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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0378

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f

739

delle quali, quando scesero, in Italia ancora ignora-
vano l'uso (').

Se si accetta questa deduzione, la quale a me pare,
se non m'ingaano, molto logica, avremo una base si-
cura per decidere della quistione, che da molti anni
si agita fra i dotti, cioè se la fìbula tipo La Tene
sia stata importata in Italia dai Galli, oppure sia
uno sviluppo della fìbula tipo Certosa (2).

Per le considerazioni sopra esposte non si può esi-
tare a ritenere la seconda ipotesi come la più esatta,
perchè suffragata dall' autorità delle scoperte archeo-
logiche.

Difatti dai sepolcri di Montefortino essendo ri-
sultato che i Galli Senoni, quando giunsero in Italia
non usavano la fìbula, è chiaro eh' essi non possono
avervela introdotta. Al contrario le grandi analogie
esistenti fra le fìbule tipo Certosa e picene con le
primitive e più semplici fìbule tipo La Tene, fra le
quali debbonsi annoverare gli esemplari di Montefor-
tino, non lasciano dubbio che le seconde siano una
derivazione delle prime.

Per niun titolo poi dell' invenzione e fabbricazione
di tali fìbule si possono ritenere autori i Galli.

Anzitutto le notizie lasciate dagli antichi scrittori
sopra i costumi dei Galli cisalpini ci vietano di attri
buire a questo popolo 1' esercizio di qualsivoglia indu-
stria. Polibio dice chiaro (II, 17, 10) che quei Galli
erano del tutto ignari di scienza e di arte: ovx ini-
(Xrijfxijg uXlrfi, ovrs js^v^q rcaq' avro'g xò naqanav

In secondo luogo tuttociò che in fatto d'arte e
d'industria si rinviene nelle tombe dei Galli è pro-
dotto delle relazioni commerciali che questi aveano
strette con altri popoli. Già lo stesso Polibio (II, 17, 3)
avea riferito che i Galli commerciavano con gli Etruschi
fin da quando erano ancora soltanto confinanti fra loro.

(') Anche il costume dei Galli Boi, indicato da Polibio
(II. 28. 8) di portar brache, si concilia meglio con l'uso dei
bottoni, anziché delle fibule, e quanto al sajo, ch'essi pure porta-
vano, le figure di Galli scoperte a Civita Alba {Notizie degli
scavi 1897, p. 297) dimostrano che veniva fermato con bottone
alla sommità del petto. Molti bottoni erano pure nei due ripo-
stigli gallici di Talamone (Milani, Sludi e materiali, p. 127).

(2) Tischler, Ueber die Formen der Geivandnadel, Miinchen,
1881 e presso Mayer, Gurina, p. 20; Montelius, Spànnen fràn
Brònsaldern, 1882, p. 201 ; Ghirardini, Notizie degli scavi,
1888, p. 158; Castelfranco, Bull, di paletn. ital., anno XII,
p. 233.

7àC\

IL SEPOLCRETO GALLICO ' w

Queste relazioni dovettero continuare dopo che i
Galli si stanziarono nella Cispadana. Ciò è provato
dalle osservazioni fatte sopra gli ornamenti di Mon-
tefortino, che i Senoni debbono senza dubbio aver ri-
cevuto per commercio dagli Etruschi.

Per quanto poi riguarda la fìbula, esisteva in
Italia, prima assai della immigrazione gallica, una
secolare e gloriosa tradizione industriale, quale neppur
la Grecia poteva vantare, come attestano le numerose
e svariatissime fibule dei periodi Villanova e Certosa.

Ai grandiosi centri italici industriali che. nei se-
coli anteriori, aveano prodotto quelle fibule, debbono
essere altresì attribuite le fibule tipo La Tene del
quarto, terzo e secondo secolo. Se queste poi si tro-
vano in sì grande numero nei sepolcreti gallici, ciò
facilmente si spiega col fatto che i Galli numerosis-
simi, aveano occupato in quel tempo, quasi metà della
penisola, dalle Alpi all' Esino, la qual regione avea
da essi per fin tolto il nome.

La' qual cosa però non esclude che fibule dello
stesso tipo siansi anche trovate in sepolcreti non gal-
lici, cioè veneti (Este) ('), illirici (S. Lucia) (2) e li-
guri (Cenisola, Ciano, Celineia, Amelia) (3).

Anzi merita di essere notato come la durata del
sepolcreto di Cenisola, dalle monete rinvenutevi venne
fissata fra il 216 ed il 96 av. Cristo, in un tempo
cioè in cui i Galli già erano stati parte espulsi, parte
sottomessi dai Komani.

Fusaiuole e rocchetti. — Per formarsi un concetto,
per quanto è possibile, esatto, dei costumi delle donne
galliche, non è senza importanza il fatto, che mentre
nelle tombe femminili di Montefortino abbondano,
come fu visto, gli ornamenti, e vedremo in seguito,
gli oggetti di toeletta, rarissimi vi sono quelli che
accennano ad occupazioni propriamente donnesche,
quali sarebbero la filatura e la tessitura.

Nei sepolcreti tipo Villanova, Xovilara e Certosa la
filatura è indicata dai fusi e dalle fusaiuole e la tessitura

(1) Notizie degli scavi di antichità, 1882, tav. Vili, n. 61
63, 65, 74-76; Ghirardini, Notizie, 1888, tav. XIII, fig. 3-14.

(2) Marchesetti, Scavi della necropoti di S. Lucia presso
Tolmino, tav. XIX, XX e XXIX. Il Marchesetti però, p. 164,
le distingue in fibule a doppio vermiglione e fibule La Tene.
Questa distinzione sembra a me più cronologica che tipologica.

(3) Per tutti questi sepolcreti liguri si confronti il mio la-
voro: Epoca preistorica, p. CU, nella Storia politica d'Italia,
edita dal Vallardi.
 
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