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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0106

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199

LA. SITULA ITALICA PRIMITIVA

200

vallo, che ha una parte larghissima nelle figurazioni
scenografiche delle situle venete e alpine, ove sono
tanto frequenti le pompe militari, le corse di cava-
lieri e di carri. Ma 1' animale medesimo ha anche ser-
vito come mero elemento decorativo, disposto in fila
con le altre figure: lo abbiamo effigiato nella situla L
(tav. IV) in quello stile deformato e come imbarbarito,
che è proprio dell' ultimo gruppo delle situle atestine.
Ivi i cavalli non sono quasi dissimili per la corpo-
ratura dai leoni, ed hanno, come quelli, le ali. Se-
nonchè anche prima di questa età il cavallo ha ser-
vito di elemento puramente decorativo, come dimostra
la guaina di pugnale, proveniente da una tomba più
antica, della Casa di Ricovero (fig. 33), ove sono tre
cavalli senz' ali di forme più corrette e più naturali-
stiche, simili a quelli che veggonsi incisi nell' elmo
di Oppeano (fig. 36, 37). Anche in questi cavalli della
guaina di pugnale è notevole l'uso delle linee spirali
per indicare gli omeri e le coscio.

Un' ulteriore nota, che si riscontra nelle figure ca-
valline e leonine della situla L, è costituita da quelle
fasce, che sono segnate attraverso ai colli. Simili
fasce si hanno, sia ne' colli, sia ne' petti di figure
di quadrupedi in un cratere di Cipro (]), in una fi-
bula beotica (2), nella corazza di Olimpia (3), e
in vasi neri di terra artificiale, od in buccheri del-
l' agro falisco e dell' Etruria. Tra i primi basti ricor-
dare il medesimo kantharos di Narce (fig. 59); fra
i secondi il già citato cantharos tarquiniese del museo
di Berlino (4).

I cavalli alati della sitala L (tav. IV), come i non
alati della guaina di pugnale estense (fig. 33) e del-
l'elmo d'Oppeano (fig. 36, 37) sono del resto i più
caratteristici elementi dell'arte ionica e ricorrono in
ambedue le forme in una serie di monumenti mol-
teplici, a queir arte più o meno direttamente con-
nessi (5).

(') Ohnefalsch Richter, A'ypros, p. 40, fig. 38. Sono
espressi ivi due cavalli e una capra, il cui corpo è ricinto da
varie fasce (dalle 4 alle 6 ciascuna).

(2) Jahròuch des Inst., Ili, p. 362.

(3J Olympia, IV, tav. 58, n. 980.

(4) Furtwangler, Beschreibung, n. 1541; Karo, op. cit,
tav. I. Cfr. sull'uso di queste fasce, rimasugli della ornamen-
tazione geometrica, lo stesso Karo, op. cit., p. 4 e 20.

(5) Cfr. Savignoni, Mori. Aut., VII, p. 330-332, 345-347.
Karo, op. cit., passim.

Cavalli alati incontriamo ne'vasi protoattici (');
alati e senz' ali nei celebri vasi di Milo (2).

Alato troviamo il cavallo sullo skyphos argenteo
vetuloniese (3) e nell' anfora di bronzo d'Orvieto. Tanto
con le ali quanto senza esse apparisce in una serie di
vasi d'impasto nerastro dell'agro falisco (4), alla cui
serie appartiene il kantharos sopra ricordato (fig. 59).

Non dimentichiamo un' ultima particolarità con-
cernente le composizioni zoomorfiche delle nostre situle.
Nell'esemplare atestino C (tav. I.) un piccolo quadru-
pede è rappresentato sotto al ventre d'uno maggiore,
e un gruppo simigliante è nella situla di Sesto Ca-
lende (fig. 39), dove è con fare ingenuamente pri-
mitivo accennato l'atto dell'allattamento. Composizioni
analoghe con quest'ultima significazione naturalistica
si hanno nell'arte micenea (5). In monumenti ciprioti
o greco-orientali un minor quadrupede sotto il ventre
di uno maggiore serve soprattutto come riempitivo
di spazio (fi)-

Abbiamo con queste comparazioni toccato con mano
come non solo le specie degli animali espresse nelle
situle, ma i tipi precisi della loro rappresentazione
e fino certi particolari tecnici e stilistici, rispondano a
originali greco-orientali ed etruschi. Soltanto, secondo-
chè risulta dalle analisi stilistiche a suo tempo instituite
sulle situle, la trattazione, che gli artefici locali fe-
cero degli organismi e delle forme, da principio rigo-
rosa e sobria, cadde appresso nel manierato e si sna-
turò in ultimo allontanandosi sempre più dai prototipi ;
per modo che noi non ritroviamo più in buona parte
de'nostri bronzi la particolare impronta della genia-
lità e del fine spirito naturalistico proprio dell' arte
ionica : pregi del resto, che anche ne' prodotti locali
dell' Etruria fanno assai spesso difetto.

Rimane ora da considerare un' ultima ed essen-
zialissima parte della ornamentazione delle situle ate-

(1) Jahrbuch, II, p. 45, n. ig (p. 46, fig. 4), p. 49, 4/.
Vedi anche il vaso ascritto dal Dummler alla famiglia eolica ;
Rutti. Mitth., Ili, p. 175, fig. 5.

(2) Conze, Mei. Thongefàsse, tav. I, II, IV, V, fig. 1.

(3) Falchi, Vetulonia, tav. X, fig. 3.

(4) Vedi indicati gli esempi dal Karo, De arte vasc, p. 4-6.

(5) Cfr. Perrot e Chipiez, Histoire de L'art, VI, p. 845,
fig. 428, n. 10; p. 847, fig. 431, n. 5.

(e) Perrot e Chipiez, op. cit., Ili, p. 703, fig. 514; p. 856,
fig. 624; p. 857, fig. 625.
 
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