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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Ghirardini, Gherardo: La situla italica primitiva studiata specialmente in Este, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0114

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LA SITUILA ITALICA PRIMITIVA

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trasmisero qui i modelli, quali si fossero, della deco-
razione greco-asiatica, imitati e riprodotti dalle offi-
cine venete, sembrerebbe avessero dovuto pur lasciare
qualcosa sul luogo, che attestasse il loro intervento.
È un' ardua questione, che non abbiamo ancora il modo
di risolvere.

Parrà strano altresì che, mentre mancano prodotti
greci affini all' arte dello situle, sono abbastanza fre-
quenti in Este i vasi attici del secolo V e della prima
metà del IV, di cui abbiamo dato notizie e ripro-
duzioni nuove : vasi, i quali non hanno niente che fare
con le situle e pure appariscono negli strati e nelle
tombe, a cui talune di esse appartengono. È evidente
che le situle atestine si debbono riguardare come pro-
dotti, la cai origine risale molto più indietro ed è
assolutamente diversa da quella di siffatti vasi, i quali
solo accidentalmente vi si trovano qualche volta in-
sieme. Abbiamo infatti assodato che la tomba, onde
uscì la situla Benvenuti A, ed anche quella del coper-
chio B sono anteriori all' importazione de' vasi greci
attici nel territorio estense.

Ma, se mancano nelle tombe di Este prodotti cera-
mici greco-arcaici e coevi alle più antiche situle, non
si può dire che manchino proprio sulle coste adriatiche
i vestigi del commercio greco anteriore all' attico del
secolo V: anteriore a quel commercio, che specialmente
dagli scali di Adria importò tanta merce nell' Etruria
circumpadana e soprattutto nel Bolognese.

È certo che elementi della civiltà greco-orientale
e persino tarde propaggini della micenea si sono riscon-
trati nelle necropoli picene ('); ed anche di recente,
divulgando un vaso di bronzo di Cupramarittima, io
ho insistito nel porre in evidenza la esistenza di sif-
fatti elementi sulle sponde orientali dell' Italia, ed
ho espresso la congettura che la cista a cordoni, di
cui abbiamo un esemplare anche ad Este e parecchi
nelle necropoli del Litorale, sia venuta in Italia dal
commercio greco per l'Adriatico (2). Chi ci dice che
qualche esemplare delle ciste a cordoni quivi rac-
colte non siano di greca fattura ?

Oltre a ciò, relazioni, in genere, di traffici esercitati
da Greci attraverso all'Adriatico attesta il trovamento

(') Cfr. Brizio, La necropoli di Novilara nei Mon. ant.
V (1895), p. 85 e sgg.

(s) Bull, di paletti, ital, XXV (1899), p. 100 e sgg.

di tazze e altri vasi dipinti a decorazione geometrica
nei sepolcreti istriani de' Pizzughi (') e di Vermo (2),
in quello goriziano di S. Lucia (3), e in uno dei tu-
muli di S. Marein (4). Questi vasi, di cui si ebbero
esemplari anche nella necropoli di Novilara (5) (uno
fra questi identico a un vaso de' Pizzughi), credonsi
provenienti dall'Apulia (°).

Si aggiunga che due elmi di bronzo conici, sco-
perti l'uno a Vermo (") l'altro ai Pizzughi (8) si ri-
scontrano parimenti ad esemplari della necropoli di
Novilara (!)), e risalgono fuori di dubbio gli uni e gli
altri a prototipi greci (l0).

Solo da nuove scoperte del resto possono esser
colmate le lacune delle nostre conoscenze monumen-
tali. Di Spina appena conosciamo la situazione ; di
Adria troppo miseri avanzi e rovinosi possediamo
finora per essere in grado di affermare alcuna cosa
intorno al commercio ellenico, che potè aver fiorito
ivi innanzi alla fine del secolo VI o all' inizio del V,
in cui incominciò l'importazione dei vasi ateniesi.

Non ci resta che augurarci s'intraprendano quando
che sia nuove indagini in queste e in altre località
prossime alle spiagge dell'Adriatico, e che i risultati
possano gettare un po' più di luce intorno alla natura,
all' età e alla durata del commercio greco, la cui effi-
cacia sulle industrie del settentrione della nostra peni-
sola non può essere revocata in dubbio.

(') Amoroso, Le necropoli dei Pizzughi, negli Atti e Meni,
della Società istr. d'archeol., V (1889), tav. V, fig. 1, 2.

(2) Marchesetti, La necrop. di Vermo, nel Bull, della
Soc. Adriat. di scienze naturali. Vili (1883), tav. I, fig. 6.

(3) Marchesetti, Scavinella necrop. di S. Lucia (1885-1892)
nel Bull, cit., XV (1893), tav. VI, fig. 9, 10; cfr. p. 153,
219, 220; Szombathy, Mittheil. der Anthrop. Gesellschalft in
ìì'ien, XVII (1887), p. 28.

(4) Szombathy, Mittheil. cit., XXIV (1894), p. 74.

(5) Brizio, La necrop. cit, col. 121, fig. 12; col. 297, fig. 77;
col. 298, fig. 78; tav. XIII, fig. 8; cfr col. 296-298.

(6) Cfr. Orsi, Bull. deWInst., 1885, p. 38 e sgg., e Bull,
di paletn., XI (1885), p. 71 e segg; Brizio, op. cit., col. 297;
Furtwangler presso Szombathy, Mittheil. cit., XXIV, p. 74.

(7) Moser, VII Bericht der pràhist. Commission der k.
Akad. der Wissenschaften ùber die Arbeiten im Jahre 1883,
tav. IV, fig. 1 ; cfr. Orsi, Bull, di paletn., XI, p. 78.

(8) Amoroso, op. cit., tav. VI, fig. 8; cfr. p. 30. Orsi, Bull.
cit, tav. I, fig. 4 ; cfr. p. 77 e sgg.

(9) Brizio, La necrop. cit., col. 198, fig. 39 ; col. 204, fig. 43 ;
col. 205, 206, fig. 44, 45; cfr. col. 214 e sgg.

(10) Cfr. le osservazioni del Brizio (ibid.), che instituì una
accurata analisi sul tipo di codesti elmi, e ne provò la origine
greca.
 
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