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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Patroni, Giovanni: Caverna naturale con avanzi preistorici: in provincia di Salerno
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0289

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IN PROVINCIA DI SALERNO

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ben poco sensibile; e praticando agli apici dei cor-
renti, ottenuti da giovani tronchi o grossi rami spac-
cati e sgrossati a mo' di rozza trave, delle aperture
a forca con cui si appoggiavano in contrasto sull'apice
del ritto. Il sistema era assai ingegnoso per un po-
polo primitivo, che ci apparisce sfornito di chiodi e
dei mezzi o della pratica di lavorazione che fa d'uopo

Sopra i correnti erano gettate le traverse, fatte
con rozze travi simili, in generale più leggere, tutte
di legno di rovere, e disposte ora normalmente ora
parallelamente all' asse della grotta, come apparisce
chiaro dalle figure 4, 5 e 9. Furono queste travi,
che talora per la forma piatta meritano piuttosto nome
di tavole, ottenute in generale dalla parte vicina al

Fig. 8. 1:30

ad ottenere incastri precisi. Riserbandomi di esporre
in fine l'opinione mia, devo qui riferire, come ele-
mento di cronaca fedele, che questa palafitta, nel
momento dello scavo e della osservazione fatta sul
posto, mi fece l'impressione di un'opera compiuta da
gente non abituata a tali lavori, e che si trovò co-
stretta a risolvere un problema nuovo e richiesto dalle
inusitate condizioni dell'antro, e però si contentò di
piantare dei fittoni appoggiandovi i correnti in uno
dei modi più rozzi che si possano immaginare.

Fu assai difficile intendere e rilevare sul posto
questo sistema, poiché l'impalcatura era sprofondata
lungo i ritti, e le punte delle forche praticate agli
apici dei correnti si erano disfatte nel fango e nel-
l'acqua. Tale è lo stato che dimostrano le fotografie
riprodotte a fig. 4 e 5 e la veduta d'insieme che
qui offro per maggior chiarezza (fig. 9). Avendo final-
mente trovato un corrente che conservava uno degli
apici, lo feci estrarre con ogni cura e trasportare al
Museo Nazionale di Napoli; ma sventuratamente non
si è potuto riuscire a conservare l'inforcatura pra-
ticatavi, poiché il legno, indebolito in quel punto al
massimo grado, è venuto via a pezzi.
Monumenti antichi — Vol. IX.

còrtice, e quindi più tenera, di grandi tronchi, non
dalla parte interna, mediante ripetuti colpi d'accetta.

La impalcatura era ricoperta da un letto di cortecce
di quercia e da un battuto di ginestre, canne e felci.

Credetti sul principio che il piccolo strato di ma-
terie vegetali che si trovò alquanto più in su del
piano della palafitta rappresentasse un nuovo battuto,
ovvero una specie di ricostruzione o innalzamento
della palizzata fatto in epoca alquanto posteriore alla
prima costruzione. Ma poi venni nell'opinione che la
stratificazione dianzi notata dovette essere effetto di
una lenta opera dell'acqua (la quale è tranquilla nel
piano della grotta e pare a volte immobile, mentre
giunta alla bocca della caverna precipita con furia
pel fortissimo dislivello) durante un periodo di ab-
bandono dell'antro. Infatti grossi frammenti di vasi,
o corna di cervo, o altri grossi oggetti, notai più
volte che erano situati in modo da traversare di sotto
in sopra quello strato, né il materiale inferiore ad
esso differiva da quello superiore. Della tranquillità
non mai turbata dell'acqua nella prima camera del-
l'antro fu anche indizio notevole il rinvenimento di
alcune centinaia di piccoli vasetti, molti dei quali

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