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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0377

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DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

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neto e sopratutti in quello di Ornavasso. In tutti questi
sepolcreti si hanno fìbule La Tène di argento, di bronzo,
di ferro e svariatissirne per forma e grandezza. Nel
sepolcreto di Ornavasso poi tali fibule raggiunsero il
numero di 250.

Questa differenza numerica credo si debba spiegare
con la diversità cronologica. Quello di Montefortino è
senza dubbio il più antico dei sepolcreti gallici sco-
perti finora in Italia, ma è pur quello che cessò d'esi-
stere il più presto, cioè nel 283 av. Cristo, mentre i
sepolcreti felsinei dei predii Benacci e De Luca e
quelli di Marzabotto, spettanti ai Galli Boi, durarono
almeno fino al 196, in cui i Romani s'impadronirono di
Pelsina. Nella stessa età in circa (200 anni av. Cristo)
cominciò la dominazione romana nel Veneto (') ed il
sepolcreto di Ornavasso si stende, come si è potuto
determinare per mezzo delle monete, dal 234 av.
Cristo all' 80 dopo Cristo.

Basterebbero questi fatti per dimostrare come la
fibula tipo La Tène abbia avuto il suo massimo svi-
luppo nella seconda metà del terzo ed in tutto il se-
condo secolo av. C, e come al contrario nel secolo quarto,
a cui dev'essere riportato, nel suo complesso, il sepol-
creto di Montefortino, essa cominciasse appena a fare
la sua comparsa. Del che si può avere una conferma
anche dall'esiguo numero delle spirali, otto al massimo,
che presentano le tre fibule di questo tipo raccolte a
Montefortino, mentre la maggior parte delle fibule
uscite da Ornavasso hanno la molla fornita di 50, 60
e perfino 70 giri di spire; il minimo di tali giri sa-
rebbe di 16 (2). Oltreciò mentre nelle tre fibule La
Tèiie di Montefortino l'arco è semplice, formato di leg-
gera verga e liscia, in quelle simili del Veneto e di
Ornavasso è robusto, massiccio, ornato di globuli, di
anelli e solcato di nervatura. Le affini fibule felsinee
poi sono per maggior parte di ferro e si distinguono
per le straordinarie loro dimensioni. Alcune fibule La
Tène dei sepolcri Benacci e le due del sepolcro di Ce-
retolo sono in ferro e misurano diciotto centim. in
lunghezza.

Atteso adunque la tarda età in cui si svilupparono
le fibule La Tène, rimane spiegata la loro scarsità nel
sepolcreto di Montefortino.

(') Montelius, La civilisation primitive en Italie, p. 279.
(2) Bianchetti, / sepolcreti di Ornavasso, p. 29.

Monumenti antichi — Voi.. IX.

Non si comprende però perchè la penuria di tale
fibula non sia compensata dall'abbondanza di altre di
un tipo diverso più antico indigeno del Piceno. E la
sorpresa è tanto più giustificata quando si pensa al
numero straordinario delle fibule nei sepolcreti più
antichi di Villanova, Certosa, Novilara, Numana e Si-
rolo. In questo ultimo sepolcreto, di cui una parte
almeno spetta alla stessa età che quello di Monte-
fortino, le fibule erano quasi sempre in numero di
quattro per tomba e per lo più del tipo di quella edita
nella nostra tav. VÌI, n. 10 (')•

Se pertanto nei quarantasette sepolcri gallici di
Montefortino, molti dei quali doviziosi, che si ebbe
la fortuna di scoprire intatti, soltanto otte fibule fu-
rono trovate, di cui quattro (n. 3, 7, 9, 10) spettanti a
donne, e tre (n. 1, 3, 8) a guerrieri (2), ed al contrario
tali fibule occorsero numerose negli altri sepolcreti
gallici di età più tarda, bisogna dedurne che i Galli,
tanto uomini quanto donne, quando giunsero in Italia,
vestissero diversamente dagli altri popoli della peni-
sola, non usassero cioè drappi che richiedessero la fibula.
Solo più tardi, avendo adottati i costumi dei popoli in-
digeni (3) con cui erano venuti a contatto usarono anche
essi vestimenta che rendevano indispensabile quel-
l'utensile. Non voglio dare troppa importanza alle notizie
degli antichi scrittori (4) ed ai monumenti d'arte (5)
secondo cui i Galli combattevano nudi « super umbi-
bilicum nudi pugnabant », perchè senza dubbio ciò
facevano soltanto in guerra (6) ; in ogni caso è certo che
le donne andavano coperte ; ma è probabile ch'esse fer-
massero i loro drappi con bottoni, anziché con fibule,

(') Altre ricordano pure le fibule n. 138 e 139 della tav. XI
dell'opera del Montelius. La civilisation primitive en Italie.

(2) La fibula riprodotta dalla fig. 31 non ben si conosce
da qual sepolcro provenga, ma fu rinvenuta a Montefortino nel
podere del cav. Giampieri-Carletti, presso il quale si conserva.

(3) Difatti i Galli stanziati nella regione transalpina al dire
di Diodoro Siculo (lib. V, cp. 30. 1) usavano vesti meravigliose,
tuniche versicolori, scarpe e manti ricamati, i quali ultimi fer-
mavano con fibule.

(*) Liv. XXII, 46; Diodor. Sic. lib. V. cap. 29. 2. Dion.
Hai. XIV. 13.

(5) Brunn, / doni di Aitalo. Ann. dell'List. 1870, p. 295,
e Mon., voi. IX, tav. XVIII, n. 1 e XX, n. 3 e 4. Si con-
fronti pure il Gallo moribondo d"l Campidoglio. Baumeister,
Denkmaler d. Mass. Alterth., p. 1234. Notizie degli scavi 1897,
p. 298 e seg.

(6) Leggasi difatti quanto scrive Polibio (IL 28. 8) dei
Galli Gaesati, i quali alla battaglia di Telamone, per vanagloria
ed audacia, gettaron via le vestimenta, e pugnarono nudi.

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