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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0333

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649

DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

650

In questa pianta sono indicate altresì le otto tombe
ch'erano già state esplorate, prima ancora che il Proni
fosse inviato a sorvegliare lo scavo.

Perciò nella descrizione generale del sepolcreto è
indispensabile che io ripeta la descrizione che di esse
ho già dato nelle Notizie, tantopiù che molti degli
oggetti estratti da quelle prime tombe, sono ora pub-
blicati nelle tavole annesse al presente lavoro.

Il Santuario.

La fonte di viva e fresca acqua che sorge da presso
l'attuale villaggio e ritiene appunto ancora oggi il
nome di Fonte (tav. I, n. 22) doveva esistere anche
nell'antichità, come attestano i lavori di muratura di
carattere etrusco, cioè ad opera quadrata, con blocchi
di travertino tuttodì esistenti.

Descrizione generale dei Pianetti
di Montefortino.

Montefortino, già celebre fra le terre arceviesi per
la lotta sostenuta nell'anno 1414 contro Malatesta
Malatesti, che la mise a ferro ed a fuoco e ne distrusse
la rocca ('), è ridotta ora ad un villaggio di poche
case, situate ai piedi del Monte s. Angelo o Cameliano
(tav. I, n. 17), dietro le quali corre la strada comu-
nale che lo congiunge con Arcevia e con Palazzo.

Ad est del villaggio una fonte di fresca e salubre
acqua perenne (tav. I. n. 22) dà origine ad un rio
che, continuamente ingrossato nella stagione delle
pioggie, ha finito per scavarsi un largo e scosceso bur-
rone quasi parallelo al corso della suindicata strada
comunale e che, prolungandosi, arriva, dopo circa un
chilometro, al Ponte delle Conelle (tav. I, n. 12).

Fra questo fosso e la strada si adagia 1' ubertosa
ed amena valletta detta i Pianetti, la cui superficie
di circa 4000 m. q. è ora suddivisa fra tre proprie-
tari, i coniugi Marcellini, il cav. Giampieri-Carletti
ed il cav. Anselmo Anselmi (vedi tav. II).

In questa valletta era stato trovato il sepolcreto
gallico. Il sito salubre ed ameno, irrigato da fresche
acque, difeso da altissimi monti, aveva però fin dai
tempi più antichi, cioè dall'età della pietra, invitato
1' uomo ad abitarvi. Difatti ho accennato più sopra
(p. 622) che, scavandosi il sepolcreto gallico, si rin-
vennero dentro terra nera scaglie di selce e frecce e
cocci di fittili del periodo delle capanne.

Quando i Galli invasero la regione si spinsero ed
occuparono anche quel remoto e delizioso angolo di
terra, sul quale, alla lor volta, si stanziarono poi i
Romani, dopo che ne avevano espulso i Galli.

jiji/i.i

&

Fio. 7.

1:3

(') Anselmi, Nuova Rivista Afisena, anno Vili, p. 131.

Oltreciò, per quel culto che gli antichi solevano
prestare alle divinità delle acque e delle fonti salu-
tari, è molto probabile che ivi sia sorto qualche sacro
edilìzio o santuario. Attestano della sua esistenza i
numerosi oggetti votivi che in vario tempo vi furono
trovati, parte di metallo e parte di terracotta, alcuni
 
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