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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0089

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165

DELLA SARDEGNA

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li contenevano, stando al disegno che ne ha dato il
Gouin ('), nulla ha in comune coli'architettura dei
nuraghi, e ciò lascierebbe supporre che i ripostigli di
Abini si scavassero quando il nuraghe era già abban-
donato, od aveva perduta la sua originaria destinazione ;
conclusione questa che non può meravigliare essendosi
gli indigeni serviti dei nuraghi in tutte le epoche
ed ai più vari scopi ; come pure in ogni tempo i vio-
latori di tombe od i cercatori di tesori, sono andati
in traccia dei metalli nelle antiche necropoli o nelle
più vistose costruzioni, allo scopo di trarne danaro.
Nulla quindi si oppone alla ipotesi che in epoca rela-
tivamente tarda, quando cioè i nuraghi non si costrui-
vano più e si usavano come oggi, soltanto casualmente
ed a scopi diversi, dei violatori di tombe abbiano sca-
vato alcuni di questi monumenti, che per la loro appa-
renza meglio di ogni altro dovevano eccitare la loro
cupidigia, ed abbiano frugato forse anche le rovine di
edifìci sacri, raccogliendo poi il bottino in alcune
fosse scavate nel nuraghe di Abini, destinato a ser-
vire di nascondiglio provvisorio, ma che conservò in-
vece intatto sino ai nostri giorni il tesoro affidatogli.

Riguardo all'epoca cui risale la raccolta dei bronzi
sotterrati ad Abini, si può avanzare una ipotesi. Le-
gata con filo di ferro ad un vecchio cartoncino, sul
quale è incollato un cartello a stampa coli' indicazione
di provenienza dal ripostiglio Vivanet di Abini, si con-
serva oggi una fibula a balestra di epoca tarda, proba-
bilmente romana (tav. XV, fig. 15), della quale è si-
cura la provenienza, non potendo certo essere stata
confusa, all' epoca nella quale si cambiarono i locali
del Museo di Cagliari. Questo è 1' unico bronzo di
epoca tarda che abbiano restituito i ripostigli di Abini,
composti tutti, come si è detto, di materiale omo-
geneo, sincrono e forse dell'epoca dei nuraghi, per cui
è difficile che sia stato raccolto in strati diversi e
posteriori a quelli dai quali provengono gli altri;
ora non essendovi alcuna ragione di dubitare che
originariamente fosse sepolto insieme agli altri og-
getti del ripostiglio Vivanet, si deve ritenere proba-
bile che sia inavvertitamente caduto ad alcuno di
quelli che scavarono le fosse e vi accumularono entro
gli oggetti.

Se questa ipotesi coglie nel segno, noi conosce-
remmo la data approssimativa in cui si raccolsero e
si sotterrarono i bronzi di Abini. Ciò che però mi
sembra di aver dimostrato è che mentre cronologi-
camente gli oggetti raccolti in questo nuraghe possono
corrispondere ad esso, i ripostigli nei quali si ritrova-
rono si scavarono in epoca tarda, quando questo mo-
numento era ormai violato ed in abbandono, e non
possono quindi aver alcun valore nelle questioni rela-
tive alla sua originaria destinazione.

Perciò che riguarda la storia della metallurgia
sarda è importante il fatto che in vari luoghi del-
l' isola si ritrovarono le forme destinate alla fusione
di alcuni fra gli oggetti in bronzo rinvenuti nell' isola,
cioè quelle per le ascie piatte (figg. 2 e 94), le bipenni
(fig. 94 a), le piccozze a tagli perpendicolari, gli
scalpelli (fig. 94 b), le punte di lancia (fig. 95), le
lame di pugnali a foglia e codolo (fig. 96), altre ma-
trici servirono alla fusione di lunghi spiedi ricurvi,
delle falci e delle lame piatte trapezoidali (fig. 97).
Ciò prova che almeno una buona parte dei bronzi
sino ad ora descritti, si fondevano nell' isola.

Il Baux ed il Gouin, che per la loro competenza in
materia scrissero meglio di ogni altro sulla metallurgia
sarda dell'epoca dei nuraghi ('), non seppero decidere
se il minerale di rame e quello di stagno si estraessero
nell'isola stessa, ovvero se vi si introducesse il metallo
già fuso in panelle ; nè gli scritti o gli scavi posteriori
hanno giovato a risolvere questa importante questione.
Avendo rinvenuto della ossa fra i bronzi di Valenza,
pensò il Nissardi che si costumasse mescolarle al
bronzo nei crogiuoli, per arricchire il metallo di fosforo
e renderlo più duro; tale ipotesi non è però sostenuta
da analisi, le quali dimostrino che realmente i bronzi
sardi contengano del fosforo ; inoltre le ossa in discorso
si ritrovarono sparse anche alla superficie del terreno,
la loro associazione cogli oggetti di metallo deve
quindi essere casuale, tanto più che fra quegli oggetti
si ritrovarono anche delle ambre, che certo non dove-
vano essere fuse coi bronzi ai quali erano associate.

Gli oggetti simmetrici e semplici si ottennero co-
lando il metallo nella cavità appositamente incisa in
due matrici corrispondenti, ciascuna delle quali ser-

(>) Perrot e Chipiez, Hist. de l'art, IV, p. 79, fig. 70.

(») Matériaux, 1882-83, p. 195.
 
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