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DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

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riprodotti nella tav. VI. Parecchi di essi sono forniti di
paragnathides dette anche buccule o guanciali, i quali
in altri mancano perchè o si trovarono troppo logori
od erano andate perduti: tutti gli elmi però ne do-
vevano essere forniti.

Dei cinque nei quali sopravanzano le buccule,
quattro le hanno formate di una piastra pressoché trian-
golare con margini arrotondati e la cui superfìcie è
ornata di tre borchie a rilievo, due nella zona supe-
riore più larga, una nella inferiore più stretta.

In due esemplari poi (nn. 2 e 11) gì' interstizi
fra le tre borchie sono riempiti da fregi lineari ondu-
lati o da palmette.

In un solo elmo (n. 22) i guanciali hanno forma
diversa, cioè a piastra quasi rettangolare con uno dei
lati più lunghi soltanto ricurvo e l'altro disegnante
due insenature. Queste ricordano le aperture che negli
elmi così detti corinzi venivano lasciate per gli occhi
e per la bocca, mentre una linguetta metallica, scen-
dente dal frontale, proteggeva la canna del naso.

Guanciali simili a quelli del n. 22 hanno pure
alcuni elmi di guerrieri rappresentati su vasi attici
della metà del V secolo, ad es. l'Achille combattente
contro Mennone su cratere bolognese (x) ed il Codro
sulla tazza che da esso piglia nome (2). Ma diversa
ne è la forma, così della calotta come della cresta.

Come si osserva in tutti i nove esemplari ripro-
dotti nella nostra tav. VI, la calotta consiste di una
specie di cupola conica sormontata al vertice da un
bottone od apice, col frontale a taglio nettamente oriz-
zontale ed il paranuca più basso con sentito risvolto
a guisa di visiera, onde alcune volte questa parte potè
essere scambiata, come accadde anche a me, per il
frontale. Ma l'elmo n. 22 della tav VI, che si ebbe
la fortuna di estrarre intatto con le sue paragnatidi
infìsse ancora al proprio posto, non lascia su questo
riguardo alcun dubbio. Oltre ciò, i due elmi nn. 4
e 10 hanno la calotta ornata il primo di una borchia
con larghi fogliami incisi (tav. VI, n. 4), il secondo
di una fascia tempestata di puntini a sbalzo. Lasciando
a parte se la borchia e la fascia fossero o meno segni

■ P

(') Zannoni, Scavi della Certosa, Atlante, tav. XI, n. 4.

(2) Per la bibliografia su questa tazza si confronti ora: Pel-
legrini, Catalogo dei vasi dipinti del Museo Civico di Bologna,
p. 39, n. 273.

di distinzione del guerriero che portava l'elmo, oppure
semplici ornamenti, è un fatto che il posto più adatto
per tali ornamenti dovea essere la fronte e non la
nuca. Perciò anche nell'elmo n. 21 il frontale sarà
stato da quella parte su cui corre una fascia ornata
di palmette incise.

In alcuni degli elmi, ad es. nel n. 2, l'apice era
sormontato da un fiocchetto, lophos; altre volte, come
negli esemplari nn. 10 e 15, sulla sommità della ca-
lotta, aderivano asticelle tubulari di ferro, entro le
quali doveano introdursi delle penne, le quali contri-
buivano a rendere più maestoso e terribile l'aspetto
del guerriero.

Questo uso di ornare gli elmi con penne fu quasi
generale per tutti i popoli dell' antichità. Aristofane
negli Acarnesi parla delle penne che venivano col-
locate sugli elmi (vs. 584 e seg.). Un elmo in bronzo
di tipo corinzio, ed un altro attico provenienti dall'Italia
meridionale, hanno infìsse sul vertice un'asta dritta
ed un'altra vuota ed inclinata a ciascun lato, desti-
nata ad accogliervi delle penne (').

Con 1' elmo ornato di due penne appaiono Marte
stesso in una pittura pompeiana (2) ed Ercole sopra
un vaso dipinto trovato a Pesto (3).

Elmi ornati di penne usavano tanto i Lucani, come
dimostrano alcune pitture di tombe pestane, quanto in
generale i guerrieri campani rappresentati su vasi
dell' Italia meridionale (4).

Polibio ricorda il medesimo costume presso i Eo-
mani del suo tempo, i quali, oltre la cresta di piume,
infiggevano siili' elmo tre penne lunghissime purpuree
o nere, onde il soldato assumeva un aspetto formida-
bile (5).

Da un antichissimo dipinto parietario delle tombe
esquiline apprendiamo che anche i Sanniti usavano
elmi ornati di penne di color vermiglio (6).

(•) Daremberget Saglio. Diction des Antiq. voi. II, p. 1443,
fig. 3448; Baumeister, Denkm., p. 2034 n. 2208.

(2) Annali dell'Instituto, 1866, tav. d'agg. E F, n. 2.

(3) Monum. dell' Inst., voi. Vili, tav. X.

(') Monum. dell'Inst., voi. Vili, tav. 21, ed Annali del-
l' Inst., 1865, tav. d'agg. N ed 0; Michaelis, Ann. Inst. 1871,
p. 175, n. 22.

(5) Polyb. lib. VI, 23, 12.

(6) Rullettino della Commissione archeologica municipali
di Roma, voi. XVII (1889) tav. XI, XII p. 344 nota 1 ; Hel-
big-Toutain, Guide dans les Musées de Rome,.voi. 1 p. 450.
 
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