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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0144

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275

MONUMENTI PRIMITIVI

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Ci sembrò peraltro che ad essa risalissero la grotta
artificiale di Bunannaro, e nella loro generalità anche
quelle di S. Orreri, Tamara, Serbariu e le altre del
territorio di Iglesias, sulle quali raccolsero notizie pre-
gevoli il Baux ed il Gouin. Se il nostro giudizio non
è errato, la civiltà sarda del bronzo dovrebbe consi-
derarsi come una continuazione di quella antecedente,
giacché identici sarebbero i riti e l'architettura fune-
bre, le tecniche ed alcune forme vascolari.

Nelle collezioni sarde non ho invero rinvenuto trac-
cia di vasi od altri prodotti micenei, ma probabilmente
i futuri scavi li rinverranno, troppi dati lasciando intra-
vedere le relazioni della Sardegna colle civiltà egee del-
l'età del bronzo, e così pure si dovranno rinvenire vasi
dipinti analoghi a quelli della Sicilia, della Liguria, o
di Millares, ritrovandosi in queste regioni associati a
monumenti che hanno stretta affinità con quelli sardi.

È probabile che nell'età del ferro perdurassero i
tipi architettonici del periodo eneolitico, e che i nu-
raghi e le tombe di giganti si erigessero ancora per
servire, insieme alle grotte artificiali, a scopo sepolcrale.
Contro questa lunga durata delle costruzioni in pietra
nella Sardegna, potrebbe invero addursi il fatto che
ovunque dal Peloponneso alla Spagna esse decadono
coli'introdursi della cremazione, o nell'età del bronzo
alquanto avanzata. È da notarsi però, che questo
soffio di idee nuove sull'altra vita, che alla fine del pe-
riodo miceneo mutò i riti funebri del Mediterraneo e
fece decadere le grandiose architetture sepolcrali del-
l'età antecedente, non agì ovunque contemporaneamente,
nè colla medesima efficacia. In Sicilia, ad esempio,
gli scavi dell' Orsi hanno dimostrato che il rito funebre
degli indigeni si muta appena nell' Vili0 o nel VII0
secolo a. C, dopo lunghi contatti colle colonie greche;
e nella Sardegna, meno esposta ai contatti con popoli
dediti alla cremazione, dobbiamo attenderci altrettanto.
Ed invero le più antiche sepolture a cremazione sino
ad ora scavate, sono quelle di Losa, che non possono
risalire oltre il periodo d'arte orientale. Si può quindi
prevedere, che presso gli indigeni dell' isola, come in
Sicilia, l'umazione restasse nell' uso generale sino al-
l'età del ferro alquanto avanzata, onde nulla si oppone
allo sviluppo continuo delle grandi costruzioni sepol-
crali in pietra introdotte dalle civiltà mediterranee,
dell' età del rame sino entro quella età. Del resto
tale continuità di sviluppo si nota in tutto il bacino

del Tirreno, come dimostrerò in un apposito lavoro
sulle origini dell'architettura latina ed etnisca.

È singolare il fatto che non si notarono sino ad
ora in Sardegna dei veri e propri dolmen, ed invece
abbondano relativamente le tombe dei giganti che ne
derivano; però siccome i dolmen non mancano nella
vicina Corsica, è possibile che un giorno possano rin-
venirsi anche nel suolo sardo.

Le relazioni commerciali dipendono non tanto da
quelle politiche, che mutano facilmente e possono fa-
vorirle, ma non bastano ad impedirle del tutto; quanto
dalle condizioni geografiche immutabili, e che i pri-
mitivi non poterono modificare aprendo sbocchi arti-
ficiali ai loro commerci, come si suole fare ai nostri
giorni colla costruzione di porti, strade e ferrovie.

Oggi la Sardegna comunica quasi esclusivamente
coli' Italia ; ma questa via dovuta alle attuali condi-
zioni politiche, non è quella che in origine dovettero
seguire la maggior parte degli antichi commercianti.
La costa orientale, infatti, offre ben pochi approdi ed
un solo porto di una certa importanza, quello di Ter-
ranova; dal quale peraltro per giungere alle fertili
regioni dell' isola, occorreva fare lungo e penoso tra-
gitto per la gola tra i monti della Gallura e le ul-
time propagini settentrionali della catena che culmina
nel Gennargentu, abitati, almeno sino ai tempi ro-
mani, da pastori dediti a tutt'altro che ai pacifici
commerci. Non meraviglia quindi il ritrovare in tutta
questa costa una sola colonia importante, Olbia, forse
eretta dai Poceesi quale stazione intermedia, per giun-
gere alle loro colonie della Corsica e delle bocche
del Rodano.

Non si deve però credere che le sfavorevoli con-
dizioni dei luoghi, impedissero assolutamente le comu-
nicazioni col continente italiano, poiché noi sappiamo
che all'epoca della conquista cartaginese dell'Isola, e
forse anche prima, la Sardegna commerciava cogli abi-
tatori delle opposte spiagge del Tirreno. Questi dati
storici infatti lasciano supporre che tale movimento
commerciale sia incominciato in età più remote, ed
invero le ascie a tallone simili a quelle bolognesi,
ed alcuni altri tipi di bronzi, come pure certe corri-
spondenze architettoniche fra i monumenti etruschi e
quelli sardi, sembrano dovuti ad influenze reciproche fra
l'isola ed il continente italiano Peraltro non tutti i tipi
comuni debbono spiegarsi in tal modo, giacché quei
 
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