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701

DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

7G2

stanza e dello spesseggiare dei giavelotti, parte si pre-
cipitarono disperati fra i nemici, parte ritiraronsi fra
i compagni.

Se per conseguenza i Gesati combattevano a di-
stanza contro i lanciatori romani, doveano essere for-
niti di giavelotti o lance brevi, ossia dei gaesa.

Pili. — Dopo la spada e la lancia l'arma più
frequente nei sepolcreti gallici è il pilum. A Monte-
fortino se ne raccolsero sei esemplari, di cui tre in
una sola tomba (n. XXV e tav. VI, n. 17, 18, 19): il
primo è lungo m. 0,79. Due pili della medesima lun-
ghezza si ebbero pure da Serra S. Quirico (') insieme
con altri due lunghi il primo m. 0,50 e m. 0,52 il
secondo. Notevoli per la loro conservazione e robu-
stezza sono due pili di Piobbico, il primo lungo
m. 0,45, il secondo m. 0,50.

Tutti questi pili hanno punta molto forte ed
aguzza, che assume qualche volta la forma di cuspide
di freccia. All' estremità opposta ora si allargano a
guisa di tubo, dentro il quale introducevasi un' asta
di legno, fermata poi con chiodi, ora in verga piena
che veniva essa incastrata entro canna di legno, vuota
in testa e tenuta ivi ferma mediante appositi chiodi.
Vi si notano per conseguenza le medesime varietà
così nella lunghezza dell'asta, come nella forma della
punta e della base e della sua immanicatura, che
dagli studiosi di questa arma sono già state osservate
nei pili dell'epoca romana, rinvenuti in altre località,
specialmente in quelli provenienti dalle trincee di Ce-
sare intorno ad Alesia e conservati oggi nel Museo di
Saint-Germain en Laye (2). Dai sepolcri gallici fel-
sinei si ebbe un solo pilum ed esso consiste di
un'asta tutta di ferro e lunga m. 1,16 compreso il
calzuolo, che era innestato a parte (3). Dei tre pili
rinvenuti ad Ornavasso uno era lungo m. 0,725 e
finiva inferiormente in una canna tubulare, dentro cui
veniva introdotta 1' asta di legno, della quale rima-
neva ancora una parte (4).

(') Notizie degli scavi, 1891, p. 307.

(2) Verclière de Beffye, Les armes et Alise in Reme ar-
chéol., 1864, voi. X, p. 338 e 39; Lindenschmit, Le Pilum,
in Revue archóol. 1865, voi. XI, p. 387; Ferrerò, in Notizie
degli scavi, 1892, p. 446 ed in Atti d. R. Accademia delle
Scienze di Torino, voi. XXIX, p. 45; Milani, Due ripostigli
telarnonesi in Studi e Materiali di archeol., voi. I, p. 135.

(3) Brizio, Tombe e necropoli galliche, tav. VI, n. 1.

(4) Bianchetti, 1 sepolcreti di Ornavasso, p. 20 e 205.

Il pilum, il quale fu molto usato dai Romani, si
ritiene di origine etnisca ('). E dagli Etruschi certa-
mente lo ricevettero i Galli, come avean'o ricevuto
tutte le altre armi. Al qual proposito merita di es-
sere ricordato, ancora una volta, quanto dice Livio sulle
fabbriche di armi delle città etnische, cioè che la
sola Arezzo, nel 205 av. Cr. fornì, entro quaranta-
cinque giorni, alla fiotta di Scipione, tremila scudi,
altrettanti elmi e cinquantamila fra pili, gesi, ossiano
aste brevi, ed aste lunghe (2): Arretini tria milia scit-
torum, galeas lolidem, pila, gaesa, hastas longas
milium quinquaginla summam pari cuiusque generis
numero expleluros.

Dagli Etruschi adunque, con i quali erano in
strette relazioni di commercio, doveano anche i Galli
provvedersi delle proprie armi.

Polibio dice eh' essi non altro curavano fuorché le
cose relative alla guerra ed all'agricoltura: « hi ó'è
[XTjdèv uXXo nXrjv rd nolsjxixd xaì rd xccrd yswqytav
ÙGxeTr » (3).

La prima parte di questa notizia s'intende perfet-
tamente, sia perchè tratta di una popolazione essenzial-
mente belligera, sia perchè fu confermata dalle sco-
perte archeologiche. Si comprende meno la seconda,
se si vuole intendere nel senso che i Galli attendes-
sero anche all'agricoltura, perchè questo non si con-
cilia con quanto lo stesso Polibio riferisce poco dopo,
cioè che le ricchezze dei Galli consistevano di oro e
bestiame, come quelle che più facilmente potevano
trasportarsi a piacimento. Ma questo vagar da un
luogo ad un altro non è proprio di un popolo agri-
coltore. Strabone poi parlando dei Galli Transalpini
del suo tempo (principio dell'impero), osserva che men-
tre le donne erano assai feconde e buone allevatrici
di prole, gli uomini si mostravano assai più atti alle
armi che non all' agricoltura, e che, solo al suo tempo,
lasciate le armi, attendevano a coltivare i campi
Oltre ciò, mentre in tutti i sepolcreti gallici, come
abbiam visto, abbondano le armi, vi mancano del

(!) Baumeister, p. 2075. Il cosi detto pilum etrusco tro-
vato a Vulci ed esistente nel Museo Gregoriano (Mia. Grog.
voi. I, tav. XXI, n. 6), ha però una forma del tutto diversa.

(2) Vedi la nota 2 della p. 760.

(3) Polyb. 11, 17, 10.

(4) Strabon. Geograph., lib. IV, cap. 2.
 
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