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639

IL SEPOLCRETO GALLICO

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dro-rette e cornute (') ed anse di entrambi questi tipi
ebbi io pure dalla Grotta del Farnè, abitata simil-
mente fin dall'età della pietra

Ora siccome le terremare sono cronologicamente
posteriori ai fondi di capanne ed alle caverne, così
i terramaricoli non possono avere somministrato le
ciotole con anse cilindro-rette e cornute nè ai ca-
pannicoli nè ai cavernicoli ; esse già sussistevano
nel periodo neolitico. Tanto più che queste anse ci-
lindro-rette e cornute delle capanne e delle caverne,
sono (e qui appunto sta il vero nodo della questione,
al quale finora i paletnologi non hanno badato) di
tipo semplice, primitivo, a corna brevi e poco svilup-
pate, senza quei tubercoli, quelle volute, quei solchi
e cincinni, quelle varietà che si notano nelle anse ana-
loghe delle terremare.

In altre parole le anse delle capanne e delle
caverne sono di un tipo arcaico, del tutto conveniente
all' età neolitica, quelle al contrario delle terremare,
di un tipo più sviluppato, epperciò posteriori e per-
fettamente corrispondenti all' età del bronzo. Ma dello
stesso tipo primitivo sono altresì le anse cilindro-rette,
cornute e ad ascia, provenienti dai villaggi dell'Arce-
viese ; esse, per conseguenza, non possono essere state
importate fra quei monti da gente migratavi alla fine
dell'età del bronzo, ma furono fabbricate dagli indigeni
nell' età neolitica, come provano d'altra parte le armi
e gli strumenti silicei con cui si trovarono associate.

Tale conclusione trovasi in pieno accordo con la
giusta massima enunciata dal Cordenons (3) che « in
quelle epoche remote non solo ogni regione, ma ogni
villaggio, anzi ogni famiglia si fabbricava in casa
tutto lo svariato vasellame che gli faceva bisogno ».
E come io stesso aveva già osservato, prima ancora del
Cordenons (4), anse cilindro-rette, cornute e ad ascia
si trovarono in caverne e capanne disseminate per
troppe varie e lontane regioni della penisola, dalle
Alpi a terra d'Otranto, per poter ammettere che in
tempi così lontani, in quegli incunaboli di cultura
siano state importate per commercio da un popolo solo,
che sarebbe il terramaricolo della Valle del Po.

(') Orsi, La stazione litica del Colombo di Mori. Bull,
di paletn. ital., anno Vili, tav. VII, Vili, e IX, p. 105 e seg.

(s) Brizio, La Grotta del Farnè nel Comune di S. Laz-
zaro presso Bologna, tav. Ili, n. 3 e 5.

(3) Bull, di paletn. ital., toni. XXIII, pag. 80.

(4) Notizie degli Scavi 1893, p. 327.

Siccome al contrario e cavernicoli e capannicoli
fin dall' età della pietra lavoravano una ceramica per
tanti rispetti simile a quella che si svolse e si per-
fezionò poi più tardi nelle terremare, così è lecito
dedurne la loro affinità etnografica coi terramaricoli
stessi. Questi non sono altro che i capannicoli e caver-
nicoli, progrediti e vissuti liberi nella Valle del Po, la
quale, nella zona oltre Panaro, fino al quinto secolo non
era stata più invasa da altre popolazioni.

È questa l'opinione che io aveva enunciata ora
sono molti anni e che mantengo tuttavia, perchè ot-
tenne il suffragio e la conferma d'importanti ed ina-
spettate scoperte successive, fra le quali occupano il
primo posto, per questo rispetto, il Villaggio alle Co-
nelle e le altre stazioni più sopra indicate, situate
alle radici e tutto attorno al monte di Arcevia.

Aggiunta.

Era già scritta e composta tutta questa prima parte
del lavoro, quando mi giunse notizia di una terramara
scoperta presso Taranto, nel luogo detto Scoglio del
Tonno.

I rapporti pubblicati finora intorno a tale sco-
perta (') confermano la tesi da me sostenuta che la
civiltà delle terremare si svolse da quella neolitica
e dei fondi di capanne ; perchè pure in quella sta-
zione tarantina lo strato dell' età del bronzo si sovra-
pone ad uno più antico contenente selci lavorate, le
quali accennano alla seconda età della pietra. Non
solo, ma pure nella terramara di Taranto ad oggetti ca-
ratteristici dell'età del bronzo, quali il rasoio lunato ed
il coltello-ascia, si associano anse lunate di tipo primi-
tivo, anse ad orecchia liscia od attortigliata, rinvenute
bensì in fondi di capanne, quelli ad es. del Castellaccio
e della Prevosta imolese (2), ma non in vere terremare.

Più importante ancora è il fatto che la terramara
tarantina contiene un'ansa piatta e verticale con foro
triangolare e con orecchie rivoltate, la quale ansa, non
mai occorsa nelle stazioni preistoriche padane, è iden-

C1) Bull, di paletn. ital, anno XXV, p. 202 e 316; anno
XXVI, p. 12.

(*) Brizio. Villaggio preistorico a fondi di capanne nel-
V Imolese in Atti e Memorie della R. Deputaz. di Storia Pa-
tria per le Romagne 1883, p. 93 e seg, tav. Ili, n. 41 e 47;
Scarabelli, Stazione preistorica del Monte Castellaccio, ta-
vola XIII, n. 5.
 
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