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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0101
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189

DELLA SARDEGNA

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lumiere in tombe a pozzo della prima età del ferro
di Costa del marano e di Poggio la pozza ; ove si ri-
trovarono associati a fibule ad arco semplice tipo
Pantalica, e quindi della fine dell'età del bronzo o
dell'alba dell'età del ferro ; essi sono tutti d'un
pezzo, ma hanno in alto una intaccatura ('). Altri
provengono da sepolcri a pozzo o a fossa di Terni (2).
da tombe a pozzo della prima età del ferro di Bi-
senzio (3) e da sepolcri di Alfedena negli Abruzzi
e di Vadena (4) nell' Italia settentrionale. In quella
meridionale si notarono a Suessola (5), a Castelmez-
zano (6), nella necropoli del Finocchito ed a Chia-
ramente Gulfi in Sicilia (7).

E certo che questo rasoio nel Mediterraneo occi-
dentale appartiene all' età del ferro o tutt'al più alla
fine di quella del bronzo. Il Pigorini opinò che
esso derivi da quello delle terremare (8), l'Orsi vi
scorse invece un oggetto d'importazione greco-mi-
cenea (9) e la sua opinione è suffragata dal rasoio
sardo, poiché in quest' isola, se sono evidenti le in-
fluenze egee del periodo premiceneo e miceneo, man-
cano tracce di commerci, sia pure indiretti, coi terra-
maricoli. È possibile peraltro, date le numerose varietà
che presenta, che solo i prototipi siano stati impor-
tati e poi imitati in diverse regioni.

Un altro rasoio, di una forma alquanto diversa, pro-
viene da località incerta di Cuglieri (fig. 101) ed è fuso
pur esso di un sol pezzo col manico; un esemplare simile
proviene da Aosta (10), un altro da Port Alban, ma
questo si ritenne aver servito come specchio

(') Si conservano oggi nel Museo preistorico di Roma; quella
della necropoli di « Costa del Marano » porta il n° d'inven-
tario 62854, l'altra 62789.

(2) Esemplari nel Museo preistorico di Roma della necro-
poli di S. Agnese presso Terni ; sono fusi in un sol pezzo.

(3) Museo preistorico di Roma; n° d'inventario 51854.

(4) Orsi, La Necropoli di Vadena, p. 51, e Matériaux,
1882-83, p. 165, fig. 100.

(5) Bull, di Paletn. ital., 1894, tav. I, fig. 10 e p. 11.
Museo preistorico di Roma, n° d'inventario 32693. Questa lama
è interessante perchè forata come quella sarda.

(6) Not. degli Scavi, 1897, p. 186.

(7) Orsi, Bull, di Paletn. ital, 1897, p. 162 e 170, tav. VII,
fig. 13, p. 196, (Chiaramente Gulfi).

(8) Pigorini, Bull, di Paletn. ital, 1894, p. 12.

(9) Orsi, Bull, di Paletn. ital, 1897, p. 196.

(10) Gastaldi, Iconografia di alcuni oggetti, ecc. p. 21,
tav. XI, fig. 2.

(") Antiqua, 1884, p. 167, tav. XXXIX, fig. 217.

Tanto il ripostiglio di Abini, quanto quello di Va-
lenza restituirono frammenti di pettini in bronzo
(XV, fig. 13, tav. XVI, fig. 5); lo stato miserevole
di questi avanzi non permette esatte comparazioni ; è
evidente peraltro che non dovevano essere molto diversi
da quelli che si fondevano nello palafitte e nelle ter-
remare dell'Italia settentrionale (').

Fig. 101 1:2. — Rasoio di incerta provenienza coli. Dessi
(dis. dell'autore).

Le aste cilindriche con capocchie lavorate al tornio
e ed una estremità a punta (tav. XV, fig. 11 ; XVI,
fig. 6; XVII, figg. 12, 13, 18, 19, 23, 24), dettero
del filo a torcere agli scrittori di cose sarde, molti
dei quali credettero aver esse servito quali armi; è da
notarsi peraltro che le loro dimensioni non sono tali
da escludere l'uso ornamentale, poiché spilloni da
capelli, altrettanto grandi e di forme più o meno si-

(') De Stefani, Sopra gli Scavi di Peschiera, fig. 13;
Munro, The Lake dvellings of Europe, fig. 63, n. 28; Boni,
Iconografia della terramara del Montale, II, p. 26, tav. V,
fig. 10. Le forme per fonderli si rinvennero a Castione, Bull,
di Paletn. ital, 1887, p. 152, tav. VI, fig. 3; per la diffusione
di questi pettini vedi le Verhandlungen, 1899, p. 170 e seg.
 
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