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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Editor]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0051

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STUDIATA SPECIALMENTE IN ESTE

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(ora Caprara), la quale fu poi pubblicata dal Bri-
zio (').

Altre oinochoai eguali o somiglianti si trassero da
altre tombe di quel sepolcreto (2), del sepolcreto De
Lucca (3) e di S. Maria Maddalena di Cazzano (4).

Anche due ciotole, n. 3012, 3018 fanno parte delle
suppellettili delle tombe Boldù-Dolfin : le quali per
il colore giallognolo dell'argilla, non che per la forma,
si riscontrano esattamente con quelle delle tombe
n. 105 della Palazzina Capodaglio ; e, come sopra ho
osservato, sono da raccostare alle stoviglie d' argilla
cenerognola. Abbondano infatti le tazze di questo
genere nei detti sepolcreti gallici del Bolognese (5)
e nelle tombe del quarto periodo d'Este (6).

Devesi finalmente por mente a due vaselli, uno
skyphos ed una kylix, i quali somigliano pure ad
esemplari scoperti nei gallici sepolcreti di Bologna.

Il primo (tav. V, fìg. 9) è uno skyphos, n. 3022,
alto m. 0,19 col diam. della bocca di 0,215, rotto e
mancante di una buona parte e dell' orlo superiore, ori-
ginariamente fornito di due manichi orizzontali, d' uno
de' quali restano ancora le attaccature. Sotto ad ognuno
dei manichi è una palmetta circondata da volute. Gli
spazi compresi fra le dette palmette erano occupati
ciascuno da una figura di volatile ad ali spiegate.
Questo è visibile nella parte conservata ; nella parte
opposta non ne rimangono che due piccole porzioni:
il becco e un lembo del petto.

La tecnica non è quella de' buoni tempi delle ce-
ramiche greche. Per questa speciale tecnica il vaso
differisce dallo skyphos frammentario (tav. V, fig. 23)
della tomba Capodaglio n. 105, ove le palmette e
le figure sono trattate secondo il metodo consueto
della pittura rossa, cioè col color rosso naturale del
fondo, senza sovrapposizione di tinta rossa sul nero.
Il vaso ha ricevuto una mano di vernice nera uni-
forme, e i motivi decorativi sono stati con color rosso

(') Tombe e necrop. galliche negli Atti e Memorie della
R. Deput. -di Storia patria per la Romagna, s. Ili, v. V (1887),
p. 473; tav. V, fig. 4 (tomba 934).

(2) Brizio, op. cit., p. 469 (tomba 623), p. 470 (tomba 863),
479 (tomba 965). Cfr. anche tav. V, fig. 22 e 25.

(3) Brizio, op. cit, p. 483 (tomba 25).

(4) Brizio, op. cit., p. 500, n. 3, 4.

(5) Brizio, op, cit., passim.

(6) Cfr. Ghirardini, Notizie 1883, p. 383 e seg. passim
(== Necrop., p. 62 e segg.).

soprapposto appiccicati sulla vernice del fondo (').
Ma il color rosso è oramai assai sbiadito. L' Helbig
ha posto per primo attenzione al vaso delle tombe
Boldù-Dolfin, e lo ha confrontato ad uno consimile
del sepolcreto gallico bolognese del predio Benacci (2).
Io stesso poi ne ho parlato insistendo su tale con-
fronto (:5).

Dopo la pubblicazione del materiale de' sepolcreti
gallici del Bolognese siamo in grado di determinare
anche meglio la identità de' due esemplari (4) e ag-
giungere altresì che il vaso bolognese simile all' estense
non è il solo, ricordandone il Brizio due identici ap-
partenenti allo stesso sepolcreto del fondo Benacci (5).

Il secondo vaso delle nostre tombe Boldù-Dolfin
(tav. V, fig. 24 A, B) è una tazza a vernice nera
(n. 3021) del genere etrusco-campano, alta m. 0,065
col diam. di 0,14, mancante di circa una terza parte;
ornata nel fondo di impressioni: una serie di cer-
chietti concentrici portanti intorno 4 palmette im-
presse alternate con 4 archetti quasi semicircolari : mo-
tivi tutti impressi a stampa.

Un fondo di tazza affine portante impresse nel-
l'interno lasciato rosso otto palmette a stampa con-
catenate mediante archetti, che si intersecano, fu sco-
perto nel 1877 a Caldevigonel podere Candeo (necropoli
settentrionale) e si conserva fra gli oggetti sparsi nel
museo atestino ; e un terzo fondo di vaso (tav.V, fig. 29)
simile all'esemplare precedente con palmette e segmenti
di circolo impressi, intorno a cui ricorrono tre giri con-
centrici fatti di piccoli trattini obbliqui (non ripro-
dotti), è parimenti conservato nel detto museo, senza
che ne sia nota la provenienza.

Sebbene non manchino esempi di tazze con im-
pressioni di palmette nella necropoli della Certosa (6),

(1) Appartiene questo vaso a una delle classi riferite dal
Furtw&ngler a fabbriche italiche indeterminate; op. cit., n. 3636
e segg. I vasi n. 3652-3668 sono della stessa forma. Cfr. anche
Patroni, La ceramica antica nelV Italia merid.,?. 148 e segg.

(2) Bull. delVInst. 1882, p. 79.

(3) Notizie 1889, p. 387 (= Necrop., p. 66).

(«) Brizio, op. cit., tav. V, fig. 5, p. 478. Appartiene alle
due tombe 959 e 960.

(5) Brizio, op. cit., p. 469 (tomba 623), 477 (tomba 954).

(«) Zannoni, op. cit., tav. CXXXIX, fig. 1, 2, 3, 4. Non si
può più dubitare oramai che questo genere di tazze con pal-
mette impresse risalga insino al secolo V: cfr. Archàolog. An-
zeiger, 1891, p. 18.
 
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