Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0124

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
235

MONUMENTI PRIMITIVI

236

poca in cui era in fiore e quando cominciò a decadere,
poiché l'arte ceramica per sua natura riproduce spesso
assai a lungo forme primitive; ed in Sardegna potè
essere avvenuto qualche cosa di analogo a ciò che io
ho osservato nel Lazio, e che del resto si potrebbe
dimostrare avvenuto in proporzioni diverse anche nelle
altre regioni mediterranee, cioè la persistenza delle
tecniche, delle forme e degli elementi decorativi neo-
litici ed eneolitici almeno sino alla prima età del
ferro (').

Si conosce peraltro abbastanza bene il contenuto
di un certo numero di sepolcri punici scavati, sia a
Tharros, sia a Cagliari, pertinenti al IV e forse anche
al V secolo a. C, i quali hanno restituito un mate-
riale ceramico del tutto diverso da questo ; quasi con
certezza perciò può ritenersi che la sua produzione
fosse se non del tutto cessata, almeno in piena deca-
denza al principio del predominio punico.

Per vie diverse, ossia dallo studio architettonico
dei nuraghi e da quello tipologico dei bronzi e dei
vasi che sembra vi si debbano ricollegare, siamo per-
tanto giunti alla medesima conclusione, cioè alla ori-
gine premicenea od eneolitica della maggior parte
degli elementi, che sembrano ricollegarsi alla loro
civiltà; ora tali corrispondenze confermano la perti-
nenza di questi vari monumenti ad una sola civiltà
indigena, che potrebbe prendere il nome appunto dai
nuraghi.

Rispetto alle simili costruzioni egee e spagnuole
dell'alba dei metalli, i nuraghi costituiscono un grande
progresso, sia per 1' abilità mostrata nella costruzione
interna delle celle, sia per la sovrapposizione di pa-
recchi piani, la cui erezione richiede la direzione
di menti esperte nell' erigere vòlte ad aggetto, doven-
dosi costruire secondo questi criteri architettonici celle
e corridoi in svariate condizioni statiche. I costruttori
dei nuraghi dettero prova inoltre di saper adattare le
vecchie tecniche costruttive a bisogni nuovi, come si
può desumere dalle rampe elicoidali ricavate nello
spessore dei muri tra il loro parameuto interno e quello

(') Pinza, Le civiltà primitive del Lazio nel Bull. d.
comm. arclieol. cornuti, di Roma, 1898, p. 135 e seg. Necro-
poli laziali della prima età del ferro nel Bull, cit., 1900,
p. 197 e seg. Di un sepolcro arcaico recentemente rinvenuto
a Grottaferrata, Bull. cit. 1901, pag. 367 e seg.

esterno, che sono una specialità di questa architettura
sarda, benché accenni meno perfetti a simili mezzi di
comunicazione fra i vari piani di un monumento, non
manchino nel bacino del mediterraneo in costruzioni
analoghe ai nuraghi, e sembrino usati nell'Asia occi-
dentale da tempi assai remoti.

Queste condizioni di spiccata superiorità che pos-
sono ritrovarsi nei nuraghi complessi, se si pongono
a confronto colle analoghe costruzioni del mediter-
raneo pertinenti al periodo premiceneo, e si esaminano
sotto il rapporto delle condizioni geografiche dell' isola,
poco favorevoli allo sviluppo civile dei suoi abitanti
in confronto con molte regioni poste all' intorno, me-
glio dotate di facili vie di comunicazione o di ric-
chezze naturali, che dovettero attrarre più vivi com-
merci ; dimostrano a mio parere che i nuraghi a più
piani o complessi, e quindi anche quelli fra i sem-
plici che si costruirono contemporaneamente, sono po-
steriori alle meno progredite celle a forno premicenee
delle Cicladi ed alle costruzioni sepolcrali dell' età
del rame di Millares. Al nostro periodo eneolitico,
che corrisponde coir età del rame della penisola ibe-
rica, possono spettare quindi soltanto gli incunaboli
di questa architettura sarda, alcuni dei quali poterono
anche differire alquanto dai nuraghi, per avvicinarsi
maggiormente ai più semplici tholoi a tumulo od
anche ai cairn, con cella sottoposta, comuni nelle età
premicenee del mediterraneo (').

Molti elementi dell' architettura nuragica si ritro-
vano nelle costruzioni micenee ; ora l'età micenea
nella Sicilia corrisponde al secondo periodo siculo e coi
monumenti propri di questo notammo già strette af-
finità sia nell' architettura dei nuraghi, sia nel ma-
teriale che sembra ad essi collegato; sembrerà quindi
probabile, a chi abbia presenti le somiglianze notate
coi Sesi di Pantelleria, pur essi di quest' età che la

(*) Questa ipotesi sulla possibile derivazione dei nuraghi
semplici da prototipi anche più primitivi, mi è stata suggerita
da una notizia dello Spano (Scop. arch., 1867, p. 43) su alcune
celle circolari ritrovate ad Austis le cui pareti erano costituite
da lastroni infitti nel terreno; giacche questi monumenti richia-
mano alla mente alcuni megaliti dell'età del rame dell'Hérault
(Cazalis de Pondouce, VHérault aux tcmps préhistoriques, p. 9)
e della Spagna (Siret nella Revue des quest. scientif. de Bru-
xelles, 1893, p. 521, fig. 171). Data peraltro la poca chiarezza
delle notizie che li riguardano, non possiamo esprimere in
proposito un giudizio definitivo.
 
Annotationen