vano 1' invenzione di quelle arti del mare, tanto
necessarie agli isolani (2). La prevalenza di figure di

(') Cook, Animai Worship in the Mycenaean age (Journ.
of Hellen. Studies, 189-1, p. 81 sg.). Ferdinando Noack, nelle
importanti conclusioni del suo Arne (Athen. Mitth. XIX, 1801,
p. 479), rimproverando poca critica al lavoro del Cook, pure
riconosce che le sue conclusioni sul theriomorfismo miceneo si
devono ammettere: « wird sie aber in der Hauptsaclie fiir die
mykenische Zcit bejahen miissen. Der Theriommorphism reiclit
nodi in dieser I'eriode aus einer fruheren herein ».

(2) Diod. Sio., V, 69 T(òy d aXXwv f)ewi> rmv èx Kqóvov
xcà 'ì'éag ysi'nuéi'oti/ tpaot oi Knrjieg HoaeitTiàva fj-èv nQmiov
YQqact&tti iute: xarà HàXaTTttv igyaaìctts xcà aróiovg aianjnu-
aS-tti, naQuifófin; uvxm rt'jf ^yefioviav ravxrjii tov Kqovóv.

toro nel deposito votivo di Kalochoriò sarebbe una te-
stimonianza che anche in questo borgo miceneo, che
a mio credere era posto sul contine fra le terre Cnossio
e quelle di Lyttos, siasi avuto il culto di quel dio,
che nell' età classica troviamo ricordato col nome di
Poseidon. Del legame esistente tra il mare ed il suo
dio col toro, rimane come traccia di molto significato
significante 1' epiteto di ravQsog, che troviamo a lui
congiunto, sino dall' epoca della poesia Esiodea, che
designa Poseidon come raiQsog 'EvvoaCycuog ('); e le
denominazioni poi di xéqara, applicata alle onde, e di
TccvQÓxQavog data all' Oceano (2) provano come nella
immaginazione dei primitivi greci vi era una connes-
sione strettissima tra le due idee. Non sarebbe quindi,
secondo il Cook, senza un significato il gran numero
di rappresentazioni di tori, e di parti di tori, di lotte
tra uomini e tori che troviamo in tutta l'arte micenea,
che avrebbero riferimento al rito antichissimo della
ravQoxa^dtpia; e specialmente sarebbero interessanti
quelle pietre insulari ad intagli, una delle quali, del
museo di Berlino, è proveniente da Creta, e che rap-
presentano figure di mostri, composti di parti umane
e di protomi taurine, le quali o afferrano un caprone,
l'agrimi cretese, o sollevano una oenochoe, mostrando
di fare una libazione (3). Ed appunto la scoperta di
numerose figurine di toro in una località dell' isola,
in un giacimento che tutto induce a credere votivo,
rende meno isolati questi fatti già da altri osservati
nell'ambito dell'isola; ed i quali tenderebbero a pro-
vare come, in quella guisa che la divinità stessa veniva
concepita quale un TavQog, così anche coloro che alla
divinità facevano offerte e sacrifizi dovevano assumere
figura o nome di tccvqo;; di ciò abbiamo la testimo-
nianza più tarda, ma pur valida di Atheneo (424, C),
che ci assicura che certi attendenti al rituale delle
feste di Poseidon ad Ephesos, ravqoi ixalovvto (4).

(») Hesiod., Scut. ffer., v. 104. ;

(2) Euripid., Ovest, v. 1378.

(3) Cook, op. cit, p. 120-133.

(4) Come riassunse diligentemente il dott. Samuel Wide, nel
suo studio sugli lobakchoi, a proposito della iscrizione trovata
nel santuario di Atene (Athen. Mitth. XIX, p. 281) non è isolato
nel culto greco il fatto che i^li addetti ad un culto portassero
un nome di animali, nel che pure si racchiude una traccia di
culto theriomorfistico. Cosi abbiamo in quella inscrizione il nome
di tnnoi dato agli inservienti di Dionysos, nel culto del quale
il cavallo e le sue parti hanno una parte tanto grande ; così
pure il nome di cioxroi è serbato alle ancelle del culto ili Ax-
 
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