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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Orsi, Paolo: Pantelleria
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0257

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PANTELLERIA

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Rapporti fra Pantelleria e la Sicilia in quest' epoca
non mancano; potrà bene qualche rigorista non dar
troppo peso alle affinità di forme vascolari da me in
più luoghi addotte, ma non vorrà disconoscere il nesso
che intercede fra il sepolcro a forno e la cella del
Sese ; stanzette circolari od a cupola qua e là; ma
come i teneri calcari della Sicilia si prestavano otti-
mamente ad essere scavati con stronfienti anche pri-
mitivi, così le indomabili roccie di Cossyra ne co-
strinsero gli abitanti a dar forma peculiare ai loro
sepolcri, pur conservandone il tipo e lo schema fon-
damentale. Così essi costrussero di massi la collinetta
ed il tumulo entro il quale celarono i morti. Sono
le circostanze o l'ambiente geologico che s'impongono
agli abitanti; prova ne sia che nella stessa Sicilia i
Siculi circumetnei, nemmeno quando largamente pos-
sedevano metalli arrivarono mai a scavare grotte, per
la durezza del materiale; e per converso in terreni
tenerissimi qualche volta essi sostituirono alla grotta
la cellula cubica rivestita di scaglie (1).

Colla Sicilia v' erano comunanze di rito funebre
non solo, ma relazioni commerciali certissime; resta
dubbio se da quest' isola i neolitici ritirassero i vasi
fatti, ciò che panni poco verosimile, o la creta per
fabbricarli, se pure non veniva anche dall'Africa:
problema insolubile per ora. Ma dalla Sicilia vennero
certamente le palle di arenaria quarzitica, e di co-
mune colla civiltà sicula abbiamo alcune forme va-
sarie, nettamente caratteristiche, come gli scodelloni
conici, le grandi ciotole ventricose, le anse a cornetti.
Questa comunanza di forme con materiale del secondo
periodo siculo induce a far credere che i Cossyresi
primitivi si sieno staccati da quel ceppo etnico che
spintosi dall'Africa in Sicilia vi lasciò la civiltà dei
primi periodi ; se non che rimasti essi isolati non
progredirono, non conobbero i metalli, mentre i fra-
telli della maggior isola, sopratutto al contatto della
civiltà egea, mirabilmente avanzarono ed ebbero una
civiltà fìorentissima.

Non è la prima volta che si paragonarono i Sesi
ai Nuraghi della Sardegna ; il confronto per quanto
lato è giustificato da un fondo comune tectonico ed
etnico. 11 popolo dei Nuraghi conobbe il bronzo e

(l) Scoperte fatte a Monteracello presso Comiso; Orsi,
Bull. Palet. Ital. 1898, p. 203 e segg.

Monumenti Antichi. — Vol. IX.

l'indole così tectonica come formale di quei monumenti
è di gran lunga superiore a quella dei Sesi ; resta di co-
mune ai due popoli la tendenza e l'attitudine a costruire
opere megalitiche, specialmente in servizio del culto
funebre (l) ed a racchiudere i morti dentro celle sor-
montate da tali opere. E chi esamini attentamente
i Nuraghi ne troverà di semplicissimi, che hanno la
più decisa affinità coi Sesi (2); il sistema delle porte
leggermente trapezio, delle gallerie, delle camere a
tholos è poi lo stesso (3); solo che il Nurago è più
grandioso e veramente megalitico nel senso assoluto
della parola, mentre più modesti sono i Sesi nella
loro struttura. Non si dimentichi che in Sardegna vi
sono anche dei dolmens molto semplici, come quelli
dell'Africa settentrionale (4), la cui presenza vedremo
tosto quale valore abbia; nè passerò sotto silenzio,
per quanto poco se ne sappia le « domus de gianas »,
stanzette funebri identiche a quelle sicule della Si-
cilia (5). Tutto codesto insieme di fatti archeologici
dimostra come non sia infondata ed arbitraria la sup-
posizione che un nesso qualsiasi esista fra i monu-
menti ed il popolo delle due discoste isole ; lo ha ben
riconosciuto Ettore Pais, il quale scrivendo quindici
anni addietro, precorse con netta e felice intuizione
le modernissime teorie sulla stirpe mediterranea. « La
« presenza dei Sesi nella Pantelleria (egli dice, o. e,
« p. 46), dei Talajots nelle Baleari, dei Nuraghi
» nella Sardegna, parrebbe doversi ascrivere ad una
« immigrazione, fatta forse in tempi diversi, ed in
« diverse parti dell'Africa settentrionale, da un po-
li polo di razza libica, il quale non solo si sparse
« sulle isole del mediterraneo, ma eziandio nel sud
« del restante d' Europa. Questo popolo avrebbe dun-
« que importato seco un tipo di costruzione sepol-

(*) Accetto pienamente 1' avviso del Pais (La Sardegna
prima del dominio romano, p. 32-44), che i Nuraghi abbiano
avuto uso vario, molteplice, non escluso quello funebre.

(2) La Marmora, Voyage en Sardaigne, I, tav. V, 3; Vili, 1.

(3) Non ha fondamento storico nè archeologico il tentativo
dello Zittel (Archaeologie, p. 48G e 490) di unire in un com-
plesso tutte le costruzioni megalitiche e le tholoi disperse nel
bacino occidentale del mediterraneo, considerandole come sotto
il raggio d'azione della cultura micenea.

(4) Baux et Gou'in, Essai sur les nuraghes et les bronzes
de Sardaigne (Matériaux, 1884, pag. 200, fìg. 115).

(5) Lovisato, Una pagina di preistoria sarda (Roma 1886),
Bull. Palet. Rai, 1892, p. 57 e segg. Ardu-Onnis, La Sar-
degna preistorica (Atti Soc. Rom. Antrop. 1898, p. 12 e segg.).

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