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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0365

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713

DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

714

pellettile del tutto diversa e senza addentellato con
quella dei primi.

Mi basterà rilevare nei sepolcreti piceni la man-
canza quasi assoluta degli oggetti e degli ornamenti
in oro ed in argento, così abbondanti per contrario
a Montefortino, e la presenza nei primi di grandi e
lunghi sciaboloni ricurvi (') simili alle scimitarre, in
luogo delle spade dritte con guaine di ferro, proprie
delle tombe di Montefortino. Ricordo pure i grandiosi
fasci di spiedi e gli alari e le forbici, così frequenti
nei sepolcri di Montefortino e non mai apparse in
quelli piceni.

Tenendo conto di tali fatti dobbiamo ammettere
non solo una differenza, ma una discontinuità fra la
cultura dei surriferiti sepolcreti piceni e quello di
Montefortino ed attribuire per conseguenza questo e
quelli a gente diversa.

Oltre ciò la parte superiore del sepolcreto di
Montefortino era occupata bensì da tombe romane,
ma queste, sia per la costruzione, sia per la suppellet-
tile, presentavano tale differenza da quelle delle tombe
più profonde, che dobbiamo nuovamente ammettere
un'altra discontinuità di coltura fra queste due classi
di tombe e per conseguenza riferirle a due popoli
diversi.

In conclusione, il sepolcreto di Montefortino deve
aver appartenuto ad una gente diversa sia dai Piceni,
che dai più antichi tempi occuparono quella regione
fino almeno al V secolo, sia dai Romani che se im-
padronirono nell' anno 283 av. Cristo, quando fonda-
rono Senigallia.

Abbiamo adunque circoscritta la durata di quel
sepolcreto fra i primi decenni del quarto secolo ed il
principio del terzo. Esso pertanto non può aver ap-
partenuto che ad una popolazione la quale soggiornò
nel territorio di Senigallia durante siffatto periodo:
e tale popolazione è quella dei Galli Senoni. I quali,
com' è noto, occuparono la detta regione verso il 395.
e già nel 283, cioè dopo la fondazione di Senigallia,
ne furono espulsi dai Romani.

Confronti con altri sepolcreti gallici. — Il se-
polcreto di Montefortino merita di essere confrontato

(') Veggasi Bull, di paletn. ital., anno VI, tav. X, n. 11;
Notizie degli scavi, 1891, p. 154 e 283.

e per il rito funebre, e per la costruzione delle tombe
e per la suppellettile, con gli altri sepolcreti scoperti
finora in Italia, i quali con piena certezza si possono
riferire ai Galli.

Oltre quelli del Piceno, già ricordati a p. 642 e
segg., sui quali però si hanno soltanto notizie sommarie,
vengono concordemente attribuiti ai Galli i sepolcreti
seguenti :

A) II sepolcreto dei predi Benacci e De Luca
presso Bologna (').

B) II sepolcreto di Marsabotto (2).

C) Il sepolcro di Ceretolo presso Bologna (3).

D) Il sepolcreto di S. M. di Cassano, sedici
kilom. circa a nord-est di Bologna (4).

(') Brizio, Tombe e necropoli galliche della prov. di Bo-
logna (Atti e Mera, della R. Deput. di St. patr. per le Roma-
gne, 1887, p. 461); Notizie degli scavi, 1889, p. 293; Montelius,
La civilisation primitive en Italie, p. 521, planclies 111. In
amendue i predi le tombe galliche giacevano fra uno strato su-
periore, nel quale erano avanzi di abitazioni romane, ed uno in-
feriore contenente tombe arcaiche tipo Villanova. Il sepolcreto
gallico per conseguenza non era nè frammisto, nè sovrapposto,
e neppure in continuazione di quello etrusco Certosa: ma occu-
pava un'area del tutto diversa e assai distante da quella in cui
questo ultimo si estendeva.

(2) Brizio, Tombe e necrop. galliche ecc. p. 502 ; Relazione
sugli scavi eseguiti a Marzabotto (Mon ant. della R. Accademia
dei Lincei, voi. I, p. 275, tav. I, lett. N) ; Montelius, La civilis.
primit. en Italie, p. 526, pi. 112. Anche in quell'antica colonia
etrusca le tombe galliche erano scavate e riunite in aree
diverse e lontane da quelle che contenevano le tombe etrusche.
Dei sepolcreti gallici uno era ai piedi dell' acropoli, l'altro nel
mezzo della città : le tombe etrusche al contrario, situate fuori
le porte della città, vi formavano due gruppi, uno a destra,
1' altro a sinistra della strada e le più ricche fra esse erano
costruite a cassone, con grandi lastre di travertino. Queste osser-
vazioni topografiche sui sepolcreti gallici di Bologna e di Mar-
zabotto giovano per stabilire che non si tratta soltanto di gruppi
più recenti di tombe etnische, nei quali fossero penetrati ele-
menti della così detta civiltà gallica, ma bensì di veri sepol-
creti gallici nettamente distinti da quelli etruschi.

(3) Gozzadini, Scavi di Ceretolo (Bull, dell' Inst., 1878,
p. 75) ; Di un antico sepolcro a Ceretolo nel Bolognese (Atti
e Meni, della R. Deput. di Stor. patr. per le Romagne, 1879);
Mazard, Sépulture antique de Ceretolo près de Bologne (Revue
archéol. 1880, voi. XXXIX, p. 161; Brizio, Tombe e necrop.
galliche ecc., p. 493; Montelius, Za civilisation primitive en
Italie, p. 530, pi. 113.

(4) Fu descritto la prima volta dal Gozzadini nel giornale
cittadino la Gazzetta deW Emilia (25 e 26 luglio 1875) e poi
da me nell'opuscolo Tombe e necropoli galliche ecc., p. 496,
nel quale ho pure dato i disegni di alcuni oggetti caratteristici
in esso trovati. A pagina 709 di questa relazione pubblico un
grandioso alare di ferro, ricuperato da quel sepolcreto, e note-
vole per la somiglianza che presenta con quelli scoperti a Mon-
tefortino.
 
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