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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0079

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145 STUDIATA SPECIE

in essi incise vennero improntate al repertorio deco-
rativo delle sitale venete.

Un fatto analogo si riscontrerebbe nelle sitale della
Certosa e del fondo Arnoaldi. Esse sarebbero state non
solo ornate con lo stile, ma anche costruite con la
tecnica delle sitale atestine. Trasferire la decorazione
delle situle alle sitale estrascbe ottenute con un pro-
cesso meccanico del tutto diverso da quello dello ar-
caico vasellame dell' età di Villanova, cioè lavorate
e martellate a fuoco tutte d'un pezzo, era impossibile.
Sulle stesse pareti di quelle situle non si sarebbero
potuti ottenere altri ornati che incisi, come si otten-
nero malamente i semplici e brutti ornati dello spec-
chio e della teglia. Si preferì adunque fabbricare
anche i due vasi con lo stesso processo delle situle,
cri cui volevasi imitare la decorazione. Il quale pro-
cesso del resto era tutt' altro che ignoto agli Etru-
schi nel periodo della Certosa, essendo in sostanza
quello stesso, col quale si costrussero le ciste a cor-
doni, uscite numerose dai sepolcri etruschi. Ma la
situla della Certosa massimamente, con le curvature
delle spalle, di cui non ci danno esempio le situle di
Este, si avvicina quanto alla forma alle situle etni-
sche di un sol pezzo, che sogliono trovarsi (') appunto
nella necropoli etnisca; il che conferma il sospetto
che artefici del paese, cioè artefici etruschi siano stati
autori del vaso, e si siano ingegnati, pur valendosi
d'altra tecnica, a dargli la curva elegante della spalla,
quale mostravano gli esemplari in uso appunto nel
paese.

Ammessa questa ipotesi, si capirebbe anche perchè
la situla della Certosa per correzione di disegno,
per castigatezza di forme, per stile disciplinato e
severo, per armonia di composizione riescisse supe-
riore alla situla Benvenuti di Este e forse a tutte
le altre che conosciamo. Il lavoro condotto su mo-
delli forestieri, quelli stessi su cui lavoravano i cal-
cheuti veneti, ma capitato nelle mani di un abile
artefice etrusco, avrebbe superato di gran lunga i
prodotti congeneri.

(') Cfr. Zannoni, Scavi della Certosa, fcav. XIX, fig. 3, LIV,
fig. 6: LXIII, fig. 7; LXIV, fig. 7; Montelius, La civilis. I, B,
tav. 104, fig. 12. Mancherebbe alla situla della Certosa solo la
pronunziata espansione del labbro.

Monumenti antichi. — Vol. X.

[.MENTE IN ESTE \4Q

§ 3. Gruppo alpino. La cista di Morìtzing. Le situle
di Matrei, di Welzelach, di Watsch. Situle e
cinture di S. Marein. Situla e lamine di Klein-
Glein. Coperchio di Hallstatt.

Ma è tempo che, lasciando il gruppo cispadano
delle situle, facciamo una breve rassegna degli esem-
plari appartenenti al gruppo alpino, dove la ornamenta-
zione figurata fiori più largamente e durevolmente che
altrove. Intendendo alla ricerca degli elementi zoornor-
fici ci renderemo conto anche qui della ragione e del
modo, in cui furono applicati e baderemo ai rapporti
di tipo e di stile, onde si collegano alle situle di Este.

Del gruppo alpino, che denominammo reto-illirico,
abbiamo notato già la strettissima cognazione col
gruppo veneto ('). È una cognazione non solo indu-
striale e commerciale, ma etnica, comprovata già da-
gli studi di archeologi e filologi (2).

Incominciamo dal Tirolo.

I frammenti della cista cilindrica di Moritzing,
ingegnosamente ricostituiti dal Wieser (3) ci dimo-
strano tre zone figurate, di cui la inferiore offre la
solita fila di animali, come la inferiore zona delle si-
tuie della Certosa e del predio Arnoaldi.

Abbiamo qui tre sorta di bestie selvatiche volte
a dr. : la prima dagli orecchi lunghi ed irti senza
corna, la seconda con un lungo corno un po' contorto,
la terza col corno ramoso : cioè una cerva, uno stam-
becco, ed un cervo

Questa unione di tre animali era ripetuta tre volte
ed egualmente disposta; ma la serie è lacunosa e si
conservano, più o meno frammentari, solo le tre cerve,
due stambecchi e due cervi. Veggasi la parte ripro-
dotta dalla nostra fig. 45. I tre animali sono per-

(1) Cfr. parte I, col. 1G6.

(2) Cfr. Orsi, Bull, di paletti. XI (1885), p. 81-171. Pauli,
Die Venefer und ihre Schriftdenkmàler, p. 413-440.

(3) Wieser, Die Bronze-Gefàsse von Moritzing nella Zeit-
schrift dea Ferdinandeums, s. Ili, fase. 35, tav. I, p. 7-11
dell' estr.

(4) Il Wieser interpreta la seconda figura come gazella. Se-
nonchè la dimensione e la forma del corno mal corrisponde a
queir animale. Noi lo chiamiamo stambecco: la tortuosità del
corno non corrisponde, è vero, esattamente a questa specie, ma
neppure alla gazella. Si potrebbe piuttosto, se si dovesse tener
conto di questo particolare, pensare al capricorno ; ma, come
più volte abbiamo avvisato, non bisogna dimenticare che le fi-
gure di questi animali sono sempre stilizzate.

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