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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0145

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277 DELLA

popoli i quali avevano colonie in Sardegna, e traffica-
vano pure in Btruria, dovettero in questa ed in quella
regione introdurre i medesimi prodotti. Ad esempio le
fibule a sanguisuga o ad arco serpeggiante munito
di bastoncelli trasversali, dei ripostigli di Valenza e
di Abini, poterono forse introdursi dall' Etruria ; ma
è pure possibile che provenissero da commerci co-
muni con un' altra civiltà, giacché fibule di questo
tipo si ritrovarono anche nel bacino orientale del
Mediterraneo. Ne segue che anche nei tempi preisto-
rici le relazioni con una corrente comune di civiltà,
possono spiegare molte analogie nello sviluppo civile
di queste regioni.

Certo poi le influenze che poterono provenire in
Sardegua dalle opposte spiagge del Tirreno, non fu-
rono quelle che dettero maggior impulso al suo svi-
luppo civile, giacché non possiamo osservarle che in
pochi oggetti comuni alle due regioni, in pochi co-
stumi, ed in alcune analogie, poco stringenti, fra i
monumenti sepolcrali.

È evidente che le regioni sarde, le quali dovet-
tero attrarre maggiormente i traffichi, erano quelle
esposte ad occidente ed a mezzogiorno. Quivi infatti
non mancano ottimi porti, agli sbocchi naturali delle
fertili pianure, onde la fortuna delle colonie di Ca-
ralis e di Tbarros ; le quali dovevano attrarre i pro-
dotti dei Campidani di Cagliari e di Oristano. All'alba
dei tempi storici assai florida era anche Sulcis, e la
sua fortuna si spiega assai bene derivandole dallo sfrut-
tamento dell' adiacente distretto minerario.

La remota antichità cui risalgono queste colonie
fenicie, ci addita poi con sicurezza la via che dovet-
tero seguire i primi commerci orientali coli' isola.
Il trafficante egeo, il quale dalla sua patria si avven-
turava nel lontano occidente, per giungere in Spagna
alla ricca Tartesso, se seguiva le coste del Pelopon-
neso e dell'Italia meridionale, gli conveniva di toc-
care la Sardegna, sia nel caso che dovesse porsi al
riparo da una tempesta, sia che avesse bisogno di
riposo o di riparare il naviglio ; le stesse ragioni poi
dovevano consigliarlo a toccarla di nuovo al suo ri-
torno in patria. Ai tempi storici, le coste della Sar-
degna servivano tuttora di ancoraggio alle navi che
dal Mediterraneo orientale veleggiavano verso la peni-
sola iberica. Strabone infatti ci avverte che le navi
le quali dalla Bizacena e dalle finitime regioni face-

OEGNA 278

vano vela per la Spagna, solevano toccare di pas-
saggio l'isola. Si spiega quindi la grande somi-
glianza fra i monumenti sardi e quelli della Spagna
e dell' Egeo, poiché si debbono alle relazioni avviate
fra queste regioni opposte del Mediterraneo sino dal-
l' alba dei metalli, come lo provano le ascie piatte
e gli altri oggetti di questo periodo e di tipo iden-
tico rinvenuti in queste diverse regioni.

A Sanile, in un ripostiglio forse coevo a quello di
Valenza (tav. XVII, fig. 2), si notò una falce di un
tipo che trova riscontri soltanto nella Gran Brettagna ;
ed un' altra di diversa forma, ma che ugualmente si
ricollega coi bronzi dell' Inghilterra, proviene dal ri-
postiglio di Valenza (tav. XVI, fig. 31), il quale deve
riferirsi al periodo d'arte orientale. In questo tempo
i più attivi commercianti dell' Oriente nel Mediter-
raneo occidentale erano probabilmente i Fenici, i quali
non limitavano le loro peregrinazioni alla ricca Tar-
tesso in Spagna, ma doppiavano Gibilterra, e per le
coste europee dell'Atlantico, giungevano sino alle lon-
tane Cassiterides ed alle spiagge del Baltico per com-
perarvi lo stagno e forse anche 1' ambra.

Se si considera che il naviglio partito dal Medi-
terraneo orientale alla volta delle lontane regioni del
Nord, per diverse cause poteva essere costretto a toc-
care la interposta Sardegna, così nel viaggio di andata,
come in quello di ritorno, non meraviglierà questa
singolare distribuzione delle falci ad occhio o a chio-
detti che, introdotte dagli stessi commercianti, pote-
rono poi imitarsi con varia fortuna nelle più lontane
e disparate regioni; resta soltanto dubbio se il tipo
originariamente partisse dall'Oriente, o se dal Nord
sia stato diffuso dai Fenici in qualche stazione di pas-
saggio durante il ritorno.

Certo la importanza di questa linea commerciale
doveva essere di molto superiore a quello che ci è con-
cesso di intravedere dai miti e dalle antiche tradizioni
a noi pervenute sulle relazioni dei popoli mediterra-
nei col lontano settentrione, giacché ad essa indubita-
tamente si debbono le somiglianze veramente sorpren-
denti fra i monumenti in pietra delle regioni europee
bagnate dall' Atlantico e quelli del Mediterraneo ; solo
per 1' alta antichità cui risalgono, è dubbio se si deb-
bano ai primi commerci dei Fenici, o meglio a quelli
di un popolo orientale che li avrebbe preceduti nei traf-
fichi e nelle esplorazioni del lontano occidente, intro-
 
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