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789

DI MONTEFORTINO PRESSO ARCE VI A

790

quello di Montefortino spetta nel complesso ad età più
antica, quello felsineo ad età più recente, come più
volte ho avuto occasione di notare nel corso del lavoro.

Cultura dei Seuoni
durante il loro soggiorno in Italia.

Il sepolcreto di Montefortino ha fornito documenti
vari ed importanti per giudicare della civiltà acqui-
sita dai Galli Senoni dopoché si erano stanziati in
Italia; ma non ha offerto assolutamente nulla che giovi
a farci conoscere il grado di cultura a cui essi
erano giunti prima della loro immigrazione nella pe-
nisola. Perchè, per quanto quegli invasori si vogliono
concepire barbari, quando ancora dimoravano oltre
Alpi, doveano pure avere suppellettile propria, armi,
ornamenti, attrezzi, ecc.

Ed avanzi di tale suppellettile si sarebbero dovuti
riconoscere appunto nel sepolcreto di Montefortino, che
fra tutti quelli simili finora scoperti in Italia, è senza
dubbio il più antico. Per contrario non vi si è trovato
assolutamente nulla di barbarico (') cioè non un og-
getto che non si possa o debba attribuire al commercio
dei Galli con gli Etruschi. Porse in questo fatto dob-
biamo vedere una conferma della notizia di Polibio (2),
secondo cui i Galli, fin da quando erano semplici con-
finanti con gli Etruschi, già aveano con questi stretto
relazioni commerciali; per conseguenza fin d'allora poco
a poco doveano aver rinunziato ai primitivi costumi.

La suppellettile di Montefortino ha fornito al con-
trario qualche argomento indiretto per la quistione
tanto dibattuta intorno la provenienza dei Galli.

nolto tempo si era creduto, siili' autorità di
che i Galli, i quali invasero l'Italia, fossero
•,1 centro della Francia attuale, la Celtica di
vi fossero penetrati per i valichi delle Alpi
i. Questa opinione è ora abbandonata dai
eminenti che hanno studiato tale quistione,
d, il D'Arbois, il Niese, il Keinach ed il

i oggetti di tipo gallico-barbarico primitivo, che,
a, siansi finora rinvenuti in Italia sono: il torques
ro massiccia, finiente in due dischi, e i dieci dischi
essi, pur d' oro. rinvenuti, assieme con una armilla
>ro, presso Siena, oggetti tutti posseduti dal mar-
Helbig in Bull, dell'Inst., 1875, p. 257 e Milani,
■i telamonesi in Materiali e studi, voi. I, p. 141,

(I, 17, 3.

V, cap. 34.

Pernice ('), i quali concordemente credono che i Galli
siano discesi in Italia dal nord-est delle Alpi.

Se la prima opinione fondavasi sulla somiglianza
che gli oggetti gallici d'Italia presentavano con quelli
rinvenuti nei sepolcreti gallici della Marna, ora da
Montefortino è dimostrato che gli oggetti gallici d'Italia,
sono di età più antica, che non quelli rinvenuti in
Francia, quantunque gli uni e gli altri abbiano appar-
tenuto a popoli della medesima stirpe (2).

Tale affinità etnografica è attestata poi anche dal
rito funebre, il quale tanto a Montefortino quanto nei
sepolcreti della Marna è l'umazione esclusiva.

Con l'andar del tempo tale rito perdette la sua
primitiva purezza, sia presso i Galli Cisalpini, sia
presso i Transalpini. Nel sepolcreto gallico felsineo
più recente di quello di Montefortino già si hanno
parecchie tombe a cremazione. Questa domina poi
quasi esclusivamente nelle tombe galliche di Lom-
bardia, spettanti, quelle almeno finora scoperte, al
tempo in cui quella regione era già stata occupata dai
Romani. La stessa cosa avvenne presso i Galli Trans-
alpini. Perchè mentre nelle tombe più antiche, quelle
dette della Marna, domina esclusivo il rito funebre
dell' umazione, Cesare e Diodoro Siculo rilevano quale
rito funebre proprio dei Galli del loro tempo, la cre-
mazione (3).

La civiltà che i Galli Senoni, dimorando in Ita-
lia, aveano già nel IV secolo acquistato, era non sol-
tanto materiale, cioè non consisteva solo nel possesso
e nell' uso di oggetti svariatissimi simili a quelli degli
Etruschi e di altri popoli della penisola, i quali og-
getti pur doveano aver potentemente contribuito a
modificare i loro primitivi costumi, ma era una civiltà

(!) A. Bertrand, Archéologie celtique et gauloise, p. 403;
D'Arbois de Jubainville, Les premiers habitants de VEurope,
voi. I, p. 262; voi. II, p. 278 e sgg.; Niese, Zur Geschichte
der keltische Wanderung (nella Zeitschrift fur deutsche Alter-
thum, XXIV, p. 149j; Eeinach, Revue archeolog., 1898, voi. 32,
p. 452; Pernice, Sui Celti e loro immigrazione in Italia, Ca-
tania, 1899, p, 14; Taramelli, in Rivista storica italiana del
Rinaudo, voi. V, fase. I, gennaio-febbraio 1900, p. 12.

(2) Per la suppellettile dei sepolcreti gallici della Marna,
merita di essere consultata sopra tutto l'opera seguente : Leon
Morel, La Champagne souterraine — Trente-cinq années de
fouilles archéologiques dans la Marne 1898 che contiene la
descrizione AeWAlbum des cimetières de la Marne de toutes
les époques il quale atcompagna quel lavoro.

(3) Caesar, De bello gallico VI, 20; Diod. Sic. lib. V,
cp. 28, 5.
 
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