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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0392

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767 il sepolc

un risvolto all' interno. Hanno forma identica le anse
di bronzo rinvenute in una tomba di S. Ginesio ('),
e molto simili altresì, per il risvolto all' interno
sono le anse di due calici di argento trovati a Taranto.

Le medesime anse osservansi pure nel bellissimo
skyphos di terra leggerissima a vernice nera riprodotto
a p. 696 dalla fig. 24, il quale però nella forma
della coppa e nei cordoni dell' orlo, più vivamente
ricorda l'anzidetto skyphos di argento.

Nelle tazze di Montefortino alla semplicità delle
anse corrisponde la decorazione interna del piatto, li-
mitata a leggeri fogliami disposti attorno all' umbilico
centrale, il quale consiste similmente di semplice ca-
pocchia o bottone, senza altro ornamento.

In età più tarda, nel posto dell'umbilico vennero
collocate una o più teste umane, come osservasi, per es.,
nei piatti argentei di Taranto, ch'erano assieme ai
due calici sopracitati. Le kylikes di Montefortino, in
causa della semplicità della forma e degli ornati, si
possono annoverare fra i più antichi prodotti di to-
reutica alessandrina, ed in ogni caso esse e gli altri
tre pezzi argentei, con cui si rinvennero, sono da con-
siderarsi come lavoro greco e non etrusco.

Oltre questi argenti meritano di essere ricordate
anche le due fiasche in lamina di bronzo (tav. Vili,
n. 8 e fig. 23) con superficie divisa a zone orizzontali,
parallele e piene di ornati, sulla più larga delle quali
era distesa una foglia di argento. Vasi consimili si
trovarono anche in Etruria negli scavi eseguiti a Vulci
ed a Bomarzo dal 1834 al 1836 e si conservano nel
Museo Gregoriano (3). Uno di essi presenta tali ana-
logie con quello di Montefortino edito a p. 694 che
si direbbero usciti amendue dalla medesima fabbrica.
Non vi è dubbio che i Galli ricevettero anche tali
vasi dagli Etruschi.

Olle a doppio manico. — Particolare menzione
merita pure la bellissima olla pubblicata a tav. IV,
n. 8, raccolta disgraziatamente in frammenti, in causa
dell' esilità della sua lamina : le robuste anse che la
fiancheggiavano, veggonsi riprodotte, quasi a metà del
vero, al n. 8".

(') Notizie degli scavi 1886, p. 43. Il Museo di Bologna
possiede un' ansa in bronzo di questo tipo, nella quale però in
luogo di uno, sono tre risvolti, che danno all'ansa la forma come
di un riccio e di una spirale.

(s) Notizie degli scavi 1896, p. 380.

(3j Museo Greg., voi. I, tav. IX, n. 3.

) gallico 768

Essendo l'unica olla di questo tipo rinvenuta in tutto
il sepolcreto, dev'essere considerata come un prodotto di
età più antica e che nel IV secolo ornai era scomparsa.

Difatti quattro olle consimili uscirono dai sepolcri
etruschi felsinei del V° secolo: una cioè da un se-
polcro del predio Arnoaldi, che racchiudeva pure due
anfore panatenaiche (') ; due dalla ricca tomba etrusca
del giardino Margherita, che fra gli altri oggetti con-
teneva pure il grande cratere a volute, rappresentante
Menelao che insegue Elena (2), e la quarta da altro
sepolcro di recente scoperto e non ancora descritto.

A p. 643 ho già ricordato un' olla del tutto simile
con il labbro ornato parimente di ovoli e le anse a foglia,
rinvenuta nel sepolcreto gallico di Monte Rolo S. Vito.

Un' olla simile conteneva altresì il sepolcreto gal-
lico di Serra S. Quirico, i belli manici della quale
aveano le doppie placche ornate con testa di Ercole (3).

Un' ultima olla infine dello stesso tipo, con il labbro
decorato di ovoli, e le anse a foglia ornate di ma-
schera silenesca, era in sepolcro di S. Ginesio (4) in-
sieme con parecchi oggetti simili ad altri di Monte-
fortino, fra cui un elmo di bronzo, una kylix ad anse
rivoltate, ed un vaso di forma identica a quello pub-
blicato nella nostra tav. IV, n. 7.

Cacabus(?). — Questo ultimo era certo un reci-
piente che usavasi per cuocervi qualche cosa di grosso e
pesante, cioè che dovea fortemente premere sul fondo :
onde questo, quantunque già largo e robusto, era stato
vieppiù rafforzato all' esterno mediante la parte infe-
riore del manico, che gira sotto la base e finisce in
larga palmetta. Tale manico, fatto ad alta orecchia ed
incastrato sotto 1' orlo ed assai comodo per la presa,
e più 1' anello triangolare ond' esso è ancora munito,
dimostrano che quando il grosso cibo era cotto, lo
si travasava, tenendo il recipiente con la destra per il
manico e con la sinistra per l'anello.

Probabilmente in questo recipiente, la cui forma
ricorda la cuccuma, ancora in uso oggidì, dobbiamo
riconoscere il cacabus degli antichi, menzionato in
una iscrizione pompeiana (5).

{^Notizie degli scavi 1882, p. 135.

(2) Notizie degli scavi 1876, p. 51 e Mon. Inst., voi. X,
tav. 54.

(3) Notizie degli scavi 1891, p. 308.

(4) Notizie degli scavi 1886, p. 45, fig. P.

(5) Corpus Iscript. Latin., voi. IV, n. 1896.
 
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