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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Mariani, Lucio: Aufidena: ricerche storiche ed archeologiche nel sannio settentrionale
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0216

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419

AUFIDENA

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villaggio degli Aufidenati, finché nell' alto Medio Evo
le condizioni di vita tornarono presso a poco le stesse
che avevano generato le rocche preromane ed il Ca-
strimi Sagri ed Al falena riacquistarono la loro impor-
tanza strategica, divennero fendo di tiranni ('); poi le
horgate di Castello e di Alfedena, per naturale trasfor-
mazione a seconda del carattere dei tempi, divennero
i comuni medievali e le moderne cittadine.

L'una, in grazia della strada romana, il cui bene-
ficio dura tuttora, rimase preponderante e 1' altra ac-
cora subisce nella sua posizione secondaria gli elfetti
del fiero colpo datole dai Romani.

Della storia di Ah falena nei tempi romani poco
pure sappiamo; se ne può ricostruire la traccia colle
iscrizioni e questo venne fatto già dal Mommsen (-) ;
onde o non ho che a ripetere le sue parole, nessuna sco-
perta essendo venuta poi a modificare o completare la
sua ricostruzione. Ch' essa sia stata colonia romana
è lecito dubitare, perchè il passo del Liber colonia-
rum (3) che ad essa si riferisce è ritenuto un' inter-
polazione non degna di fede. Le iscrizioni ce la mo-
strano municipium, retto da duumviri iure dicundo,
detti, quando ogni quinquennio esercitano 1' ufficio di
censori, Ilviri i. d. quinquennales e quaeslores, oltre
al quaeslor pecuniae alimentariae, e si hanno pure
gli Auguslales e il Col(legium) Vicl(oriensium?) (4)
Non è certo se i due praefecti siano magistrati del-

f1) Cfr. add. p. 253, nota 3. Ai tempi del Biondo, Italia illustr.
1450, reg. 12, il castello di Sangro si chiamava di Paglietto.
La storia di Alfedena ò riassunta da Salv. de Espinosa, L'Uni-
versità di Alfedena contro alV ili. Principessa della Villa,
Napoli 1750; cfr. Minieri-Riccio, Bibliografia, p. 76, n. 1G7.
V. anche Giustiniani, Diz. rag. d. R. di Nap. voi. I, p. 100
segg. Sotto i Normanni faceva parte dei feudi del conte Simone
di Sangro figlio di Todino. Nel 1272 n'era possessore Bernar-
dino de Litera, cui successe il fratello Olivano de Olivano.
Nel 1310 a Margherita de Aquino. Nel 1461 da Ferdinando
d'Aragona fu data in feudo a Giovanni Cautelino, conte di Po-
poli; nel 1557 Francesco Antonio Cautelino la vendè a Beatrice
della Tolfa, che comprolla per suo marito Vincenzo Antonio
De Bucchis. Sotto questi feudatari ebbe molto a soffrire per le
loro prepotenze. Lucrezia de Bucchis nel 1651 vendette Alfe-
dena a Filippo Caracciolo, principe di Villa S. Maria.

(2) G. I. L. IX, p. 259 ; De Ruggiero, Dizion. di ani. rom.
col. 777; Huelsen, in Pauly-Wissowa, Realencycl. s. v.

(3) P. 259, ediz. Lachmann.

(4) Sebbene dubbio il nome del collegio, si tratta qui cer-
tamente di un'associazione e non ci ha che fare nulla la Co-
lonia (v. Lorenzo Fiocca, Rivista Abruzzese, 1898, p. 516, n. 3).

l'età repubblicana anteriori ai duumviri, ovvero se
abbiano avuto un ufficio temporaneo. Sono ricordati
pure i due patroni I). Flavius Severus v. />. e L. Ma-
rius Clemens. Era inscritta nella tribù Voltinia (l)
e nella divisione Augustea dell' Italia fu inclusa nella
regione IV che comprendeva, com' è noto, i Sanniti,
i Frentani, i Marrucini, i Paeligni, i Marsi e gli Aequi,
popoli che, come abbiano visto, avevano una comune
civiltà e fors' anche una comune origine etnica.

Dall' esame della controversia nella quale mi son
forse dilungato più che ne valesse la pena, possiamo
ricavare la certezza che uno dei due centri politici e
civili dei Caraceni, Aufalena, è la città da noi de-
scritta colla sua vasta necropoli, circondata dalle for-
tezze avanzate e posta nel mezzo di parecchie strade
naturali, sbocchi verso le regioni affini. Questa città
fu quella che sostenne 1' urto dei Romani nel III se-
colo a. C; quantunque non spenta del tutto nella sua
vita, fu abbattuta nella sua potenza e Castel di Sangro
deve alla decadenza di Aufalena il suo sorgere a nuova
vita. Clio se si supponesse essere stato Castel di Sangro
l'antica Aufidena, bisognerebbe sconvolgere la storia
attestata dai monumenti ed io domanderei ai miei con-
traddittori : se Castello è Aufalena, quale città antica
era Alfedena ? Nè si può pensare che il nome di una
città sannitica così importante, vissuta, dal VII fino
al III secolo a. C, in cui 1' abitato continuò in epoca
romana ed alla quale fin nell' alto Medio Evo rimane
attaccato il nome di Aufidena, Al falena, sia scomparsa.
Con ciò io credo di aver chiusa una questione che è
divenuta ormai oziosa, essendo uscita « dallo stato di
accademia » (2) ; 1' ultima parola la diranno gli scavi
sull' acropoli di Aufidena, che mi auguro vengano ri-
presi con maggior lena e fra non molto (3).

(') Cfr. Kubitschek, Imp. Rom. tributim descr. pp. 265,
272, 57 segg.

(*) Balzano, o. c. p. 21.

(3) La scarsezza di iscrizioni, sia osche, sia romane di Al-
fedena, la quale fu invocata anche come un argomento contro
la mia tesi, credo che dipenda appunto dal fatto che gli scavi
profondi ed estesi nell'acropoli non furono mai praticati. È indo
come la maggior parte delle iscrizioni osche conosciute, a diffe-
renza delle etnische, si riferiscono ad opere pubbliche e che
nelle necropoli non se ne rinvengono.
 
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