Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0076

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
139

MONUMENTI PRIMITIVI

140

Riguardo poi al consecutivo sviluppo di questa ar-
chitettura, si osservano nel Mediterraneo e nelle coste
dell' Atlantico delle analogie che non possono attri-
buirsi a contatti diretti fra le popolazioni indigene,
notandosi in regioni troppo lontane e disparate; ma pro-
babilmente si debbono a commerci con un popolo ma-
rinaresco, che da tempi assai antichi e forse sin dal-
l' alba dei metalli nel Mediterraneo occidentale, ten-
devano ad unificare l'indirizzo civile degli indigeni
dell'Occidente ('); presso i quali peraltro i germi co-
muni delle arti e delle industrie ebbero in molte
regioni uno sviluppo locale marcatissimo, dovuto cer-
tamente alle speciali condizioni dei luoghi ed al ca-
rattere, ai gusti, od alle relazioni politiche dei loro
abitatori.

Così a Pantelleria, per ottenere uno spazio suffi-
ciente a contenere le umazioni, non si ingrandì la
cella dei Sesi, forse per non incorrere in soverchie
difficoltà tecniche, ma se ne costruirono parecchie
alla periferia di un solo tumulo (2). Nella Spagna
meridionale prevale di regola l'uso di costruire celle
più vaste, nelle quali peraltro per l'imperizia dei
costruttori, non essendo sicura la volta ad aggetto si
cercò di consolidarla con un pilastro centrale, che sor-
regge la chiave della volta e l'aiuta a sostenere 1' e-
norme peso del tumulo sovrapposto (3). Questo sistema
costruttivo, adottato anche in sepolcri a volta piatta,
quale è quello megalitico di Antequera (4), si ri-

(') Il Pais. La Sardegna avanti ii dominio dei Romani,
p. 346, ha sostenuto che i Fenici abbiano insegnato ai Sardi
il modo di costruire in modo più perfetto i loro nuraghi. Questa
teoria peraltro, benché abbia delle probabilità in suo favore,
non mi sembra basata su argomenti molto solidi; potrà però
sembrare assai verosimile a eoloro i quali attribuiscono ai Fe-
nici l'arte micenea.

(2) Orsi, Mon. Lincei, IX, p. 494, fig. 39. Costruzioni sepol-
crali di questo tipo si notano peraltro nella Francia del nord
(Archaeologia XLII, p. 216 Montelius Der Orient und Europa,
p. 61 e seg.), in Irlanda (Montelius, op. cit, p. 79, fig. 108 e
p. 114 e seg., fig. 156 e 157) e noli'Etruria durante l'età del
ferro alquanto avanzata. Questa saltuaria disposizione geografica
di monumenti di un medesimo tipo è possibile che si debba
alle diverse relazioni di queste varie regioni con un popolo ma-
rinaresco, le cui tracce si notano appunto dall' Oriente del Me-
diterraneo sino alle coste del Mar Baltico, e che almeno nel
periodo più recente deve identificarsi col Fenicio.

(3) Siret nella Rev. des quest. scient. de Bruxelles, 1893,
p. 524.

(4) Ribeiro, Noticia de algumas estacoès e monumentos
prehistoricos de Andalucia, p. 64 e seg.

trova nelle vicine Baleari, ove i « Talacoti » di una
certa dimensione hanno nel centro un pilastro che
sostiene la volta, talora anzi ve ne sono parecchi,
ed allora il cielo presenta una costruzione intermedia
fra quelle dolmeniche a volte piatte e le altre ad ag-
getto, proprie di questa architettura (').

È da notarsi peraltro che allo scopo di aumentare
lo spazio disponibile senza ingrandire il monumento, si
osserva nei Talacoti un tentativo di ricavare un'altra
cella al disopra della prima, ma l'inabilità tecnica
dei costruttori è evidente e la cella superiore, nei
tentativi osservati, resta allo stato di una cavità in-
forme C2). In Sardegna invece il nuraghe semplice si
sviluppa per sovrapposizione; al disopra della cella
inferiore altre se ne costruiscono identiche benché
sempre più piccole, e spesso altri nuraghi addossati
al principale, offrono una serie di ambienti simili, il
cui aggruppamento sembra talora avvenuto senza un
piano prestabilito; per cui se è certo che i nuraghi
derivano dalle primitive celle a forno costruite in
pietra, i cui prototipi si introdussero in Sardegna dal-
l'Oriente, è pure evidente che lo sviluppo di questa
architettura in Sardegna deve molto agli elementi
locali. Ciò rende assai difficile il determinare 1' epoca
in cui si introdussero i vari tipi notati in queste
costruzioni.

Se si pone a confronto il nuraghe semplice coi
monumenti analoghi della penisola iberica, si osser-
vano cospicui raffronti nelle sepolture dell'Algarve e
sopratutto in quelle di Millares attribuite dal Siret
all'età del rame; nella più vicina Sicilia invece, per
la loro pianta, i nuraghi si avvicinano soltanto ai
sepolcri del II periodo siculo, ed in specie ad alcuni
di Thapsos e di Cozzo Pantano e si riannodano pure
ai Sesi di Pantelleria, i quali spettano alla medesima
epoca (3), caratterizzata dai commerci coi popoli mi-
cenei; e ciò collima colle già notate somiglianze tra
questi monumenti sardi ed i sepolcri a Tholos del
Peloponneso.

(') Lamarmora, Voyacje, II, p. 544; Cartailhac, Monumenti
primitifs des iles Baléares, j>. 25 e seg. ; Montelius, Der Orient
und Europa, p. 170 e seg.

(2) Cartailhac, Monuments primitifs des iles Baléares,
p. 27, fig. 20 e pi. XXXV dell'Atlante.

(3) Orsi, Mon. Lincei, IX, p. 437.
 
Annotationen