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DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

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dosi di Galli. Difatti nel Veneto non dovevano man-
care sepolcreti gallici isolati e ad umazione, come
dimostra quello di Povegliano Veronese descritto dal
prof. Cipolla (').

Anche il prof. Orsi discorrendo delle fibule di tipo
gallico rinvenute nella necropoli di Vadena, le at-
tribuì alla scarsa e limitata civiltà gallica, perchè
non trovate in tombe ad umazione, rito proprio dei
Galli

Costruzione delle tombe. — A Montefortino la
maggior parte delle tombe, specie le più ricche,
avevano pareti di ciottoli a secco, cioè formate con
scaglie di varia grossezza e per coperchio una specie
di massicciata orizzontale, costruita dopo che nella
fossa era stato deposto il cadavere e ricoperto di terra,
per impedire che la tomba venisse in seguito profanata.

Tombe galliche con egual costruzione erano ap-
parse anche a Marzabotto. Nei rapporti compilati dal
Sansoni sugli scavi di quella località e da me pub-
blicati nel 1° volume di questi Monumenti (3) si
parla fra gli altri di uno scheletro con armi * attor-
niato da grossi ciottoli i quali formavano sponda a
tutto 1' intiero cadavere ».

Nell'allegato 38, p. 397, è detto: « sotto un sel-
ciato o copertura di sassi simmetricamente messi rin-
venivasi sotto di detto selciato uno scheletro di
donna. .. desso scheletro era cinto di grossi sassi ».
E più sotto a proposito dell' altro scheletro con daga,
cintura attortigliata e forbici di ferro, si aggiunge,
« cinto esso pure di sassi » (4).

Anche nel sepolcreto gallico di Ornavasso fu no-
tato che « di regola si spingeva lo scavo fino al ri-
trovamento di sabbia viva : si costruiva quindi tutto
in giro alla fossa una specie di muro a secco o meglio
un rivestimento di rozze lastre e pietroni per un' al-
tezza di circa quaranta centimetri ». Deposto il ca-
davere con la relativa suppellettile, veniva « quella
specie di cassa accuratamente ricolma di terra fiuo
al coronamento del murello di cinta: si gettavano
quindi e si aggiungevano alla terra altre pietre e
lastre »(5).

(1) Cipolla, Notizie degli scavi 1880, p. 237.

(2) Orsi, La necropoli italica di Vadena, p. 131.

(3) P. 346 e seg.

(4) Si confrontino inoltre gli allegati n. 39 e 40.

(5) Bianchetti, op. cit., p. 10.

Casse di legno. — A Montefortino il cadavere
veniva ordinariamente deposto sulla nuda terra: ma
quando si trattava di persone doviziose, lo si racchiu-
deva ancora entro una cassa di legno, il cui coperchio
veniva rassicurato mediante grossi chiodi di ferro,
infissi dalla parte della testa e dei piedi e talvolta
anche tutto all' ingiro (tav. VII, n. 1 e tav. V, n. 9).

Anche nella tomba di S. Pietro in Moscio (veg-
gasi più sopra p. 644) si trovarono copiosi resti di
legname, avanzi della cassa in cui il cadavere era
racchiuso.

Questo uso delle casse in legno imitarono certo
i Galli dagli Etruschi, i popoli più civili della peni-
sola, con cui si erano trovati a contatto. Difatti anche
in parecchie tombe etnische della Certosa il cada-
vere era collocato in casse di legno col coperchio
fermato da grossi chiodi di ferro, per lo più in
numero di quattro, così alla testa, come ai piedi (').

Orientazione delle tombe e dei cadaveri. — Come
dimostra l'icnografia della tav. 11, a Montefortino la
maggior parte delle tombe erano scavate con una certa
direzione da est ad ovest, nessuna però esattamente
su tale linea, anzi quasi tutte con maggiore e mi-
nore deviazione da essa, sia a sud, che a nord. Il qual
fatto trova riscontro nel sepolcreto di Ornavasso, l'unico
sepolcreto gallico scoperto in Italia, di cui sia stata
pubblicata una pianta. Anche colà « l'orientazione
delle tombe era in generale da ponente a levante, ma
piegando or più or meno verso mezzodì ». Senonchè
mentre ad Ornavasso « il morto era invariabilmente
deposto coi piedi verso l'oriente e la testa ad occi-
dente e si avvertirono due sole eccezioni a questa
regola »(2), a Montefortino la deposizione del cadavere
non seguiva sempre una regola costante: ora lo si
collocava con la testa a levante ed i piedi a ponente,
ora con la testa a sud-est e talvolta a sud.

La medesima varietà di orientazione fu pure no-
tata per gli scheletri di Marzabotto, di cui alcuni ave-
vano la testa a levante, altri a ponente ed altri a
nord (3). Nel sepolcreto di Serra S. Quirico gli sche-

(') Zannoni, Scavi della Certosa. Atlante, tav. 19, 34,
119 fsep. 355) tav. 124 (sep. 373).
(») Bianchetti, op. cit., p. 11.

(3) Mon. Antichi della R. Acc. dei Lincei, voi. I, p. 384,
396, 397, 398, 399 e segg.
 
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