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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0126

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239

MONUMENTI PRIMITIVI

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Il Mimaut, il Manno, il Peyron, l'Inghirami, li
ritennero sepolcri, chi di questa, chi di quella popola-
zione; l'abate Arri li credette tempi fenici consacrati
al culto del fuoco ; anche l'Angius si avvicinò a questo
parere, il Valéry invece crede aver esse servite come
sepolcri e sopratutto come fortezze.

Col lavoro del Lamarmora (') ebbero fine queste
discussioni prettamente letterarie, ponendo esso a di-
sposizione degli studiosi un ricchissimo materiale sino
allora quasi sconosciuto; nelle conclusioni il Lamar-
mora sostenne che i nuraghi fossero stati eretti a
scopo sepolcrale, ma non seppe liberarsi del tutto
dall' idea che potessero aver servito ad adunanze reli-
giose. L'assenza completa di dati di scavo poi e di
possibili comparazioni con monumenti bene conosciuti,
non gli permisero di dare una dimostrazione sufficiente
della sua tesi, onde poco dopo lo Spano in una sua
Memoria sui nuraghi della Sardegna (2) potè sostenere
che fossero stati originariamente edificati per servire
di abitazione (3), opinione alla quale aderirono i suoi
discepoli e quindi il Montelius, che volle suffragarla
citando a riscontro delle case costruite con tecnica al-
quanto simile, ancora oggi in uso nella Francia (4).

Il Bresciani nel suo lavoro sui costumi della Sar-
degna trattò abbastanza a lungo tale questione; ma
rimase nell' incertezza tra le vedute del Lamarmora
e quella dell'Arri, di suo aggiungendovi delle com-
parazioni fuori di luogo colla Bibbia e l'opinione che i
nuraghi dovessero attribuirsi a popolazioni Cananee (5).
In seguito il Pais, in una appendice al suo lavoro fon-
damentale sulla Storia della Sardegna avanti il do-
minio romano, trattò di nuovo sulla loro destina-
zione e prese minutamente ad esame le opinioni già
espresse in proposito, non trovò argomenti decisivi
per scartare il parere che fossero tombe, fortezze e
tempi e ne concluse pertanto che fossero stati eretti
per servire a questi vari scopi.

Malgrado le particolarità per cui ciascun nura-
ghe si distingue dagli altri, è evidente che tutti de-

(') Lamarmora, Voyage en Sardaigne, II, p. 90 e seg.

(2) Spano, Bull. arch. sardo, 1862, p. 161 e seg,

(3) Spano, Bull. ardi, sardo, 1862, p. 165 e seg.

(4) Montelius, Bicordi della Sardegna, trad. Millelire
p. 26 e seg.

(5) Bresciani, Costumi dell'isola di Sardegna comparati
cogli antichissimi popoli orientali, p. 51.

rivano da un prototipo comune, che è il nuraghe sem-
plice, dal quale per aggregazione di elementi si svi-
luppò quello complesso ; ma all' infuori di questa
distinzione, che non ha valore in proposito, non è pos-
sibile stabilirne altre, le quali permettano di distin-
guere le tombe dai tempi e questi e quelli dalle for-
tezze ('). Ora, siccome le diversità degli scopi ai quali
sono destinati, ovunque influisce sulla forma degli edi-
fici, dovremmo ritrovare tali diversità almeno nella
disposizione interna dei nuraghi, se questi avessero
servito a così vari usi ; la loro stretta affinità nella
costruzione e sopratutto nella disposizione degli am-
bienti, tutti eretti secondo un medesimo piano, prova
pertanto che furono eretti ad un solo fine. Non avrei
del resto a mia volta tentato di definirlo se i recenti
scavi nel sud-est della Spagna nel Portogallo e nul-
l'isola di Pantelleria, e così pure il risveglio delle
ricerche e degli studi preistorici nell' Egeo, nell' Egitto
e nell' Asia non avessero fornito un materiale nuovo
e sicuro di comparazioni, che ci permetterà di risolvere
in modo soddisfacente tale questione.

Ragioni etimologiche spinsero l'Arri a vedere nei
nuraghi degli edifici sacri al culto del fuoco, nur
essendo vocabolo fenicio che significa appunto fuoco.
Il Lamarmora, dopo di aver esposto l'opinione che i
nuraghi siano tombe, si mostra propenso ad ammettere
che alcuni almeno fossero dei veri tempi; il medesimo
parere espressero poi il Bresciani e ciò che più im-
porta il Pais, il quale nel suo dotto lavoro sulla storia
della Sardegna avanti il dominio romano, non trovando
ragioni sufficienti per eliminare l'ipotesi che i nuraghi,
o alcuni di essi, avessero servito al culto, ne ammise
questa loro destinazione

Invero 1' argomento principale che lo indusse a ciò
non furono certo i risultati etimologici cui era giunto
l'Arri ; ma bensì il ritrovamento di alcuni bronzi nel
nuraghe Abini che, secondo il parere dello Spano e del
Vivanet (3), dovevano uscire certamente da un santua-
rio ; mentre quelli raccolti nel ripostiglio Vivanet do-

0) Pais, La Sardegna avanti il dominio romano nelle
lilem. della R. Acc. dei Lincei, CI. di se. mor., 1881, p. 293.
Una opinione stranissima fu riesumata dal Baux e dal Gouin i
quali sostennero di nuovo l'antica ipotesi dello Stefanini, che
i nuraghi fossero stati delle vedette o luoghi di osservazione!
Matériaux, 1882-83, p. 190 e seg.

(2) Pais, op. cit-, p. 287.

(3) Not. d. scavi, 1878, p. 247.
 
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