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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0369

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di montefortino presso arcevia

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la donna. Alla quale doveva essere affidata la cura
della domestica azienda e della famiglia, se nella
sua tomba, oltre gli ornamenti, collocavansi altresì
tutti gli attrezzi di cucina, disposti per lo più ai
piedi o lungo le pareti della fossa.

Le tombe degli uomini sono caratterizzate al con-
trario dalla presenza delle armi, elmi, spade, lancio,
pili, le quali attestano dell' indole bellicosa di quella
nazione ; talvolta vi sono aggiunti alcuni degli attrezzi
della tavola e della cucina, ad es. i coltellacci, gli
alari, gli spiedi, i vasi da mescere, i colatoj ed
anche qualche utensile, ad es. le cesoie. La quale
associazione di oggetti ci può dare una idea della
civiltà e dei costumi dei Galli, sia confermando, sia
rettificando le notizie lasciateci dagli antichi scrittori.

Corredo muliebre.

Gli ornamenti.

Volendo passare in rapida rassegna il corredo mu-
liebre del sepolcreto di Montefortino, comincieremo
dagli ornamenti, fra i quali occupano il primo posto
le corone a foglie d'oro, rinvenute in numero di tre
nella ricca tomba Giampieri (sep. Vili, tav. Ili,
n. 1, 2, 3).

Queste corone non erano emblemi di dignità, ma
soltanto ornamenti di altissimo pregio, usati per
ciò da cospicui personaggi.

Corone a foglie d'oro si rinvennero anche in tombe
galliche del predio Benacci. Una circondava il capo
di un guerriero, sul cranio del quale, conservato nel
Museo di Bologna, aderiscono ancora adesso alcune
foglie (>).

Parecchie foglie di una seconda corona d'oro si
raccolsero sparse fra le terre di altra tomba gallica
frugata (2).

Siccome tali corone mancano in altri sepolcreti
gallici ed in quelli stessi di Bologna e di Montefor-
tino occorsero soltanto in una o due tombe, così biso-
gna dire che i Galli non ebbero in origine tali corone,
nè l'uso di deporle nelle tombe, ma che ciò appre-

(') Brizio, Tombe e necropoli galliche della prov. di Bo-
logna p. 474.

(2) Notizie degli scavi di antichità, 1889, p. 295.

Monumenti antichi — Vol. IX.

sero col tempo da altri popoli più civili, con i quali
erano venuti a contatto. Molto probabilmente adotta-
rono tale uso dagli Etruschi, nelle cui tombe siffatte
corone sono assai frequenti (').

Corone simili si trovarono in grande numero anche
in tombe della colonia greca di Panticapea nella
Bussia meridionale, e parecchie di esse così per la
tecnica, come per la finezza del lavoro, presentano
grande analogia con quelle di Montefortino.

Anzi un avanzo di corona di questo tipo fu tro-
vato presso la mano destra di un defunto in una
tomba la quale, insieme con altri oggetti, conteneva
pure una moneta di Panticapea del secolo IV av.
Cristo (*).

Questo fatto delle numerose corone d'oro, d'ori-
gine senza dubbio greca, trovate in Crimea, aggiunto
alla mirabile perfezione con cui sono lavorate quelle
di Montefortino, sia nei tremolanti petali tagliati con
la massima precisione, sia nei bottoni a smalto az-
zurrino che ne formano il centro, induce a credere
che i Galli abbiano bensì ricevuto tali corone, per
commercio, dagli Etruschi, ma che le corone stesse
siano lavoro non etrusco, bensì greco.

Difatti corone simili e di egual finezza di esecuzione
si rinvennero anche recentemente in Attica (3). Ciò però
non esclude che non ne sapessero lavorare e non ne la-
vorassero anche gli Etruschi ; perchè fra i popoli del-
l' Italia essi certo furono quelli che più seppero, ed
in ogni età, appropriarsi, imitare e riprodurre le forme
dell' industria e dell'arte greca.

L'uso di queste corone presso i Galli e più il co-
stume di deporle nelle tombe per fregiarne il defunto
a somiglianza di quanto facevano i Greci, gì' Italici
e gli Etruschi, dimostra che anche quei fieri e bel-
licosi popoli, dopoché, abbandonata la vita randagia,
si stabilirono su proprio territorio, mitigavano poco a
poco anche i primitivi costumi, adottando quelli dei
popoli più civili con cui si trovavano a contatto.

(') Mus. Gregor. I, tav. LXXXVI-XCI; Des Vergers, L'Étru-
rie et les Étrusques, III, pi. XXXI ; Martha, L'art étrusque,
p. 565 ; Eeisch, in Helbig-Toutain, Guide dans les Musées
de Rome voi. II, p. 331.

(2) Stephani, Compte-rendu de la comm. arch. pour Vannée
1860, p. IV, 1861, tav. VI, n. 4, p. 145; 1880, tav. I-IV;
1882-1888, tav. I e VIII, n. 5; 1875, p. 16, e 1879, p. 115.

(3) Jahrbuch 1890, Archaeol. Anzeiger, p. 6, n. 7.

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