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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0382

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IL SEPOLCRETO GALLICO

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Al contrario, nelle necropoli gallo-romane di Lom-
bardia illustrate dal Castelfranco, le cesoie trovaronsi
più spesso con lance e spade, come in due tombe di
Introbbio ed in altra di Pagnone ('). Parecchie for-
bici per tosare si ebbero eziandio dalla necropoli di
Magenta (2), ma non si conoscono gli oggetti con i quali
erano associate.

Tutte queste forbici sono a molla ed hanno la
medesima forma di quelle usate ancora in piena epoca
romana, cioè nel primo secolo dell' impero, come atte-
stano esemplari rinvenuti a Pompei (3).

Ad Ornavasso, come ha già notato il Castel-
franco (4), le forbici si trovarono per lo più nelle tombe
con armi, ond'egli ne trasse la conseguenza * che ove
si rinvengono, se non sono tombe di guerrieri, sono
però sempre tombe di maschi » (5).

Le scoperte di Montefortino danno ragione al Ca-
stelfranco, anche per altre considerazioni.

Rasoi. — La tomba XLVI di quel sepolcreto, in-
sieme ed appresso le forbici conteneva « una lama di
ferro, avanzo di coltello ». Non era uno dei soliti col-
tellacci da cucina, ma un coltello più piccolo a lama
ricurva. La medesima associazione occorse nelle tombe
galliche felsinee n. 185 Benacci e n. 85 De Lucca, le
quali, insieme con le forbici intere, aveano un' altra
lama di ferro ricurva a cui conviene il nome generico di
coltello. Una di tali lame è pubblicata nel mio la-
voro : Tombe e necropoli galliche della provincia di
Bologna, tav. VI, n. 3. Osservandone la forma e so-
pratutto la curva all' infuori, tale lama non può es-
sere scambiata per un avanzo di altra forbice, ma con
più verosimiglianza vi si riconosce la lama di un ra-

(') Bull di paletn. ital. anno XII, pp. 200, 204 e 211.
(8) Bullett. di paletn. ital. anno XII, p. 249.

(3) Bullettino archeolog. napoletano, anno II, tav. 1 ; Qua-
glia, Dei sepolcreti antichi scoperti in undici comuni del cir-
condario di Varese tav. Vili, n. 171-174.

(4) Atti e Memorie della R. Deput. di Storia patria per
le Romagne, 1896, p. 73.

(*) Debbo peraltro osservare che nella tomba gallica fem-
minile scoperta presso Diihren e già più volte ricordata, erano
pure due forbici di ferro. Senonchè la suppellettile di quella
tomba casualmente scoperta tanti anni addietro (nel 1865) ed
alla cui esplorazione nessun dotto avea assistito, è così ricca
e varia e comprende anche una cuspide di lancia in bronzo,
certo di altra età, che non è escluso il dubbio, che sia stato
inventariato come proveniente da quella tomba, qualche oggetto
rinvenuto in altre contigue.

soio. Essa difatti vivamente ricorda i rasoi di bronzo
a lama ricurva ed allungata propri dell'ultimo stadio
della necropoli Villanova, cioè del periodo Arnoaldi.
Si osservi per es. uno di questi rasoi di bronzo rin-
venuto a Novilara e da me pubblicato nella illustra-
zione di quella necropoli (').

Aggiungo che anche il sepolcro del guerriero gal-
lico di Ceretolo conteneva due di questi coltelli, assai
notevoli altresì per la forma del manico esile, elegante,
fìniente in occhiello, molto adatto per un rasoio, e
che pure a Marzabotto, in una tomba da guerriero,
oltre la spada, la lancia e le cesoie, erano due coltelli
di ferro, probabilmente rasoi (2).

Indicando le forbici delle tombe gallo-romane di
Lombardia, il Castelfranco le ricorda associate una
volta con una mezza forbice, un'altra con metà di
altra forbice di minori dimenzioni (3). Dubito che
queste mezze forbici possano essere rasoi, tantopiù che
anche ad Ornavasso i rasoi formati di lame piatte,
quasi semicircolari, terminati da piccola appendice con
bottone si rinvennero in tre tombe (S. Bernardo, n. 6,
140 e 164) associati similmente con forbici.

Se la presenza delle forbici per tosare è assai na-
turale nelle tombe galliche, in quanto che esse si ac-
cordano con la notizia di Polibio, cioè che la ric-
chezza dei Galli consisteva in gran parte di bestiame (4),
altrettanto naturale apparirà pure quella dei rasoi.
Imperciocché sappiamo che dei Galli transalpini al-
cuni si radevano il volto, altri lasciavano crescere un
po' di barba: i nobili poi si radevano le gote ma porta-
vano i baffi (5) e ciò dimostrano pure le più insigni
statue dei Galli pervenute fino a noi (6).

Elmi. — Nell'esame delle armi comincerò da quelle
difensive, cioè dagli elmi. Questi si trovarono in gran-
dissimo numero, perchè da una ventina di tombe di
uomini si ebbero diciasette elmi, di cui cinque in
bronzo e dodici in ferro. Alcuni erano assai guasti e
non li feci disegnare; i meglio conservati veggonsi

(») Monum. antichi della R. Accad. dei Lincei, voi V,
p. 250, fig. 61.

(2) Brizio, Reiasione sugli scavi eseguiti a Marzabotto,
p. 398, alleg. n. 38.

(3) Bullett. di paletn. ital. anno XII, p. 204 e 238.
(*) Polyb. lib. II, cp. XVII, 2.

(5) Diod. Sic. lib. V, cp. XVIII, 3.

(6) Baurneister, Denkmàler, pp. 1234 e 1237; Notizie degli
scavi, 1897 pp. 297 e 298.
 
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