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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0073

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133

STUDIATA SPECIALMENTE IN EST E

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stessa specie espresse nelle situle di Este. E si noti
che quivi tali figure, combinate e associate eon altre,
costituiscono nn vero e proprio sistema organico de-
corativo, affatto ignoto a chi applicò questa o quella
rara figura animale alle pietre, alle ceramiche, alla
fibula d'oro del Bolognese.

Bisogna assolutamente discendere all'età etnisca
della Certosa per trovare bronzi, che si riannodino ve-
ramente alle situle estensi. Ma anche qnesti sono bene
scarsi. Non possiamo citare che le due notissime si-
tule, della Certosa (') e del predio Arnoaldi (2), una
teglia di bronzo della stessa necropoli della Certosa (3),
alla quale sin dal 1888 io richiamai l'attenzione de-
gli archeologi (4) e finalmente uno specchio (5).

La teglia spettante alla tomba n. 108, contenente
un'anfora (6) a figure rosse di stile severo, ha incisa
tutto all'ingiro nella parte esterna una fila di figure
di piccoli quadrupedi e di uccelli rivolti a dr. e com-
posti con quella uniformità, che è propria delle situle
estensi E-H (tav. II) e in genere de' cinturoni. Ma
sebbene fra i quadrupedi siano più numerosi i lepri,
che sono la specie più comune di que' monumenti
atestini, e di cui alcuni hanno la testa piegata in-
dietro, motivo frequentissimo ne' monumenti stessi,
tuttavia si ha sulla teglia anche qualche animale
d'altra natura, per es. il leone alato e la pantera (?).

Caratteristiche sulla teglia bolognese sono certe
specie di ali o di ramoscelli, che partono dal petto di
talune delle figure di uccelli e quadrupedi, simili a
quelle, che abbiamo incontrato in parecchie situle estensi
(C, E, F, 1= tav. I, II, fig. 1, 2, tav. III). L'Hoernes,
toccando del bronzo bolognese, credette trattarsi di

(') Cfr. per la bibliografia, parte I, col. 172. Aggiungansi
alla bibliografia: Bertrand e Reinach, Z«s Celtes,?. 109. Montelius,
op. cit., I, B, tav. 105. Hoernes, Ungesch. d. Kunst., tav. XXXII.

(*) Cfr. per la bibliografia, parte I, col. 173. Aggiungansi:
Chantre, Recherches anthrop. dans le Caucase, I, p. 206, fig. 181.
Bertrand e Reinach, op. cit., p. 111. Montelius, op. cit., I, B,
tav. 100, fig. 1 a, b.

(3) Zannoni, Gli scavi della Certosa, tav. L, fig. 31-33.
Montelius, op. cit., I, B, tav. 104, fig. 8.

(4) Notizie 1885, p. 358 (= La collez. Barat., p. 187). Da
ultimo tenne conto di questo raro monumento 1' Hoernes, op.
cit., p. 956 e nota 2.

(5) Brizio, Nuova situla negli Atti e Memorie cit., s. Ili,
v. II, tav. VI-VII, fig. 2, p. 307 e 308.

(6) Cfr. Zannoni, op. cit., tav. L, fig. 2, 15, 25:

vere e proprie ali attribuite agli animali rappresen-
tati (').

A torto l'Hoernes (2) dice che questa teglia certa-
mente proviene da una fabbrica, che è da cercare meno
nell'Emilia che nel Veneto. Imperocché l'analogia di
questo bronzo con quelli del Veneto si limita ai motivi
decorativi, che evidentemente sembrano imitati di là; ma
il tipo, e la tecnica del vaso, non trovando riscontro nel
materiale atestino ed essendo schiettamente etruschi,
dimostrano che un artefice del luogo appunto applicò a
un vaso delle fabbriche paesane gli elementi orna-
mentali usitati nella regione veneta per le situle e
per le cinture.

Lo stesso dicasi dello specchio tornato in luce in
un sepolcro etrusco del predio Arnoaldi : nel quale è
graffita la figura di un guerriero galeato in atto di
suonare una buccina, circondato da due quadrupedi, che
sembrano leoni, con fauci aperte e lingua fuori, sim-
metricamente rampanti e poggiati colle zampe ante-
riori alla persona di lui. Mentre lo specchio è un si-
curo prodotto dell'arte etnisca del secolo V col suo
ornamento finamente inciso d'una palmetta e di un
meandro, l'ornamentazione scolpita più grossolanamente
appartiene ad un genere di motivi proprio delle situle
venete.

Veniamo alle due situle figurate. La più antica è
certamente quella della Certosa.

Per quanto non si sian trovati nella tomba a ustione
n. 68, onde uscì la situla, vasi dipinti caratteristici per il
disegno e lo stile, pure la lekythos nera ateniese,
le due fibule del tipo della Certosa ivi deposte, la
ciotola rozza di fattura etrusca portante due sigle
graffite (3), infine la giacitura della tomba e la sua as-
sociazione con le altre offrono almeno dati generici
per indurci a riferirla al secolo V av. Cr.

La situla della Certosa dimostra grandi affinità con
la situla A Benvenuti. Essa è, per la concezione del di-

(') Hoernes, op. cit. Il fatto stesso, notato da lui, che la
pretesa ala avanti al petto è attribuita anche ad animali non
alati, cioè non forniti della solita ala alla spalla, parrebbe di-
mostrare non trattarsi di ala stesa innanzi. Nella situla C di
Este sono chiarissimamente espressi dei ramoscelli.

(2) Hoernes, op. cit., p. 656, nota 2.

(3) Cfr. Zannoni, Scavi della Certosa, tav. XXXV, fig. 2-5.
Brizio, Nuova situla negli Atti e Memorie ecc., s. Ili, v. II,
p. 271. Ghirardini, Notizie 1888, p. 361 (= La collez. Barat.),
p. 190).
 
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