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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Mariani, Lucio: Aufidena: ricerche storiche ed archeologiche nel sannio settentrionale
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0215

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417

AUFIDENA

418

In Dione Cassio (') abbiamo la menzione di un
(fQovQiov, castello dei Caraceni, l'ultimo baluardo ove
si erano rifugiati alcuni banditi, dopo la guerra: esso
dovevasi trovare in quei paraggi e per la sua forte po-
sizione mi pare probabile si possa identificare con Castel
di Sangro. Ed io non trovo nessuna denominazione che
meglio convenga a questa fortezza dei Caraceni che
quella appunto di Castrum Sagri, oscamente forse
/castroni o kastlom (cfr. pestlom) Sangreis o Sa-
greis('2) adottata anche da qualche scrittore moderno (3).
Ed infatti la forma del nome è conservata identica ed
il significato si attaglia perfettamente alla posizione ed
all'ufficio strategico che in ogni tempo di agitazioni
guerresche Castel di Sangro ha avuto ed infine trova
analogia con altre antiche località simili (').

Durante la dominazione romana, quando il valore
strategico di certe piazze forti venne meno e si volle
anzi che diminuisse, ai piedi dell' antica fortezza san-
nitica si venne formando una ricca borgata, che, cir-
condata da ville private, posta in mezzo al continuo
movimento della via consolare, ben presto divenne un
luogo così frequentato da eclissare quasi la città. Qual
nome avrà avuto questa borgata in epoca romana?
Io 1' ho chiamata, per analogia CDn altre località diesi
trovavano nelle identiche condizioni Vicus Aufèdenae(%
o Aufidenas senza peraltro aver delle prove per dimo-
strare certa questa mia congettura. Ma un'altra ipotesi
mi si affaccia ripensando alla nuova iscrizione del ponte,
la quale, se si fosse mantenuta in condizioni che per-
mettessero una lettura completa, ci avrebbe forse for-
nito qualche argomento per decidere la questione. In
essa infatti abbiamo letto la parola parte, ed il mio
amico prof. D. Vaglieli mi suggerisce l'analogia che
tale espressione ha con una simile di altra epigrafe
marsica, ove è nominata una Pars Peltuinatium,

(') Lib. X. fragni. 42, ediz. Boissevain; cfr. Zonaràs, Vili, 7,1.

(2) La nasale innanzi gutturale si tralascia nella scrittura
osca (cfr. Nazari, Dialetti italici, p. 53; Pianta, Grammatik
d. osk. umbr. Sprache, p 308, § 154), ma è rimasta conservata
nella moderna pronuncia Sangro. La radice e certamente sak,
sui/ = scorrere, cfr. Vanicek, Et. W. p. 992, sa-n-gu-is; il
Sangro era detto anche volgarmente Fiume Sanguine.

(3) Pollidori, Antiq. Frentanae, appo Romanelli, Topo-
grafia, II, p. 490 segg.

(4j Cfr. Castrum Truentinum, la fortezza di difesa della
Valle del Tronto per Asculum Picenum ; servivano allo stesso
scopo Castrum novum per Interamna nel Piceno e Castellum
Firmanum per Firmum.

(5) Cfr. p. e. Vicus Aequensis ed Aequana presso Sorrento.

Monumenti antichi. — Voi. X.

una borgata di Peltuinum ('). Ora, non è improbabile
che in una certa epoca del dominio romano il vicus
si chiamasse, secondo il costume di quelle regioni Pars
Aufidenatium.

È poi naturale che sulle carte topografiche e sugli
itinerari del tempo si notasse alla stazione il nome
della città, anziché quello del vicus, nella stessa guisa
in cui oggi siili' orario della ferrovia è segnato il nome
del paese lontano, al posto della sua stazione.

Circa la storia di Au/ìdena abbiamo pochissimi
dati presso gli scrittori. Livio (2) ci racconta che nel
298 a. C. fu presa per forza dal console Cn. Fulvio
Massimo Centumalo; essa era uno degli ultimi ba-
luardi dei Sanniti verso il Lazio e c'è da pensare che
colla sua posizione forte abbia opposto una vivissima
resistenza ai Romani. Ho già citato il passo di Dione
Cassio che ci dipinge l'ultimo strascico di questa im-
presa: Lollio, predone Sannita, si era asserragliato
in un castello dei Caraceni, nel quale è forse da rico-
noscere Castel di Sangro ; i Romani riuscirono a pren-
derlo, malgrado le nevi e il buio della notte e con-
quistarono ricco bottino.

Dallo studio del materiale della necropoli possiamo
argomentare che il popolo Caraceno si manteneva an-
cora in quel tempo depositario di quella civiltà locale,
di carattere abbastanza arcaico, che per quattro secoli
si era sviluppata nella regione ; ma ben presto il paese
fu latinizzato per quella straordinaria potenza di assor-
bimento che avevano i Romani in grazia della loro
politica. C è da credere che essi abbiano usato anche
verso Au/ìdena il sistema adoperato per abbattere la
potenza di altri loro nemici, distruggendo o menomando
il sistema di fortificazione di asserragliamento che nelle
gole delle montagne avevano costruito i Sanniti e sba-
ragliando i loro accentramenti. La città fortificata di
Aufidenti, se non fu interamente distrutta, perdette
tuttavia molta della sua importanza e per facilitare
questa decadenza dell' antica capitale i Romani, nel
costruire la via consolare, la lasciarono in disparte,
favorendo lo sviluppo della vicina borgata, che non
avrebbe potuto mai diventare un' arx, una città for-
tificata. Così prosperò ai piedi dell' antico Castello il

(!) C. I. L. IX, 3420, :i430, 3438; cfr. p. 224.
(2) X c. 12.

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