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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0368

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719

IL, SEPOLCRETO GALLICO

720

letri giacevano tutti col cranio a levante ('), quelli di
Povegliano Veronese con i piedi verso sud (2). Di tre
scheletri ben conservati di Piobbico uno posava col
capo a settentrione ed i piedi a mezzodì, gli altri
due col capo ad oriente ed i piedi ad occidente (3).

Sembra adunque che nell' età più antica, alla
quale senza dubbio risale il sepolcreto di Montefortino,
i Galli non avessero una regola costante di orienta-
zione nel seppellimento dei cadaveri e che solo più
tardi abbiano adottato quello di deporre i cadaveri
coi piedi ad oriente e la testa ad occidente.

La suppslhttile. — Fu costume di quasi tutti i
popoli antichi collocare insieme al defunto gli oggetti
che gli avevano appartenuto e che, quale proprietà di
un essere diventato sacro, nessuno più poteva adoperare.
Senonchè i popoli i quali praticavano il rito della cre-
mazione, ad es. gli Umbri ed i Prisci latini, riduce-
vano tali oggetti in pezzi, prima di gettarli sul rogo,
il quale finiva per renderli del tutto inservibili. I
popoli al contrario che, come i Liguri primitivi, gli
Etruschi e i Piceni, seguivano il rito dell' umazione,
collocavano intatti tali oggetti entro le tombe, nelle
quali, con grande cura, componevano altresì il cadavere
avvolto nelle proprie vesti. Come ho già esposto in
altro mio lavoro (4), credo che a questo diverso rito
presiedesse una diversa credenza sulla vita oltre tomba.
La cremazione portava di conseguenza la distruzione
totale ed eterna del corpo, al quale sorviveva soltanto
l'anima, purificata dal fuoco ed immortale ; perciò di-
ventavano inutili gli oggetti usati in questa vita. La
inumazione al contrario presupponeva la risurrezione
del corpo od almeno la continuazione, anche nel mondo
di là, della vita corporea con tutti i piaceri ed i godi-
menti dei beni materiali, onde diventava indispensa-
bile tutto ciò che occorreva per tali godimenti. È pro-
babile che i Galli avessero quest' ultima credenza (5),

(') Notizie degli scavi, 1891, p. 306.

(2) Notizie degli scavi, 1880, p. 237.

(3) Notizie degli scavi, 1878, p. 85 ed 88.

(4) Nella su citata pubblicazione del Vallardi p. CXXIV.

(5) Diodoro Siculo, lib. V, cp. 28, 5 riferisce che presso i
Galli era penetrata la dottrina di Pitagora sulla metempsicosi
e che nei funerali gettavansi nel rogo eig rijv nvqav, le lettere
degli amici, nella credenza che i defunti le leggessero. Questa
notizia deve riferirsi ad un' età molto tarda, quando i Galli
erano già in pieno possesso della scrittura ed aveano adottato
il rito funebre della cremazione.

sia perchè parecchie tombe di Montefortino contene-
vano, oltre gli oggetti di ornamento della persona,
anche il cibo riserbato al defunto per il suo viaggio
all'altro mondo, e molti vasi per le bevande, le an-
fore, i vasi da mescere, i nappi, ed anche molti at-
trezzi che servivano per la preparazione e la cottura
dei cibi, i coltellacci, gli alari, gli spiedi; sia pure
perchè tutti questi oggetti venivano con grande cura
deposti nelle tombe, nelle quali difatti si trovarono
intatti, ad eccezione dei guasti sofferti dal tempo e
dal peso delle terre soprastanti (').

Questi oggetti si possono ridurre a tre gruppi
principali, costituiti il 1° dagli ornamenti, il 2° dalle
armi, il 3° dagli attrezzi domestici, fra cui predomi-
nano quelli della cucina.

Gli ornamenti, svariatissimi per forma e per qua-
lità, si trovano di preferenza, potrebbe dirsi, quasi
immancabilmente, nelle tombe delle donne, talvolta
ancora nel posto che occupavano sulla persona, ad es.
gli anelli nelle falangi delle dita, i monili presso il
collo e sul petto, le armille al braccio, gli orecchini
presso i fori auriculari.

Anche gli scheletri gallici di Marzabotto aveano
ancora infilate al braccio ed alle dita armille ed anelli
e sul petto gruppi di fibule, che in origine aveano
stretto le vesti (2).

La medesima osservazione fu fatta per i sepolcri
di Ornavasso nei quali « accomodavasi il cadavere
composto nelle vestimenta, colle fibule a posto, le
armille al braccio o al polso, le anella in dito » (3).
Onde non v' ha dubbio che tali oggetti e gioielli ave-
vano realmente appartenuto al defunto e non erano,
salvo forse qualche caso che accennerò a suo luogo,
doni postumi di amici o parenti.

Il fatto poi, ben constatato a Montefortino, che gli
oggetti in metallo prezioso e gli ornamenti prevale-
vano nelle tombe femminili, è molto importante per
la storia dei costumi dei Galli, perchè dimostra l'alto
rispetto e la stima in cui era tenuta presso di essi

CI Anche i sepolcri di Ornavasso, oltre gli ornamenti della
persona, contenevano utensili domestici ed attrezzi di cucina,
ad es. coltellacci, scuri, tegghie, spiedi, graticole, taglieri,
brocche, simpoli, tripodi, scodelle ecc.

(2) Moti. Antichi della R. Accad. dei Lincei, voi. I, p. 399
allegato n. 39 e seg.

0) Bianchetti, / sepolcreti di Ornavasso, p. 9.
 
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