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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Mariani, Lucio: Aufidena: ricerche storiche ed archeologiche nel sannio settentrionale
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0127

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ATJF1DENA

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Altre vedette si può supporre per la loro po-
stura che fossero le cime vicine di Scontrone e il ca-
stello di Alfedena; ma se vi erano mura antiche, le
costruzioni medievali e moderne ne hanno qui can-
cellato ogni traccia. Pel castello di Alfedena si con-
serva nella tradizione il nome antico di Mons Cari-
cius (') che avrebbe dato 1' appellazione di Caraceni
o Caricini alla tribù sannitica di questa regione, se
pur questo nome non è una ricostruzione dotta basata
sull' ipotesi del Cluverio (2).

La città veniva fornita di acqua per mezzo di un
acquedotto intagliato nelle pendici della roccia, il
quale prendeva l'acqua dall' alto corso del Biotorto
a sud ovest di Alfedena, nel punto detto Foce delle
Penne, ove è la cosidetta Foce (3). Se ne possono se-
guire le tracce dalla Foce delle Penne alla Foce di
S. Antonio, ove poi, scendendo lungo il confine occi-
dentale delle Vigne, giunge ai piedi della città presso
il luogo detto Fonticella, ove era realmente una fon-
tana anche in tempi più recenti, ed ove discende pure
una strada dalla valle Curino per la Noce Pecorella.
Il modo come questo acquedotto è intagliato nella
roccia ricorda quello che si riscontra in alcune città
cretesi, ove uguale difficoltà di percorso per le acque
si doveva vincere; ne ho notate le traccie a Lyttos,
a Castello presso Zakro ecc. (4).

La suppellettile della città.

Ho accennato ad alcuni oggetti esistenti nel Museo
Civico Aufidenate, provenienti dalla Valle Curino, ed

(') Cfr. l'iscrizione del Ponte d'Achille:
Montis Caricii priscis huc ora patebant
Pomonae vanus tunc ubi cultus erat ;
aspice iam molem quae nunc renovata, viator,
qaude simul cultum quod periisse vides
Steph. Virgilio Archip. p. A. D. 1825.

(2) Cluverio, Italia antiqua, p. 1193, 46.

(3) Si dà comunemente il nome di Foce alla stretta gola
attraversata dal fiume, così quella delle Penne, quella di s. An-
tonio, quella di s. Nicola dietro al Castello e quella di Barrea
attraversata dal Sangro.

(4) Mariani, Antichità cretesi, nei Mon. Lincei, VI, 1896,
pp. 239, 294; cfr. anche Taramelli, Ricerche cretesi, nei Mon.
Lincei, IX, 1899, p. 406, figg. 44 e 45.

MONUMKNTI ANTICHI — VoL. X.

ho detto già come dal saggio di scavo praticato dal
De Nino in questa località venissero alla luce anti-
chità romane e preromane. Il eh. Ispettore ha avuto
la cortesia di comunicarmi le notizie inedite di questo
scavo, le quali ben volentieri riassumo e pubblico in
questo luogo :

« Gli scavi furono eseguiti nel 1879 ; verso la
« metà della valle tra il Colle degli Asini ed il Colle
« Quirino ; fu aperta una trincea della larghezza di
« m. 36, della lunghezza di m. 5, profondità media
« m. 3, fino al terreno vergine. Si scoprirono muri di-
« ruti a pietre secche e parecchi spalmati nelle pa-
li reti interne di scialbo biancastro e a color rossic-
« ciò. In un punto i muricci, dello spessore di m. 0,50,
« presentavano la forma di un ambiente quadrango-
« lare, con tre lati retti ed uno curvo leggermente,
« quasi absidato nel mezzo. Il lato lungo di fronte
« a questo era di m. 5, i due minori di m. 4,80.
« Il muro più lungo si estendeva oltre il peri-
« metro di detta stanza e da una parte si congiun-
« geva con un piccolo ambiente rettangolare di m.
« 3,80 x 1,70, il quale a sua volta sembrava con-
« tiguo ad altri.

« Lo scavo mise alla luce alcuni frammenti di
« assi romani, un denarius di Caio Licinio Macro,
« ed una moneta di bronzo di Prusia II, che andò
« smarrita; inoltre tre anellini di bronzo, una ma-
fi glietta circolare, frammenti di specchio e di serra-
« tura ; di ferro : chiodi di varie dimensioni, con ca-
li pocchia larga, piatta e convessa, un castone di anello ;
« di argilla: frammenti di vasi aretini, in uno dei
« quali un principio di |r , un mattone triangolare,
« frammenti di lucerne, anfore, coperchi ecc.; un
« corno di cervo frammentato, frammenti di vetro,
« strati di terra con carboni.

Lo scavo fu sospeso per mancanza di mezzi e
perchè allora sembrò giustamente meritare la pre-
cedenza quello della necropoli.

L'antichità dello strato archeologico è mostrata
dalla suppellettile raccolta in vari punti della Valle
Curino. Consta questa principalmente di fibule, di fit-
tili e di monete (fig. 4). Tra i tipi delle fibule sono
notevoli i seguenti:

a) Due esemplari di bronzo, mezzano l'uno
(lungh. m. 0,065) ed uno più piccolo (lungh. m. 0,061)
di fibule colla staffa del tipo Certosa, munite di tre

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