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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0139

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265 DELLA

corridoio in discesa munito talora di gradini ('). Nelle
spiaggie del Tirreno invece, queste tombe sarde tro-
vano riscontri nei sepolcri a corridoio del periodo
d' arte orientale.

Il tipo sepolcrale cui appartengono le sepolture alle
quali ho accennato, malgrado le varietà costruttive,
che presenta e che ebbero, a quanto sembra, diversa
fortuna nelle varie regioni, deriva evidentemente, come
altri hanno già osservato, dai sepolcri megalitici a
corridoio, più conosciuti col nome francese di Allées
Couvertes, ed infine dai dolmen, che ne sono la più
semplice e forse la più antica espressione. In tutti
questi monumenti in pietra, identica è la costru-
zione dei fianchi a lastroni infìtti verticalmente nel
terreno, sostituiti talora da muratura a secco; la co-
pertura ottenuta sempre con altri lastroni disposti
orizzontalmente, la pianta rettangolare o trapezoidale,
richiesta del resto dal modo stesso col quale si co-
prirono le stanzette sepolcrali, ed inline l'uso di lastri-
carle con pietre piatte sovrapposte a torre di trasporto,
e di munirle di un angusto portello intagliato in una
delle pareti corte ; giacche anche questi aditi alla
cella non sono rari nei dolmen del Mediterraneo e
del Nord-Europa (2).

Nelle Allées couvertes in parte incavate nel suolo,
la cella a corridoio è preceduta da un pozzetto o da
un ambiente in discesa, che conducono all' ingresso e
si trasformano talora nelle costruzioni sopra terra in
una stanzetta od anticella, la quale non di rado con-
serva ancora ritualmente in alto le comunicazioni col-
l'aperto (3). Finalmente le aree limitate da pietre
brute o lavorate, si osservano nei sepolcri dolmenici
del Nord-Europa e del Mediterraneo. Di solito sono
circolari, concentriche al sepolcro e racchiuse da uno
o più giri di pietre; aree così circoscritte si osser-
vano nell'Italia meridionale, nell'Africa settentrio-
nale, a Micene, nella Provenza, nel Nord-Europa e

(') Quali esempì di queste sepolture, possono citarsi la
« grotte du Castellet » e quella « des Fées », illustrate ambedue
dal Cazalis de Fondouce, Allées couvertes de la Provence;
Montelius, Der Orient uni Europa, p. 59 e seg., figg. 69 e 70.

(2) Dolmens con foro furono pubblicati in buon numero
dal Mortillet, Musée préhist. e quindi dal Montelius, Der Orient
uni Europa, p. 137 e seg.

(3) Questa trasformazione si nota ad esempio nelle già ci-
tate Navetas delle Baleari, ove peraltro non 6 troppo evidente
nei disegni pubblicati dal Cartailhac.

DEGNA 266

nei sepolcri italiani della prima età del ferro; ma
talora se ne notano anche alcune limitate da un emi-
ciclo, il quale costituisce allora, come nelle tombe
sarde, l'avancorpo del monumento. Un accenno a
questa architettura si ha in alcune sepolture del Nord,
nelle quali il tumulo, e quindi il cerchio di pietre
che lo limita verso l'ingresso della cella, rientra ad
imbuto, formando una specie di vestibolo allo scoperto,
che può assai bene raffrontarsi all'area semicircolare
che precede le tombe sarde. Peraltro maggiori ana-
logie presentano a tale riguardo i più vicini monu-
menti della Spagna ; un sepolcro di Millares, che risale
all' alba dei metalli, è provvisto infatti di due ali ad
emiciclo identiche a quelle che si osservano nelle
tombe dei giganti (cfr. fig. 79) ('): finalmente una di-
sposizione identica si osserva anche in alcune tombe
incavate nella roccia, così nella Sardegna, come in
Sicilia; nè ciò meraviglia poiché quelle sepolture,
come abbiamo già esposto altrove, imitano i sepolcri
costruiti in pietra (2).

I precedenti raffronti dimostrano che il tipo se-
polcrale al quale spettano le tombe dei giganti, come
pure i metodi costruttivi coi quali si eressero, non
possono essere anteriori in Sardegna all' epoca nella
quale si diffusero nel Mediterraneo i dolmen ; e cioè
alle ultime età della pietra, coeve in alcuni luoghi
ai primi oggetti di metallo; ancora in questa coudi-
zione civile, erano le famiglie che eressero le Allées
couvertes della Provenza, così simili ai sepolcri sardi, è
possibile quindi che anche questi risalgano a tale
periodo. Peraltro la maggiore perfezione che molti di
essi rivelano di fronte ai monumenti della Provenza,
potrebbe essere indizio di una minore antichità, nel
qual caso dovrebbero considerarsi come ulteriori trasfor-
mazioni o perfezionamenti di prototipi eneolitici.

Nessuno ha mai posto in dubbio la destinazione
sepolcrale di questi monumenti, ciascuno dei quali,
per la grandezza della cella e per notizie di fatto rac-
colte dallo Spano, sembra che fosse destinato ad ac-
cogliere numerosi cadaveri (3) ; erano quindi secondo
ogni probabilità dei sepolcri di famiglia.

(!) Siret nella Rev. ies quest. scientif. de Bruxelles, 1893 ,
p. 524, fig. 176.

(2) Cfr. fig. 33 e Bull, ii Paletn. ital., 1892, tav. I, sep. 22
e V, 1\

(3) Spano, Paleoetnologia saria, p. 11.
 
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