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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 9.1899

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Brizio, Edoardo: Il sepolcreto gallico di Montefortino: presso Arcevia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9137#0393

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769

DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

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In questa iscrizione si parla della penta, cioè del
prosciutto, che veniva cotto nell'olla o nel cacabo.
L'olla era senza dubbio un vaso alto e capace e di un
tipo analogo dobbiamo altresì immaginarci il cacabus
se poteva servire al medesimo uso. Un'ansa di forma
identica a quella del nostro cacabus si rinvenne a Civita
Alba, presso Sassoferrato ('), ed una fabbrica di cacabi
era in Roma nella località, da cui tolse poi il nome
la Chiesa, detta di S. M. in Cacaberis (2).

Olla su tripods. Al contrario per cuocere o scal-
dare vivande, di modeste proporzioni, dovea servire
la piccola olla, posta ancora adesso sul proprio tripode,
la quale vedesi riprodotta nella tav. IV, n. 3.

Situle. — Ritengo siano vasi per attingere e
contenere acqua, e propriamente situle le due olle
di bronzo con manico semicircolare disegnate sotto i
n. 17 e 21 della medesima tav. IV. Il manico della
prima termina al vertice in un foro attraversato da
anello, il quale serviva per sospendere il recipiente
ad un uncino. Di egual forma era forse anche il ma-
nico della seconda, ma per il guasto da esso sofferto,
tale particolarità non si può più determinare. È no-
tevole il cerchio di ferro che stringe il collo di questo
secondo vaso e che mediante un anello fatto ad 8 col-
legavasi col manico stesso.

Un cerchio in ferro circonda pure il collo di un
vaso consimile rinvenuto l'anno 1897 presso Cagli,
insieme con una casseruola a lungo manico (3).

Vasi da mescere e colatoi. — Comprendo in un
solo paragrafo questi due utensili, la olvo%óri e ì'i]0/j,óg,
sia perchè occorsero assieme in parecchi sepolcri
(n. 8, 23, 34, 35), sia pure, e specialmente, perchè dai
monumenti figurati è dimostrato che l'uno era il com-
plemento dell'altro.

L' oinochoe, come dice il nome stesso, era il vaso
por mescere il vino, ed al suo uso sembra alludano
anche gli emblemi, onde negli esemplari di Mon-
tefortino sono ornate le anse, delle quali una (tav. X,
n. 15) termina in stupenda testa di Dioniso; un'altra
(tav. V, n. 20) in bellissima maschera di Sileno ; due
(tav. IV, n. 14 e tav. XI, n. 10) in duplice foglia
d'edera stilizzata; un'altra (tav. Vili, n. 7) in una

(') Notizie degli scavi 1896, p. 11,

(!) Nibby, Roma neWanno 1838, parte moderna, voi. I, p. 337.
(3) Notizie degli scavi 1897, p. 7.

Monumenti antichi — Vol. IX.

sola foglia, pure d'edera ed anch' essa stilizzata. Sin-
golare soltanto è l'ansa della oinochoe d'argento, ter-
minante inferiormente in volute (tav. IX, n. 5), con le
quali non è facile comprendere che cosa abbia voluto
significare 1' artefice.

Per ciò che riguarda le anse meritano ancora spe-
ciale considerazione altre due oinochoai provenienti pure
da sepolcri gallici. Nella prima, rinvenuta nel più
volte citato sepolcro di Ceratolo, funge da manico una
stupenda statuetta di Dioniso nudo, con le braccia al-
zate, la testa gettata all'indietro con lunghi e fini ca-
pelli disciolti, quasi ebbra baccante ('). La seconda,
trovata nella tomba gallica di Dùhren (2), simile, per
la forma del vaso, all' esemplare di Montefortino
(tav. Vili, n. 7) ha 1' ansa terminante inferiormente
in testa a rilievo, la quale però non mi sembra, come
suppone il eh. autore, di donna, ma è piuttosto di Dio-
niso ; il che ora si può meglio accertare mediante il
confronto con la testa di Dioniso della nostra oino-
choe riprodotta a tav. X, n. 15.

Per quanto io sia contrario alla scuola archeolo-
gica simbolica che ad ogni ornamento degli utensili
attribuisce un profondo e recondito significato, pure in
questo caso, per la frequenza con cui gli emblemi e gli
stessi tipi bacchici sono applicati a questi vasi, i quali
poi conservano sempre la medesima forma, credo
eh' essi alludano all'ufficio stesso dei vasi, eh' era quello
di contenere del vino.

Oinochoai in bronzo si rinvennero pure nei sepol-
cri gallici del territorio felsineo. Oltre quella già ci-
tata del sepolcro di Ceratolo, un'altra se n' ebbe anche
dal sepolcro 953 del predio Benacci, appartenuto a
guerriero, ed una pure dal sepolcreto di S. Maria di
Cazzano. L'ansa della prima termina in una piastra
liscia a forma di cuore o di foglia; quella della seconda
in una palmetta stilizzata e sormontata da due serpi.
Di tipo identico è l'ansa di una terza oinochoe con-
servata nel Museo di Bologna e proveniente da Ba-
gnarola, ove si rinvenne con alari di ferro, tegghie ed
altri oggetti del periodo gallico (3).

Mentre però tutte le oinochoai di MontefoL'tino
hanno orifizio circolare, in quelle dei sepolcri gallici

(') Gozzadini, Di un antico sepolcro a Ceretolo, tav. I.

(2) Schumacher, Ein gallxsch.es Grab bei Dùhren, tav. Ili,
n. 40, 40a e p. 418.

(3) Notizie degli scavi, 1882, p. 103.

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