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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0142

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271

MONUMENTI PRIMITIVI

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si rinvenne un recipiente a pancia tronco-conica e
fianchi nettamente cilindrici (fig. 145), che per la
forma del corpo e della sua ansa piatta (') si raf-
fronta ad un esemplare di Bunannaro.

Un solo coccio della Tanca Kegia si discosta dagli
altri per una lavorazione più accurata ; peraltro è nero
all' interno e rosso per cottura all' esterno, come gli
altri vasi, plasmati con un impasto molto più rozzo
e male manipolato, cotti assai inegualmente e di un
aspetto del tutto identico a quelli delle stoviglie dei
nuraghi e della grotta di Bunannaro.

I corredi funebri, che accompagnano i sepolti nelle
tombe di giganti, sono composti evidentemente di que-
gli stessi oggetti che si rinvengono nei nuraghi ; sicché
non vi ha ragione per dubitare che, almeno in parte
questi vari monumenti, connessi anche topografica-
mente, siano contemporanei; e d'altronde se il tipo
architettonico di quei sepolcri non è anteriore all' alba
dei metalli, la scure ad occhio o l'anello con catenelle
e pendagli ornamentali proverebbero la sua persistenza
nell'età del ferro. A somiglianza di ciò che abbiamo
esposto riguardo ai nuraghi, sembra quindi che il tipo
di queste costruzioni, introdotto nell' età del rame,
si sia potuto mantenere nell' isola sino a giorni rela-
tivamente recenti, e se si resta in proposito nell'incer-
tezza, ciò si deve al non potersi escludere il dubbio
che molti degli oggetti ritrovati in esse, vi siano "stati
introdotti in tempi diversi e posteriori alla loro co-
struzione.

Le pietre fitte.

All'esterno di questi sepolcri abbiamo già detto
notarsi talora dei cippi conici, lisci o con due spor-
genze a guisa di mammelle. Pietre rituali di tali
forme si ritrovarono anche entro i nuraghi, ed a Milla-
res nella Spagna erano associate ad un sepolcro a tu-
mulo dell'età del rame (2); altre pietre coniche si ri-
trovarono a Gozo, in una costruzione mogalitica poco
bene conosciuta, ed altre ancora nei sepolcri del Sipilo ;
si citarono inoltre a questo proposito alcune monete
fenicie per provare che a tale simbolo, si prestò

(>) Cfr. Lovisato, Nota I", p. 85.

(2) Revue des guest, scientif de Bruxelles, 1893, p. 525,
figg. 178 e 179.

culto ('). Ma non è necessario ricorrere ai monumenti
fenici per spiegare l'esistenza di queste pietre coniche,
giacché in tutto il bacino del Mediterraneo si notano
tracce evidenti del culto reso dai primitivi al cono,
come simbolo della generazione e della fecondità. In-
teressanti a questo riguardo sono i betili di Tamuli,
(cfr. fig. 139 e 140) poiché ci dimostrano che il cono
poteva ugualmente simboleggiare l'elemento attivo e
quello passivo della vita riproduttiva, alcune di quelle
pietre portando tracce evidenti del sesso femminile e
le altre essendone certamente prive. Siccome poi un
tal fatto si può osservare in strati analoghi di altre
regioni, conviene ritenere che questo simbolismo si rian-
nodi ad una concezione naturalistica assai diffusa fra
i popoli del Mediterraneo sino dall' alba dei metalli.

Nella Sardegna i betili conici talora si ritrovano
isolati, ma non è possibile escludere che anticamente
fossero associati a monumenti sepolcrali del tipo di
quelli sino ad ora ricordati (s) né tutte le pietre fitte
sarde sono in tal modo lavorate, poiché in diverse
località dell' isola si osservano dei cippi enormi rozzi

0 appena sbozzati a mazza e scalpello ed infitti
verticalmente nel terreno. Anche queste « Perdas
fittas », come le chiamano i Sardi, non sono sempre
isolate, spesso anzi si ritrovano rizzate a non grande
distanza l'una dall' altra in una medesima località,
come avviene di quelle che io ho visitato tra Gavoi e
Fonni, o di quelle del territorio sulcitano delle quali
presento una veduta (fig. 146). Come nelle altre re-
gioni bagnate dal Mediterraneo o dall'Atlantico, nelle
quali si ritrovano pietre, così disposte pure in Sar-
degna sono talora infitte su di una sola linea più o
meno retta, ovvero sono distribuite in circolo.

Dalla Grecia e dall' Italia sino alla lontana Scozia

1 cromlecks sembrano destinati a limitare un'area se-

(') Perrot et Chipiez, /list, de VArt. La Phenicie, p. 299.
Cfr. Lamarmora, Voyage en Sardaigne, II, p. 12 e seg.; Texier,
Description de VAsie Mineure, II, pi. 131, fig. 5; Ohnefalsch
Iìichtcr, Kupros die Bibel und Homer, taf. LXXXII, fig. 7.

(2) Secondo il Lamarmora i Menhirs di Perdas Fittas, lo-
calità vicina a Fonni avrebbero originariamente costituito l'emi-
ciclo di una tomba di gigante (Lamarmora, Voyage, II, p. 7) ;
ed anche il Du Chatellier, malgrado l'infruttuosa esplorazione
del terreno circostante ad alcuni menhirs del Finistère (Du

Chatellier, Explorations des monuments de Kerougou____e

De Kervilloc nelle Mém. de la Soc. d'émul. des Cótes du Nord,
1877, p. 14 estr.) ritiene che essi servissero ad additare da
lungi dei sepolcri. Du Chatellier, Les époques préhistoriques
et gauloises dans le Finistère, p. 27.
 
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