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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Mariani, Lucio: Aufidena: ricerche storiche ed archeologiche nel sannio settentrionale
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0180

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347

AUFIDENA

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a parte e rimbollonato sulla lamina, nella parte espansa
che serve di base al gancio (').

Alcuni di questi presentano motivi più complicati,
come, per esempio, due capre che si tuzzano voltan-
dosi il dorso in modo simmetrico (2). Il motivo aral-
dico di questi animali deriva dall' arte micenea (3),
ma è passato in Italia anche nel periodo dell' arte
orientalizzante (•) come ugualmente ha persistito in
Grecia.

In un altro caso, due uomini nudi, nell'attitudine
cosidetta « egizia » o del tipo dell' « Apollo arcaico »
formano la base di un gancio, riuniti per le teste da
un archetto che sostiene l'uncino a testa di cane (5).

Cinturoni di tal fatta che si rinvengono in quasi
tutta l'Italia meridionale (6) e centrale (7) sono di
origine greca, come dimostrano gli esemplari rinve-
nuti nell' Eliade (8), ed i motivi decorativi dei ganci,
di gusto ellenico e di epoca classica (V-IV sec. a. C).

Un frammento di cinturone che per la ricchezza
della sua decorazione si segnala sopra gli altri, è
quello che fa parte della piccola collezione De Amicis
(fig. 71 b), proveniente però anch'esso dalla necropoli.
Gli uncini dei ganci non hanno che una forma sche-

(') Esemplari simili v. pr. Angelucci, Armeria Reale, p. 15.

(2) N. 1713, flg. 72 c; un esemplare identico nel Museo di
Ascoli, 2290, di provenienza ignota. Cfr. un esemplare identico
pr. Angelucci, Armeria Reale, p. 15, fig. 15.

(3) Cfr. Hoernes, Urgesch. der Kunst, p. 489 ; Pcrrot-Chi-
piez, /list, de VArt, VI, tav. XVI, n. 13 ; Murray, Ilandboock
of Ardi. flg. 27, p. 41 (Br. Mus. Cat. 55).

(4) Cfr. stele Malvasia, Montclius, Italie primitive, I,
tav. LXXXYTI, fig. 22; Hoernes, Urgesch. der Kunst, 643;
Reinach, La sculpture en Evrope, neìVAnthropologie 1890,
cap. XXVI, p. 112 dell'estr.

(5) N. 1713 (fig. 72 a), cfr. un esemplare simile, ad una
sola figura, pr. Angelucci, Armeria Reale, p. 15, fig. 14, pro-
veniente da Pompei; Schumacher, Bronzen in Karlsruhe, p. 140,
n. 722.

(6) Un frammento a Saviano (S. Erasmo nel Territorio No-
lano) cfr. Notizie 1895, p. 250; un esemplare di Ilerdonia,
v. Angelucci, Ricerche prestoriche e storiche nell'Italia me-
ridionale, p. 15= Armeria Reale, p. 15; Schumacher, Bronzen
in Karlsruhe, p. 138, n. 715-720; la maggior parte di questi
ultimi proviene dall'Apulia. Nel Museo Poldi-Pezzoli, a Mi-
lano, sono pure alcuni di questi cinturoni. Cfr. anche Patroni,
Bull. Palet Rai. V, 1899, p. 197 (Capua e Cuma); ganci di
cinturoni, in Lucania, cfr. De Cicco, Notizie 1900, p. 33.

C) Nel Piceno: a Novilara, Monumenti Lincei, V, 1895,
p. 126; a Terni, Eroli, Oggetti scavati a Terni, p. 21,23, 36;
cfr. Zannoni, Certosa, tav. CXIX.

(8) Lindenschmidt, Altertùmer, I, in, tav. I; II, ix, tav. 2.
Pinza, Bull. Comm. Arch. Com., 1898, p. 226, nota 6.

matica e la loro base è una semplice palmetta : sono
lavorati a parte e attaccati ciascuno per mezzo di tre
chiodetti ribaditi ; la parte della lamina vicina ai ganci
è decorata a sbalzo con due « canicorrenti » in alto e
in basso, i quali hanno le volute od onde rivolte
verso 1' interno e dirette verso i ganci. Verso sini-
stra è invece diretta la rappresentanza sbalzata nel
mezzo di queste due linee decorative; sono degli
animali, cioè un cervo (?) iuseguito da un cane, ed
un cavallo (?) che corre, in fine un orso che fiuta il
terreno. Il disegno di questi animali è elegante, il
loro movimento vivace, le forme sono rese abbastanza
naturalisticamente e tutto il cinturone mi sembra la-
voro greco del V-IV sec. a C.

Ma la greca provenienza è manifesta ancor più
nell'esemplare figurato cui accennavo poc'anzi ('), il
quale, anche per la corazza insieme a cui fu rinve-
nuto, deve appartenere ad epoca alquanto più recente.
I ganci terminano a testa di cane, e la base è decorata
da palmette graffite sulla lamina. Parimenti graffita
è la rappreseutanza che consta di due parti: a sini-
stra, di profilo verso destra, un uomo imberbe, nudo,
inginocchiato sul ginocchio destro, stringe colle braccia
al collo un leone che gli si era arrampicato addosso
ed ora è in punto di morir strozzato. Da destra si
avanza, sollevato sulle gambe posteriori un grifo che
sembra accorrere in aiuto del leone. Non esito a cre-
dere 1' intervento del grifo puramente decorativo e
spiegare il primo gruppo per Herakles in lotta col
leone Nemeo. Il tipo della rappresentanza è quello
otfertoci dall'arte greca del IV-III sec. a. C. (2). Lo
stile e la tecnica ricordano molto dappresso le deco-
razioni degli specchi e delle ciste etrusche (3).

Ma la parte più caratteristica dell'armatura presso
i Caraceni è quella dei dischi, i quali compiono l'uf-
ficio di corazza-balteo, in un modo fino a poco fa
sconosciuto, che mi fu dato constatare con esattezza
nelle tombe scavate dinanzi ai miei occhi.

Da lungo tempo si trovano in commercio e sparsi
per i musei di Europa alcuni dischi di bronzo va-

(') N. 1290, fig. 74.

(2) Cfr. Roscher, Mythol. Lexicon, I, p. 2223.

(3) Cfr. Schumacher, Einepraenestinische Ciste,passim. Per
il grifo cfr. pittura vascolare in Eeinach, Repertoire de vascs
peints, II, p. 319, 1.
 
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