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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0376

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735 il se polo

ghetta liscia, sia d'oro che di argento, il quale nella
forma ricorda le fedi ancora oggidì usate dalle spose
(fig. 30).

In questo anello dobbiamo con molta probabi-
lità riconoscere Y anulus pronubus, menzionato dagli
antichi scrittori (') il quale poteva essere di ferro,
ferreus anulus, ma anche di metallo più nobile, cioè
d'argento e d'oro. Aurum nulla norat praeter uno
digito., quem sponsus oppignerasset pronubo anulo (2).

gallico «so

Fibule. — In confronto con il grande numero e
la varietà degli ornamenti finora descritti, pochissime
sono le fibule trovate a Montefortino. Esse sommano
ad otto, sette di bronzo ed una di ferro, e veg-
gonsi pubblicate sette nella tav. VII ed una nella an-
nessa zincotipia (fig. 31). Tre (n. 7 e 10 e fig. 31)
riproducono tipi assai frequenti nel Piceno e di cui
parecchi esemplari si rinvennero altresì a Marza-
botto (i).

Fig. 30.

È notevole che questo uso dell'anello nuziale, che
finora si sapeva soltanto vigente presso i Romani,
esistesse pure presso i Galli, già in epoca così antica.
Esso può attestare della salda costituzione anche della
famiglia presso i Galli e confermare il rispetto da
cui presso di essi erano circondate le spose e le matres
familias. Gli oggetti d'oro fin qui esaminati, prove-
nienti da tombe femminili, mentre dimostrano che i
Galli tenevano in gran conto le proprie donne, le quali
erano belle « yvvaTxac, S'e%ovtsg svsiósTg » confermano
altresì le notizie degli antichi sulla copia degli or-
namenti d'oro che quelle usavano. Da Diodoro Siculo
può dedursi che almeno le Transalpine portavano, come
gli uomini, armille d'oro ai polsi ed alle braccia, e
torqui d'oro intorno al collo ed anelli preziosi (3).

trebbe credersi avanzo di una fede. Ma quel sepolcro conte-
neva altresì una rozza fusaiuola in terracotta di tipo conico.
Siccome poi il sepolcro incontrossi sconvolto nella sua parte
superiore, così inclino a credere che questi due oggetti siano
penetrati casualmente nella tomba. Avea dapprima supposto
die li avesse depositato la sposa del defunto, come per gli
ornamenti delle tombe maschili galliche di Eemedello avea so-
spettato il Castelfranco (Bull, di paletti, ital., anno XII, p. 255).
In tal caso però il fatto si sarebbe dovuto ripetere con più
frequenza e gli oggetti deposti avrebbero dovuto essere di pregio,
non limitarsi ad una rozza fusaiuola e ad un frammento di
anello.

(!) Marquardt, Romische Privat. Alter•thiimer, voi. I, p. 40.

(2) Tertull., Apol. 6. Un anulus pronubus d'oro si rinvenne
in Eoma nel sarcofago di Crepereia Trifena {Bull, comin. arch.
di Roma 1889, tav. Vili, p. 178).

(») Diod. V. 27. 3 e per la bellezza di quelle donne : V. 32. 7.

Fig. 31. 1 :i

Esse presentano pure affinità con uno dei due tipi
di fibule caratteristiche della Certosa, cioè quello la
cui larga staffa finisce in bottone (2).

Probabilmente al medesimo tipo appartengono pure
le due fibule n. 1 e 2, alle quali manca ora la staffa.
Le altre tre fibule (tav. VII n. 3, 8 e 9) spettano al
tipo detto La Tè ne.

Ora è una cosa assai sorprendente la scarsità delle
fibule La Tene in un sepolcreto gallico (3), specialmente
se si considera il grande numero e la varietà di esse
nei sepolcreti simili di Bologna, di Marzabotto, del Ve-

(') Montelius, La civilisation primitive en Italie. Serie A,
Fibules, pi. X, nn. 118 e 120; Brizio, Relazione sugli scavi
eseguiti a Marzabotto, tav. X, n. 2.

(*) Montelius, La civilisation primitive en Italie, pi. XI,
n. 147.

(3) Anche dal sepolcreto di Serra S. Quirico,che, per ragioni
topografiche, dobbiamo eziandio attribuire ai Galli Senoni, e
perciò ritenere contemporaneo a quello di Montefortino, si ebbe
una sola fibula. (Notizie degli scavi 1891, p. 307). Essa è del
tipo La Tene, ma di forma semplicissima con due soli giri di
spirali, la staffa rivoltata sull'arco e finiente in un disco.
 
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